Autonomia: perché i tavoli con le Regioni devono andare avanti

Cari amici,

stamattina sono intervenuto in aula a Palazzo Madama in dichiarazione di voto per esprimere la mia contrarietà alla mozione numero 118, presentata dall’opposizione, la quale, partendo dalla sentenza della Corte Costituzionale del 14 novembre 2024, mira a mettere in discussione l’intero impianto della legge sull’Autonomia Differenziata, strumentalizzando il testo della Consulta senza tener conto del senso complessivo della pronuncia. Ecco il testo del mio intervento:

Onorevoli colleghi,

 

la mozione numero 118, partendo dalla sentenza della Corte Costituzionale del 14 novembre 2024, mira a mettere in discussione l’intero impianto della legge sull’Autonomia Differenziata.

 

In termini di metodo, la Corte ha posto alcune considerazioni di sistema che sono propedeutiche al completamento della Riforma che viene giudicata assolutamente ascrivibile nel perimetro costituzionale.

 

La legge sull’Autonomia, come ha ben evidenziato il ministro Roberto Calderoli, fa un’importante distinzione tra materie LEP e materie non-LEP.

 

 

 

 

 

 

 

 

Se è evidente che, da una parte, per le 14 materie LEP, non si potrà procedere all’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e quindi non si potranno avviare i relativi negoziati fino a quando – come dice la Corte – non ci sarà una determinazione dei LEP con un intervento legislativo,

 

è altrettanto evidente che sulle materie non-LEP, al contrario, il trasferimento delle funzioni e delle relative risorse può andare avanti e non c’è motivo di fermarsi!

 

Con riferimento alle materie non-LEP, la Consulta fa ricorso allo strumento noto delle sentenze additive o manipolative, che non richiede, dunque, un intervento normativo.

 

Quindi non è assolutamente vero, come sostiene la mozione oggi in discussione, che non si possa procedere con i negoziati.

 

 

 

 

La Corte, inoltre, ha ribadito la centralità del Parlamento che sarà necessario coinvolgere appieno in ogni fase della discussione, soprattutto nella definizione dei Lep.

 

La mozione in discussione, così come il referendum bocciato dalla Corte costituzionale, nascondono alla base un pregiudizio politico.

 

QUANDO AGITATE STRUMENTALMENTE LA BANDIERA DELLO SPACCA-ITALIA,

FATE UN TORTO A TUTTO IL PAESE,

 

VOLTANDO LE SPALLE ALLA NOSTRA COSTITUZIONE CHE CONSERVA UNO SPIRITO AUTONOMISTA MOLTO FORTE.

 

Ciò che finisce per confondere ogni ragionamento è la questione meridionale, la quale non va disgiunta dalla questione settentrionale. Sono due facce della stessa medaglia.

 

Al centro dell’attenzione va posta la realtà, la quale dimostra che da sempre esistono enormi differenze tra queste distinti parti del territorio nazionale.

 

Uno dei fattori fra i più rilevanti del successo del regionalismo è rappresentato dalla capacità amministrativa, la quale dipende dalla qualità degli amministratori e dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni.

 

Il dibattito pubblico sull’autonomia continua ad essere eccessivamente aspro.

 

Quando si mette in campo il pericolo della distruzione dell’Unità dell’Italia, è indispensabile considerare i problemi del nostro Paese per quello che sono stati, sono e probabilmente saranno.

 

È chiaro infatti che l’Italia è un Paese articolato in una pluralità di territori che hanno comunità con storie diverse.

 

L’AUTONOMIA LA SI PUÒ DEFINIRE IN MODO MOLTO SEMPLICE: È IN PRIMO LUOGO ESPRESSIONE DEL PRINCIPIO DI LIBERTÀ;

 

IN SECONDO LUOGO È ATTUAZIONE NECESSARIA DEL PRINCIPIO DI RESPONSABILITÀ.

 

Quello che è indispensabile mettere in luce è che le norme costituzionali che riguardano le autonomie (userei il plurale) sono state attuate con ritardi e resistenze.

 

Il discorso riguarda sia comuni e provincie, sia le regioni.

 

Per lungo tempo i primi sono stati disciplinati dai vecchi testi unici della legge comunale e provinciale. Quanto alle regioni ordinarie, ci sono voluti più di 20 anni per attuarle. Ed anche questo la dice lunga circa le resistenze di carattere culturale e politico che hanno riguardato il pluralismo autonomistico.

 

L’art. 116 terzo comma della Costituzione è stato pensato per RINNOVARE L’ARCHITETTURA ISTITUZIONALE del nostro Stato, NEL SEGNO DI UNA MAGGIORE EFFICIENZA E AGGIUNGEREI DI RESPONSABILITÀ DA PARTE DI CHI AMMINISTRA.

 

 

 

 

La legge Calderoli non fa altro che ricollegarsi a questa innovazione costituzionale e lo fa introducendo le giuste garanzie sui cosiddetti LEP, standard minimi di servizio pubblico indispensabili per garantire in tutto il territorio nazionale i diritti civili e sociali.

 

Inutile dire, che fin dall’inizio ci si è preoccupati di richiamare i principi di solidarietà, di eguaglianza, di unità e indivisibilità della Repubblica.

 

Proprio in questa prospettiva la legge approvata, va ricordato, non attribuisce alla Regione che ottiene maggiori funzioni somme aggiuntive rispetto a quelle che oggi spende lo Stato.

Ragione per cui nessuna regione può temere di vedersi ridotte le risorse di cui attualmente dispone. Chi afferma il contrario è in malafede.

 

Mi avvio alle conclusioni.

 

 

 

 

 

Nonostante la Corte abbia anche dichiarato illegittimo il referendum per l’abrogazione della legge, questa mozione continua a sostenere argomentazioni che sono ormai superate dai fatti.

 

La legge sull’autonomia non è incostituzionale.

 

I passaggi parlamentari sono necessari per superare i rilievi della Corte, che non ha mai messo in dubbio la validità di questa Riforma.

 

Le Regioni che stanno richiedendo le materie possono e devono andare avanti nel percorso intrapreso.

 

Ma questo non vuol dire che sia necessario fermare tutto e perdere altro tempo rispetto a una Riforma attesa da anni e sulla quale milioni di cittadini si sono espressi nel 2017.

 

La volontà popolare e il diritto non si possono mettere in discussione attraverso barocchismi interpretativi.

 

 

 

CARI COLLEGHI DELLE OPPOSIZIONI, 

 

LA CONSULTA VI HA DATO TORTO! VE NE SIETE ACCORTI?

 

E, allora, cosa fare? Servirebbero collaborazione e riflessione. Serve un lavoro serio e disciplinato che sicuramente il Parlamento sarà in grado di portare avanti.

 

Per questo non possiamo accettare la richiesta di interrompere i negoziati in corso con le regioni o attuare una moratoria delle intese in atto.

Sarebbe una decisione contraria allo spirito della sentenza della Consulta!

 

Per queste ragioni a nome del gruppo Udc Coraggio Italia – Noi Moderati Maie annuncio il nostro voto contrario alla mozione numero 118.

 

Vi ringrazio.

Sen. Antonio De Poli

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