Antonio De Poli

Convegno al Senato “La sfida dell’innovazione digitale per lo Stato e le imprese”

Questa mattina presso la Sala Koch a Palazzo Madama sono intervenuto al convegno da me promosso dal titolo “La sfida dell’innovazione digitale per lo Stato e le imprese”.

Erano presenti Alfonso Sandomenico vice segretario generale del Senato della Repubblica, Gianpaolo Araco Senato della Repubblica, Mauro Minenna Aci Informatica, Giuseppe Buono Agenzie delle Entrate, Nicola Buonanno Google Cloud, Danilo Gismondi Trenitalia, Lucia Ronzoni Cassa Depositi e Prestiti.

Il digitale è un tema chiave oggi.
Siamo consapevoli della necessità di investire sempre più attenzione sul digitale.

Oggi più che mai dovremmo parlare di ‘digitale diffuso’.
La rivoluzione 4.0 è un processo che investe tutti gli ambiti della nostra vita quotidiana e riguarda tutti noi, dalla casalinga al medico, dall’impiegato allo studente. Anche la Pubblica amministrazione deve essere a pieno titolo coinvolta in questo processo.

Palazzo Madama ha fatto, nel suo piccolo, la sua parte con investimenti importanti per il rinnovo delle infrastrutture informatiche con la virtualizzazione delle postazioni di lavoro e le tecnologie Cloud, oltre che con la dematerializzazione che ci ha portato a ridurre dell’85% le tirature su carta e, di riflesso, a risparmi significativi: costi tagliati del 60%.

Siamo tra i primi in Europa ad avere adottato le tecnologie Cloud. Stiamo lavorando per introdurre la firma digitale negli atti parlamentari. Piccoli segnali, importanti, che vanno nella direzione di accogliere la sfida dell’innovazione digitale.

Investire sul digitale conviene.

Le aziende che hanno investito sulle nuove tecnologie hanno creato più posti di lavoro. C’è un divario forte oggi tra l’Italia e il resto d’Europa: nel 2018 l’economia italiana è cresciuta la metà rispetto a quella tedesca e francese. La sfida del digitale va colta a 360 gradi.

C’è bisogno di incentivare l’innovazione, anche e soprattutto attraverso azioni mirate all’alfabetizzazione digitale. E’ fondamentale contribuire alla diffusione delle competenze digitali.
Nel nostro Paese ci sono 13,5 milioni di over 65, il 22% della popolazione: sono persone che rischiano di rimanere esclusi dal processo della grande rivoluzione digitale.

Alfabetizzazione digitale: a che punto è l’Italia?
Secondo il DESI – Digital economy and society index, un indicatore che misura il livello di digitalizzazione dei Paesi europei, l’Italia è al 25esimo posto su 28.

Ci sono cinque indicatori del DESI (Digital economy and society index): connettività, capitale umano, uso dei servizi Internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. Per tutti e cinque gli indicatori, in media, la nazione più digitale d’Europa è la Danimarca. L’Italia giace in coda al quartultimo posto. Dietro ci sono soltanto Grecia, Romania e Bulgaria.

Secondo l’Agid (Agenzia per l’Italia digitale), il 44% della popolazione non possiede competenze Digitali di base ed è sempre più prioritario l’investimento in formazione.
A dimostrazione di quanto il digitale abbia rivoluzionato le nostre vite, c’è un dato eloquente: dalla fine del 2016 le visualizzazioni da cellulare hanno superato quelle da Pc.

La sfida dell’innovazione digitale, come recita il titolo di questo Convegno, va colta a 360 gradi.

Sia nel pubblico che nel privato.
Con l’obiettivo di migliorare le proprie performance e di rispondere al meglio alle mission aziendali e delle istituzioni.
Secondo uno studio dell’UVI (Ufficio valutazione impatto), il rinnovo delle infrastrutture informatiche, in Senato, ha portato ad un aumento della produttività del 40%.

Questi numeri ci dicono, certamente, che siamo nella direzione giusta.
Gli autorevoli che interverranno dopo di me sono tutti osservatori privilegiati del grande processo dell’innovazione digitale e, certamente, in questa occasione, potranno darci spunti e input importanti per capire al meglio quali siano le prospettive, le possibili evoluzioni di un processo – il digitale ‘diffuso’ – che, come dicevo all’inizio del mio intervento, è sempre più diffuso e non riguarda più “gli addetti ai lavori”.

Intelligenza artificiale, la rivoluzione blockchain, stampa in 3D e, ancora, Internet of things.
Sono tanti  gli elementi che, oggi, abbiamo davanti e su cui è importante interrogarsi.

Internet of things, in inglese l’Internet delle cose.
In altre parole, molto banalmente, oggi anche tanti elettrodomestici cominciano ad essere sempre più 4.0, grazie alla connessione ad Internet. Questo vuol dire che dal televisore ad altri oggetti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana (l’automobile) – grazie alla connessione ad Internet – diventano più funzionali ma anche centrali che gestiscono una mole incredibile di dati.
Quindi certamente sono innovazioni che aprono a nuove opportunità ma, allo stesso tempo, sono innovazioni che pongono anche questioni da risolvere come appunto la gestione dei dati nel rispetto della sicurezza informatica che è un fattore che, oggi, a maggior ragione, diventa sempre più fondamentale, per la vita delle nostre democrazie occidentali.

La stampa in 3D.
E’ una nuova frontiera che consentirà di migliorare le cure in campo sanitario e medico.
L’oggetto – questa è la novità – non viene più fabbricato dall’uomo ma è realizzato da una stampante. Oggi grazie alla stampa in 3D si realizzano ad esempio delle protesi che appunto si utilizzano in campo medico e sanitario. La prospettiva fantascientifica è quella di creare degli organi ‘artificiali’ che, in un futuro – lontano? –  potrebbero essere impiantati nel corpo umano. Tutte prospettive futuribili che, al di là di tutto, però pongono anche questioni etiche molto complesse.

Questioni etiche che è giusto porre anche su altre sfide dell’innovazione digitale come la Blockcahin e l’intelligenza artificiale.

Blockchain è oggi una piattaforma digitale per realizzare transazioni sicure. E’ un’innovazione che può essere applicata nei settori più disparati.

Ma anche e soprattutto l’Intelligenza Artificiale in cui non ci sono soltanto robot che sostituiscono il lavoro dell’uomo, ma addirittura robot che ‘pensano’ e imparano autonomamente (machine learning), robot che creano robot ancora più efficienti.
Sono tutte prospettive, anche queste, che pongono importanti e pesanti interrogativi etici.

Basti pensare a quanto sta avvenendo dall’altra parte del mondo, in Cina, dove la ricerca dell’automazione in economia e a lavoro non è legata soltanto all’abbattimento dei costi ma anche e soprattutto alla necessità di porre rimedio alle politiche demografiche degli ultimi anni (la cosiddetta ‘politica del figlio unico’) che la Repubblica Popolare Cinese ha seguito negli ultimi anni. E, dunque, meno figli, e più robot. Al di là degli slogan che sintetizza in maniera forse troppo drastica la realtà, è comprensibile ai più che l’innovazione digitale, oggi, è una sfida complessa.

Una sfida da cogliere e governare.
Con intelligenza. Mettendo al centro di tutto sempre e comunque l’uomo.
L’interesse della persona. “Quando arriva un’onda, possiamo decidere solo se subirla o se al contrario cavalcare l’onda“. Surfare l’onda vuol dire accogliere la sfida dell’innovazione, ma bisogna farlo da protagonisti

VIDEO DEL MIO INTERVENTO

INTERVISTA PER SENATO TV

VIDEO INTEGRALE DEL CONVEGNO

FOTOGALLERY