

Un palco illuminato, un’orchestra pronta a dare fiato alle note, e una storia che, a distanza di quarant’anni, continua a pulsare con la stessa intensità. È con questa atmosfera che ieri, presso il Padova Congress – Sala Giotto, si è svolto il concerto celebrativo dedicato ai 40 anni dal primo trapianto di cuore in Italia, un traguardo che appartiene non solo alla medicina, ma alla cultura, alla ricerca e alla comunità intera.
Ho partecipato con grande emozione a questo appuntamento, in rappresentanza delle autorità, condividendo un momento che unisce memoria, gratitudine e prospettiva.
Il 1985 rimarrà per sempre una data impressa nella storia sanitaria del nostro Paese. È l’anno in cui, all’Ospedale di Padova, il cardiochirurgo Vincenzo Gallucci realizzò il primo trapianto di cuore in Italia.
Un gesto visionario, coraggioso, frutto di ricerca, competenza e determinazione: un passo che aprì la strada a un futuro nuovo per migliaia di pazienti.
Quel seme, piantato con audacia, ha germogliato negli anni grazie al lavoro di eccellenza che Padova ha saputo coltivare, rendendola oggi un punto di riferimento internazionale nella cardiochirurgia e nei trapianti.
A raccogliere e far crescere quell’eredità è stato il Prof. Gino Gerosa, direttore del Centro di Cardiochirurgia “Vincenzo Gallucci” dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. A lui va il merito di aver proseguito e ampliato un percorso di ricerca, innovazione e cura che continua a salvare vite.
Il concerto è stato affidato all’Orchestra di Padova e del Veneto, una delle realtà musicali più prestigiose del nostro territorio, accompagnata dalle voci eleganti del soprano Daniela Cappiello e del tenore Marco Ciaponi, sotto la direzione del Maestro Marco Angius.
Le note di Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Puccini, Mascagni e Strauss hanno attraversato la sala come un filo di bellezza e intensità, trasformando il ricordo in emozione viva.
La musica ha liberato sensazioni che le parole spesso non bastano a contenere, restituendo a ogni spettatore la percezione del valore della vita, della fragilità umana e della grandezza della cura.
Un omaggio artistico e umano che ha saputo toccare le corde più profonde.
Non si è trattato solo di una celebrazione del passato, ma di un’occasione per riflettere sul presente e sulle prospettive della cardiochirurgia e della ricerca biomedica.
Innovazione, competenze, investimenti, collaborazione tra istituzioni e mondo scientifico: sono questi i tasselli che hanno reso possibile ciò che un tempo sembrava irraggiungibile.
Il primo trapianto è stato un punto di inizio.
Ogni intervento salvato, ogni passo avanti, ogni vita restituita all’abbraccio dei propri affetti, è testimonianza concreta di quanto sia fondamentale sostenere la ricerca e chi ogni giorno dedica il proprio lavoro al progresso medico.
Questa serata ci ricorda che dietro ogni conquista ci sono persone: medici, ricercatori, pazienti, famiglie, infermieri, istituzioni. E soprattutto c’è una comunità che crede nel valore della vita e nella possibilità di migliorarla.
L’arte ha incontrato la scienza, la memoria ha incontrato il futuro.
E il cuore – quello reale e quello simbolico – ha continuato a battere forte.
Un grazie sincero a chi, ieri come oggi, rende possibile tutto questo.
Antonio























