De Poli (Udc) e l’intesa con Salvini per la federazione di centrodestra
«Draghi fino al 2023, stop ai licenziamenti, libertà di voto sul ddl Zan»
Senatore Antonio De Poli, l’Udc ha spalancato le porte alla federazione di centrodestra e con Salvini lei ha condiviso la sfida dei 6 referendum sulla giustizia: non temete di essere fagocitati dalla Lega?
«No, affatto. La federazione di centrodestra è la pietra miliare su cui costruire la vittoria del 2023, che non sarà il bis del 2018 con le divisioni che hanno portato la Lega al governo con il M5s. Quella stagione è chiusa. L’Udc ha aderito al progetto di Salvini con l’obiettivo di dare forza all’area cattolica, moderata, liberale di centro che si riconosce nel Ppe in Europa. Ora va costruita l’alleanza non solo con Forza Italia ma anche con le liste minori, come Noi con l’Italia, Sgarbi e poi con Brugnaro e Toti. Non abbiamo ancora capito il progetto di Coraggio Italia. La federazione di centrodestra s’ inserisce in un disegno europeo di coordinamento dei moderati, le elezioni regionali in Francia hanno segnato la sconfitta del Fronte national di Marine Le Pen e il trionfo dei gollisti, protagonisti della storia della Francia. Con il Ppe, quello è il vero orizzonte per avviare le riforme dell’Europa».
La federazione nasce per bloccare FdI e garantire a Salvini la futura guida del governo o no?
«Porte aperte a Giorgia Meloni, parte integrante del centrodestra, come lo era An di Fini nella Casa delle libertà. Insieme governiamo comuni e regioni. Non vogliamo bloccare FdI ma rafforzare l’area moderata del centrodestra con un programma di riforme sui bisogni concreti: il fisco da abbassare, la giustizia da cambiare e lo stato da sburocratizzare. C’è chi vorrebbe che la federazione diventasse subito un partito unico: ci vuole grande cautela. Un passo alla volta per trovare una sintesi».
Lei non teme che i sei referendum sulla giustizia della Lega e dei radicali diventino una mina vagante per il governo Draghi? Pd e M5s hanno idee completamente opposte e la ministra Cartabia lavora su altre riforme.
«Il referendum nasce da un’iniziativa popolare. Vanno raccolte le firme, poi in primavera 2022 si vedrà ma va sempre rispettata la libera scelta del popolo. Che la magistratura stia attraversando una crisi profonda non lo può negare nessuno e la riforma deve partire dalla composizione del Csm e dalla separazione delle carriere tra pm e giudice. L’Udc non vuole delegittimare la magistratura, uno dei pilastri dello stato di diritto e della democrazia».
A luglio scade il divieto di licenziare e i sindacati sono preoccupati: cosa deve fare il governo?
«Deve garantire la tutela dei posti di lavoro con la proroga selettiva per quei settori più colpiti dalla crisi Covid. Poi va avviato un piano di aiuti alle imprese con la defiscalizzazione degli oneri e ulteriori sgravi contributivi per chi assume. La Cig verrà rinnovata nei casi conclamati di crisi. Questo governo non lascerà nessuno per strada e sono convinto che Mario Draghi possa arrivare alla fine della legislatura nel 2023».
Il ddl Zan contro l’omofobia si è inabissato in commissione Giustizia al Senato, con quali tempi arriverà in Aula?
«Sono convinto che il provvedimento sia pronto per arrivare in aula. Il dibattito si è allargato alla società civile e tutte le posizioni vanno rispettate. Su questo tema che investe la coscienza individuale sarà difficile imporre il rispetto linea di partito. Sono temi complessi, su cui meditare senza alzare la voce: la libertà di coscienza va rispettata».