Donna assunta al nono mese: De Poli (Udc), su lavoro-maternità importanti sia norme che fattore culturale

“Quando una donna rimanda o rinuncia alla maternità per paura del lavoro, la società perde la possibilità di crescere e di guardare al futuro. Il caso di Martina, 36 anni, di Mestre, neo-mamma assunta da 2 uomini a Mestre, è una goccia nell’oceano ma che ci dimostra che bisogna certamente lavorare su due piani: quello legislativo, come abbiamo fatto in Parlamento con alcune novità contenute nel Jobs Act, e quello culturale”. Così il senatore UDC Antonio De Poli commenta quanto è accaduto a Mestre (Venezia) dove una donna, Martina Camuffo, 36 anni, è stata assunta da un’azienda al nono mese di gravidanza. “Purtroppo i grandi numeri ci rappresentano una realtà ben diversa”, ammette De Poli che elogia “la scelta esemplare”dell’azienda veneta e cita i dati Istat: “Per una donna, stando alle ricerche, a fare la differenza è proprio la presenza dei figli: nel 2015 il tasso di occupazione delle donne scivola al 44% quando si ha un figlio, crolla al 20,1% se si hanno tre o più figli”. “Grazie al Jobs Act, approvato in Parlamento – sottolinea De Poli – si può rinunciare al congedo parentale per avere in cambio 6 mesi di part time: è un modo, da un lato, per tenere i contatti con il posto di lavoro, dall’altro lato si mantiene una buona fetta della giornata per fare la mamma. Non solo, sempre grazie al Jobs Act, è stata introdotta una ‘super-precedenza’ per le neo-mamme che hanno un contratto a termine e che, nel caso in cui l’azienda dovesse decidere di stabilizzare qualcuno, hanno la precedenza rispetto agli altri lavoratori. Piccoli passi in avanti nella giusta direzione. Si può e, certamente, si deve fare di più: servono asili nido e più risorse per i servizi per l’infanzia”, conclude.

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