Antonio De Poli

61° anniversario della tragedia del Vajont

Cari amici,

oggi pomeriggio in apertura dei lavori in aula a Palazzo Madama sono intervenuto nel corso della commemorazione del disastro del Vajont del 9 ottobre 1963.
Ecco il testo integrale del mio intervento:

Onorevoli colleghi,

oggi intervengo in Aula per ricordare una tragedia, quella del Vajont, della quale oggi ricorre il 61 esimo anniversario.

Ognuno di noi ha il dovere di ricordare e di raccontare quel 9 ottobre del 1963 per onorare le vittime e fare sì che una catastrofe come quella avvenuta a causa del crollo della diga del Vajont non si ripeta più.

Da quel giorno, dal 9 ottobre 1963, tanti territori portano una profonda e insanabile ferita: Longarone, Rivalta, Pirago, Villanova, Faè, Erto, Casso e Castellavazzo. Intere comunità scosse dalla tragedia a cui esprimiamo, ancora una volta, la nostra piena vicinanza.

Il nostro pensiero, oggi, è rivolto alle 1910 vittime che devono essere ricordate con profondo rispetto e in maniera solenne: vite portate via e strappate alle proprie famiglie, ai propri amici, alle proprie comunità. Tra loro 487 bambini e giovani, vite che si erano appena affacciate al mondo: la più piccola, Claudia Martinelli, aveva soltanto 21 giorni.

Dobbiamo riflettere tutti sul ruolo della memoria: ricordare significa portare rispetto, tenere vivo il ricordo di chi oggi non c’è più, ma anche rievocare le gesta di chi, fin dai primi momenti successivi alla tragedia, si è recato a prestare soccorso alle popolazioni colpite. Un commosso pensiero è rivolto anche a tutti loro.

L’attenzione verso il prossimo, la forte solidarietà che è stata dimostrata in quella circostanza è stato uno degli insegnamenti della tragedia del Vajont. Quella terra ha spesso saputo rialzare la testa grazie al valore della solidarietà e ha saputo reagire con forza di fronte alle difficoltà.

Ricordare, quindi, significa impegnarsi per la continua ricerca della verità e impegnarsi per saper ricostruire: il Vajont, tragedia determinata dalla cattiva coscienza dell’uomo, è diventato un punto fermo da cui ripartire. Un impegno per le Istituzioni a portare avanti la difesa ambientale, una giustizia efficace, un’adeguata formazione per le prossime generazioni.

Il Vajont ci ha insegnato cosa vuol dire essere comunità. Un valore da portare avanti, giorno per giorno, ricordando il passato e il sacrificio di chi non c’è più e, allo stesso tempo, guardando con fiducia al domani, con la consapevolezza di quanto gli errori umani commessi nel passato debbano spronarci a realizzare una società nuova, ancor più solidale e giusta, in cui la sostenibilità ambientale prevalga sulle logiche del profitto. Sarà questo il vero orizzonte al quale guardare per le prossime generazioni.
Antonio

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INTERVENTO IN AULA