Biotestamento: difendiamo la cultura della vita

Siamo stati contrari, fin dall’inizio, allo stop alla nutrizione e all’idratazione. Quindi è indispensabile che venga garantita l’obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari che lavorano sia in strutture sanitarie cattoliche che non cattoliche. Per queste ragioni ho accolto ieri l’appello lanciato dall’Aris (Associazione religiosa Istituti sociosanitari).

Condividiamo questo appello a maggior ragione perché si va profilando una soluzione legislativa che considera nutrizione e idratazione come un trattamento sanitario. La loro sospensione, di fatto, apre un varco a una deriva eutanasica.

Il servizio sanitario nazionale non può decretare la morte del malato privandolo dei sostegni fondamentali.

E’ netto e senza riserve il mio giudizio sul biotestamento.

Nel corso di una tavola rotonda promossa dall’UDC lo scorso 17 marzo dal titolo “Luci e ombre sul fine-vita”, abbiamo espresso in maniera chiara e netta la nostra posizione sul provvedimento.

Tre i “NO” del partito dello Scudo crociato nel merito del ddl sulle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento):

 NO allo stop della nutrizione e dell’idratazione, prevista dall’art. 3 del testo in discussione alla Camera (“sarebbe una contraddizione: tra l’art. 1 comma 1 in cui si dice che l’obiettivo della legge è la tutela della vita e della salute dell’individuo, da una parte, e l’art. 3 che, invece, consente appunto l’interruzione di un sostegno vitale”),

– NO al medico come mero esecutore della volontà del paziente (“il medico non può abdicare al proprio ruolo di medico”), non si può negare il valore dell’alleanza tra medico e paziente”);

– NO all’applicazione indiscriminata delle Dat che, secondo l’UDC, devono applicarsi solo in caso di persistente incapacità di intendere e di volere.

Tra le principali criticità c’è la questione della sospensione di idratazione e nutrizione artificiali, soprattutto quando non sono affatto una forma di accanimento terapeutico ma semplicemente un trattamento fondamentale necessario per la vita di tutti noi.

L’altro nodo, e’ quello che vincola il medico a un’esecuzione della volonta’ del paziente senza esplicitare in maniera chiara e netta una serie di vincoli forti: per esempio che il medico non si prestera’ mai a forme di suicidio assistito o addirittura di omicidio del consenziente. Il medico non puo’ prestarsi ne’ a forme di eutanasia passiva ne’ tantomeno a forme di eutanasia attiva.

LE SLIDE: I TRE NO DELL’UDC SUL BIOTESTAMENTO.