Antonio De Poli

Convegno al Senato per il centenario della nascita di Paolo Grassi

Stamani al Senato della Repubblica, nella meravigliosa cornice di Sala Zuccari a Palazzo Giustiniani sono intervento ad un importante appuntamento che ricorda la figura di Paolo Grassi, un uomo che ha vissuto per la bellezza, per la poesia e per il teatro, alla presenza ministro dei beni culturali Dario Franceschini, a Francesca Grassi (figlia di Paolo Grassi); Carlo Fontana (presidente Agis e già sovrintendente della Scala); Sergio Escobar (direttore del Piccolo Teatro di Milano); all’on. Alessandra Carbonara (membro della VII Commissione Cultura alla Camera dei deputati) e a Valentina Garavaglia (pro-rettore alla didattica dell’Università IULM).

Per ricordare quanto sia centrale la cultura per il nostro Paese, e per il suo futuro, diventa indispensabile ricordare figure che l’hanno promossa, diffusa, “organizzata” – per utilizzare un termine caro a Paolo Grassi.

Un uomo che ha vissuto per il teatro, diventando il primo vero manager culturale del nostro Paese.

Tra i suoi scritti su “l’Avanti”, ce n’è uno in particolare che sintetizza al meglio il suo pensiero: è quello del 26 aprile del 1946, il cui titolo, “Teatro, pubblico servizio”, indica chiaramente il senso stesso del suo impegno.

Cito le sue testuali parole: “Noi vorremmo che autorità e giunta comunali, partiti e artisti – scrive Grassi – si formassero questa precisa coscienza del teatro, considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno del cittadino, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei Vigili del Fuoco».

Sono parole che oggi meritano la giusta riflessione.

E qui potrei fermarmi. Perché credo che queste parole dicano tutto.

“Il teatro come pubblico servizio”, amava ripetere.

Paolo Grassi, insieme a Giorgio Strehler, fondò il primo teatro stabile municipale, il Piccolo di Milano, con l’obiettivo di riportare la gente a teatro, mai, però, a spese della qualità del prodotto.

La grande attenzione ad ogni dettaglio, ad ogni piccolissimo particolare, era uno degli elementi più significativi della sua attività di operatore culturale, lo scrisse anche in una delle tante lettere al suo allievo prediletto, qui presente, Carlo Fontana.

Tutte impostazioni che portò con sé anche alla sovrintendenza della Scala di Milano ed, infine, alla guida della Rai.

Paolo Grassi è un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia della cultura italiana, nelle generazioni successive che hanno deciso di intraprendere il percorso del teatro.

Nel solco della storia e dell’esempio di Paolo Grassi, la politica ha il dovere di adoperarsi affinché le imprese culturali e creative del nostro Paese vengano messe in condizioni di esprimere le straordinarie potenzialità di cui siamo capaci.

La politica deve adoperarsi per valorizzare i giovani talenti perché  dai giovani dipende il futuro della cultura teatrale.

Oggi più che mai, acquisita maggiore consapevolezza del reale valore della cultura come autentico fattore di sviluppo ed investimento sul futuro, dovremmo avere ancora tanti Paolo Grassi capaci di rendere maggiormente fruibile la cultura, di “organizzarla” – come diceva lui –  nella maniera più efficace possibile, così da farle recuperare realmente quel ruolo centrale che merita.

Antonio

INTERVISTA SENATO TV

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