70 anni di Confartigianato Ancona – Pesaro – Urbino

Cari amici,

stamani in Senato, su mia iniziativa, si è tenuto un convegno in occasione dei 70 anni di Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro Urbino dal titolo “Territorio e Confartigianato, un innovazione convergente”.

Erano presenti: Marco Granelli, Presidente Confartigianato Imprese; Graziano Sabbatini, Presidente Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro Urbino; Marco Pierpaolo, Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro Urbino; Daniele Carnevali, Presidente Provincia di Ancona; Gian Luca Gregori, Rettore Università Politecnica delle Marche. Coordina l’evento: Michela Palmieri, giornalista Rai.

Per me è stato un vero onore aprire le porte del Senato a una realtà tanto rappresentativa e tanto importante per la vita dei territori e delle famiglie. Una realtà alla quale da sempre guardo con attenzione e che ha bisogno di essere ancora più protagonista nella vita del Paese.

70 anni di storia che oggi festeggiamo aprendo una riflessione profonda su moltissimi aspetti.

Le imprese artigiane sono l’ossatura della nostra economia, sono uno dei tratti che caratterizza maggiormente il made in Italy: sapere, tradizione, cultura. Il nostro biglietto da visita nel mondo.

Un mondo sempre più globale che rappresenta una sfida enorme per la politica e per la vostra categoria: per questo il luogo più alto della democrazia italiana oggi vi accoglie e vi ascolta. Un onore e insieme un impegno concreto nei vostri confronti.

In questa cornice, vorrei partire da qualche dato che in questo momento fotografa una situazione complessa che come tale va affrontata dalle Istituzioni a tutti i livelli, perché la perdita che potrebbe generarsi per tutta la comunità marchigiana e per l’Italia sarebbe incalcolabile.

I numeri come dicevo, che ho preso come sempre dai vostri studi dettagliati e puntuali sulle attività economiche del territorio marchigiano: nel 2023 4861 imprese marchigiane hanno cessato l’attività (-3,5% sul sistema produttivo regionale).

Il maggior numero di imprese chiuse si registra nel commercio (-1678) e in agricoltura (-1369). Nel manifatturiero, fiore all’occhiello delle Marche, hanno chiuso 174 imprese dell’abbigliamento (il 10% del totale del settore), 118 nel calzaturiero, 70 nel legno.

Per la prima volta le imprese artigiane delle Marche, l’anno scorso, sono scese sotto quota 40mila (nel 2013 erano 48 mila, nel 2023 sono scese a 39.543).

Tutto il sistema imprenditoriale marchigiano è in sofferenza e questo non si può più negare, se si vuole affrontare il problema in maniera organica.

 

Si tratta di dati impietosi, che ci restituiscono una progressiva erosione del tessuto delle piccole e medie imprese su molti fronti. Aggravati da fattori esterni come il rialzo del prezzo dei materiali dovuto alle crisi internazionali e alle guerre in corso.

Ma oggi siamo qui per testimoniare la nostra attenzione rispetto alle istanze che verranno presentate e rispetto alle richieste che vorrete illustrarci per rilanciare la vostra regione, le Marche, da sempre capofila dell’artigianato e del comparto manifatturiero di qualità del nostro Paese e che tale deve tornare ad essere.

La sfida per le istituzioni è sicuramente quella di migliorare la qualità di riforme e investimenti. L’incessante lavoro di tutto il Governo dal giorno del suo insediamento è la prima dimostrazione di un significativo cambio di passo del Paese a cui, sono certo, anche il tessuto produttivo e sociale terrà seguito.

La capacità di visione e di sintesi del Governo ha permesso fin qui di migliorare moltissimi indicatori economici in questi primi due anni, ma ora è tempo di trasformare il momento di crisi in opportunità per pianificare un solido rilancio del mondo artigiano.

Il vostro settore è un bene prezioso che va tutelato e sostenuto in un’epoca di cambiamento, dove è necessario costruire un ponte tra passato e futuro. Per farlo è importante sapere mantenere salde le maestranze artigianali e gli insegnamenti imprenditoriali di un territorio forte, quello delle Marche, che però deve sapersi rinnovare e diventare competitivo grazie ai nuovi strumenti della modernità.

Per realizzare questa trasformazione che sappia quindi trattenere la tradizione e la sapienza del passato, coniugandola con le sfide del presente e del futuro, bisogna riuscire ad abbracciare trasversalmente il mondo del lavoro, della formazione, della sostenibilità, dell’inclusione, del rinnovamento dei territori con interventi legislativi e sostegni economici che tocchino più ambiti.

Quando parliamo di missioni trasversali, parliamo di una nuova visione per un paese moderno ed efficiente: ci sono gli investimenti nella digitalizzazione, materiali e immateriali, che renderanno le nostre imprese più competitive. Bisogna incoraggiare molteplici realtà ad investire in tecnologia, così come in ricerca, sviluppo e formazione ma anche in turismo e cultura. Perché sono elementi intimamente legati al mondo artigiano e delle piccole e medie imprese. Elementi che tutti insieme concorrono al rilancio complessivo del settore. Se guardiamo di nuovo ai dati infatti, vediamo che ci sono state delle imprese resilienti nelle Marche, che hanno superato la crisi e addirittura sono cresciute. Si tratta di imprese che hanno saputo adattarsi alle mutate condizioni economiche, investendo nell’innovazione, nella digitalizzazione, negli investimenti green. Imprese che crescono e sfidano anche i mercati esteri.

Dobbiamo salvaguardare l’identità delle imprese artigiane, aprendoci allo stesso tempo – e ancora di più – al confronto, uniti da un comune senso di appartenenza sociale e territoriale che però dobbiamo sapere raccontare anche al di fuori dei nostri confini come molti di voi hanno dimostrato di saper fare.

Il Parlamento dovrà affrontare nel corso dell’anno numerosi passaggi, anche delicati, ma con una forte spinta riformatrice. Stiamo lavorando alla prossima legge di bilancio cercando di riservare spazi ulteriori al settore artigiano che merita risposte adeguate sul piano fiscale e finanziario.

Dobbiamo sfruttare al meglio i fondi europei, promuovere un sostegno attivo delle banche per non far diminuire gli investimenti, bisogna far incontrare domanda e offerta di lavoro attraverso la formazione. Perché le imprese che crescono e hanno bisogno di assumere possano farlo senza trovarsi in difficoltà a reperire figure specializzate. Gli assi sui quali dobbiamo muoverci sono questi.

Lo sforzo che ci aspetta è notevole, ma la rinnovata collaborazione tra istituzioni e mondo artigiano e produttivo non può che essere per tutti proficua.

Abbiamo un grande passato alle spalle, la migliore garanzia per costruire un altrettanto grande futuro per le nuove generazioni.

Antonio

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