Cari amici,
oggi pomeriggio sono intervenuto in aula a Palazzo Madama durante la cerimonia della Giornata internazionale della donna. Ecco il testo del mio intervento:
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
oggi Palazzo Madama, , celebriamo le Donne, la loro bellezza, la loro forza e soprattutto il loro coraggio.
Il Senato della Repubblica lo fa con un’iniziativa lodevole e per la quale ringraziamo il Presidente Ignazio La Russa che, con la sua straordinaria sensibilità, ha sempre mostrato attenzione su questi importanti temi.
In questa occasione, fra l’altro, sono stati realizzati alcuni dossier che raccontano le donne in oltre 70 anni di elezioni; il cammino verso la parità dalla Costituzione ad oggi; il rapporto della Commissione contro il femminicidio della scorsa Legislatura e, infine, un aggiornamento dell’edizione “Storie d’ingegno e di coraggio. Profili di donne che hanno fatto l’Italia”.
Quest’ultimo volume – consentitemi una breve divagazione – mi offre lo spunto per alcune riflessioni oggi.
Tra le nuove biografie inserite nel libro, infatti, c’è quella di Caterina Scarpellini, astronoma e scienziata.
Mi ha colpito la sua storia.
Eravamo nell’Ottocento.
All’età di 18 anni Caterina Scarpellini si trasferì a Roma per seguire lo zio Feliciano, celebre astronomo.
Dal quel momento si trovò ad aver relazioni con gli uomini più dotti del tempo.
E da lì inizio un percorso che poi la portò a ottenere significativi traguardi, con risultati importanti tanto da meritarsi l’appellativo di ‘signora del Cielo’.
Oggi, siamo nel 2023.
L’Italia è sì certamente, profondamente, cambiata.
Di passi in avanti, è vero, ne sono stati fatti tanti. Ma non basta.
La Giornata internazionale dedicata alla Donna è l’occasione per fare il punto sulla condizione femminile a 360 gradi.
Io credo che questa Giornata abbia un senso solo se riflettiamo su qualcosa che deve poi però tradursi in maniera concreta negli altri 364 giorni dell’anno.
A cosa dobbiamo pensare oggi?
Sicuramente, nel contesto mondiale, alle donne in Iran la cui dignità, oggi, viene calpestata in maniera vergognosa e indicibile.
Vorrei che dedicassimo questa festa – tutti uomini e donne – a loro, a chi come le donne in Iran (ma non solo purtroppo) i nostri diritti e le nostre libertà garantiti dalla nostra Costituzione non li hanno.
Lunedì scorso, in Provincia di Padova, sono stato invitato ad una cerimonia in cui le donne sindaco e vicesindaco del territorio intonavano un brano molto noto di Fiorella Mannoia.
Lo hanno fatto perché perché cantare è un diritto che, in Iran, per una donna non esiste. Le donne possono cantare solo se accompagnate dagli uomini.
La lotta per i loro diritti è anche nostra.
Così come sono nostre, le questioni che riguardano la condizione delle donne italiane nel nostro Paese: penso alle donne discriminate sui posti di lavoro, a coloro che devono rinunciare a qualcosa (alla propria vita privata, al desiderio di maternità …) per fare carriera ma soprattutto alle donne vittime di violenza.
125 le donne vittime di femminicidio nel 2022.
Nel 2023 8.
La legislazione italiana ha compiuto progressi rilevanti e significativi.
Basti pensare al 1996 (praticamente ieri), quando si è finalmente affermato il principio secondo cui lo stupro veniva considerato e punito come un crimine contro la persona, non contro la morale pubblica come veniva considerato fino ad allora.
La violenza, cari colleghi, è una VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI, non è solo quella fisica ma è anche soprattutto psicologica.
E’ quella più difficile da sconfiggere.
Per troppe donne, infatti, il diritto ad una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà.
Porre fine a tutto questo è una questione che riguarda la libertà di tutti.
Un’azione incisiva per sradicare la violenza contro le donne non può prescindere dalla promozione di una una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani, attraverso l’educazione all’eguaglianza, al rispetto reciproco, al rifiuto di ogni forma di sopraffazione, di qualsiasi natura.
Che senso ha regalare un ramoscello di mimosa se poi chi lo fa assume comportamenti che dicono ben altro rispetto a quello che il ramoscello di mimosa vuole rappresentare?
Il cammino da fare è ancora lungo, su diversi fronti, sia nelle Istituzioni che nella Società civile.
Ad esempio, la rappresentanza femminile è ancora minoritaria in Parlamento.
E’ una situazione che, purtroppo, rispecchia una società – la nostra – dove esistono e persistono delle barriere nel raggiungimento dell’effettiva uguaglianza tra uomini e donne.
D’altro canto, è un segnale certamente positivo ed incoraggiante per le nostre Istituzioni ..che l’Italia sia, per la prima volta, nella sua storia, da una donna.
Ha fatto notizia, purtroppo.
Così come ha fatto notizia (purtroppo) che ci sia una donna a capo del principale partito dell’opposizione.
Vorrei che un giorno non fosse più così!
Così come vorrei che un giorno si arrivasse – ed è una battaglia che non ha colori politici – ad un importante traguardo che è già scritto sulla carta.
Basta leggere l’articolo 37 della nostra Costituzione.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Parità salariale tra uomo e donna.
Secondo alcune ricerche, c’è almeno un 15-20% di disparità nei salari tra uomo e donna.
Questo gap cresce se consideriamo invece i ruoli apicali o manageriali.
Le donne sono ancora penalizzate.
L’obiettivo non di questa forza o di quella forza politica ma delle nostre Istituzioni è attuare il principio previsto dalla nostra Costituzione.
L’obiettivo di tutti, in altre parole, è consentire a tutti di lavorare, sostenendo le mamme lavoratrici.
Ecco perché riteniamo centrali le politiche sulla famiglia e sulla conciliazione lavoro-maternità, temi centrali per questo Governo e per questa maggioranza.
La maternità, purtroppo, continua a rappresentare il principale motivo dell’abbandono del lavoro da parte delle donne.
E’ un problema culturale.
La gravidanza e la maternità sono ancora oggi viste come un problema, non come una condizione che arricchisce la nostra società.
L’”uguaglianza è un valore della nostra Carta costituzionale.
Questo principio, vero pilastro della nostra Carta, ha rappresentato e continua a rappresentare una meta da conquistare.
Con difficoltà, talvolta al prezzo di dure battaglie.
E’ un cammino che molti aspetti è ancora incompiuto e che, oggi pomeriggio, con questa iniziativa, vorremmo rilanciare per realizzare finalmente la volontà dei nostri Padri costituenti.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Sen. Antonio De Poli
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