Convegno al Senato “Il governo dell’assistenza. Il paziente al centro”

Questo pomeriggio ho partecipato al convegno “Il governo dell’assistenza. Il paziente al centro” da me promosso in collaborazione con Motore Sanità presso la Sala Atti Parlamentari nella biblioteca del Senato.

Il Servizio Sanitario nazionale compie 40 anni.
Nonostante i limiti presenti e passati, rimane uno tra i migliori al mondo. C’è una ‘ma’. Oggi dobbiamo chiederci cosa fare per mantenere questo modello sostenibile, considerando la stagione dei tagli in sanità, gli aumenti dei costi dovuti all’invecchiamento della popolazione e all’aumento della cronicità.
Com’è cambiato il SSN in 40 anni?
In 40 anni siamo passatida 500.000 posti letto a poco più dei 200.000 attuali
Sono diminuiti gli operatori sanitari – 35.000
Sono diminuiti gli infermieri : – 5.600
C’è una carenza dei medici: – 45.000 medici andranno in pensione

La stagione dei tagli
Negli ultimi 5 anni, secondo il rapporto della Fondazione Gimbe, le manovre di contenimento della spesa sanitaria hanno portato a un taglio complessivo di 12 miliardi.

Quanto spende l’Italia in sanità?
Ogni cittadino italiano costa 2.300 euro al SSN.
Decisamente meno rispetto ai 4.400 euro in Germania a 3.600 euro in Francia.
La spesa pubblica per il sistema sanitario in Italia è inferiore del 10% rispetto alla media europea.

La percentuale dei costi in sanità sostenuta dai cittadini (ricorso al privato) è più alta: 23% in Italia contro una media del 15% in Europa

In Italia oggi i cittadini arrivano a pagare di tasca propria tra 32 e 37 miliardi di euro pari a ¼ della spesa sanitaria nazionale (150 mld circa).

Cosa fare?
Serve un Piano Marshall per governare il cambiamento verso una “nuova primavera della sanità italiana”!

Sostenere la prevenzione.
Il tallone d’Achille del sistema sanitario nazionale è la prevenzione. Il tema delle cronicità è una delle prossime sfide da cogliere. Bisogna contrastare la cronicità.
Una proposta concreta: l’istituzione di un Fondo nazionale per le malattie croniche, come già accade in altri Paesi europei.

Sostenere la formazione per contrastare la carenza dei medici.
Il 53% dei medici ha più di 55 anni.
Ogni anno 5600 medici vanno in pensione.
Nei prossimi 10 anni 55.000 medici spariranno dalle corsie degli ospedali.
Dall’altra parte, ogni anno 9000 laureati in Medicina e chirurgia. Di questi 6.200 hanno accesso alle borse di specializzazione e altri 1000 le borse per diventare medici di base. Ma gli altri 3.000 cosa fanno? NON hanno uno sbocco formativo post-laurea.
Sapete quanto costa ogni anno all’Italia un laureato in Medicina? Costa 150.000 euro all’anno.
Bisogna rivedere il sistema di formazione dei medici, investire più risorse nelle Scuole di specializzazione e serve anche un nuovo modello del SSN: serve più personale parasanitario, oggi i medici passano troppo tempo a occuparsi di burocrazia.

Sostenere l’integrazione sociosanitaria
Per costruire una sanità che sia sempre più inclusiva bisogna prendere in carico il paziente a 360 gradi. Secondo alcune stime in Italia oggi ci sono 3 mln di persone non autosufficienti ma le strutture esistenti assicurano posti letto solo per 287.000 di loro.
Se è vero che nei LEA sono stati inseriti alcuni punti fondamentali per i disabili tra cui la continuità assistenziale, non sempre la normativa viene applicata. Le famiglie vengono seguite in caso di emergenze ma poi vengono lasciate a se stesse nel quotidiano (continuità assistenziale). Servono politiche sociosanitarie e quindi una maggiore INTEGRAZIONE tra politiche sanitarie e sociali.

Invertire il trend demografico per rendere sostenibile il SNN.
Per sostenere una nuova stagione della sanità italiano e rendere sostenibile il Servizio sanitario nazionale, bisogna invertire la tendenza demografica, sostenendo la natalità e le politiche sulla maternità. Quello che sta accadendo, negli ultimi decenni, ci sta portando verso un cortocircuito demografico: oggi metà della spesa sanitaria nazionale viene assorbita dal 5% della popolazione anziana.
Preoccupa lo squilibrio tra la popolazione over 65 (che è arrivata al 35%, una delle più alte in Europa), e la popolazione in età attiva che diminuisce perché si riducono le nascite (-15.000 bambini nati un anno). Se non sosteniamo le nascite, chi sosterrà il SSN del domani?

INTERVISTA A SENATO TV

 

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