Cari amici,
presso l’Auditorium dell’Ospedale di Schiavonia ho partecipato all’evento “Diabete: il valore della prevenzione” premosso dal Lions Club International Foundation, rappresentato da Giorgio Brigato e da Massimo Cavazzana.
In una nazione come l’Italia, molto longeva, investire nella prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili come il diabete è sicuramente un passaggio importante.
Lo sottolinea bene il titolo di questa giornata che parla giustamente di valore della prevenzione.
Su questo punto stiamo lavorando come istituzioni, consapevoli che c’è sicuramente tanta strada da fare ancora e, oggi, sono davvero lieto di essere qui soprattutto prima di ogni cosa per ascoltare.
Per le istituzioni nazionali, a partire da Governo e Parlamento, la prevenzione è la strada principale che bisogna percorrere per combattere il diabete.
In questa Legislatura, fra l’altro, abbiamo raggiunto un traguardo importante.
Lo scorso settembre è stato approvato, in Senato, un disegno di legge che ha recepito, fra gli altri, una mia proposta di legge proprio per prevenire il diabete di tipo 1 (e la celiachia) in età infantile e pediatrica.
E’ importante oggi fare una diagnosi precoce.
I dati ci dicono che si tratta di una patologia la cui incidenza, proprio nei bambini e negli adolescenti, è in aumento. Sono circa 300.000 i pazienti, nel nostro Paese, a cui è stato diagnosticato un diabete di tipo 1. Così come si evince dai dati Istat, questa patologia colpisce lo 0,5% della popolazione.
Nella maggior parte dei casi, purtroppo, l’esordio della malattia è avvenuta proprio nell’età evolutiva.
Ecco perché è importante prevenire.
Il diabete, infatti, è una malattia cronica che, se non trattata adeguatamente, predispone a diverse complicanze che possono compromettere gli organi vitali dei pazienti.
Basti pensare ai pazienti che, se non precocemente diagnosticati e adeguatamente curati, rischiano di sviluppare una forma di chetoacidosi diabetica, fino ad arrivare ad edema cerebrale e coma.
Con la legge approvata in Parlamento investiamo su un programma nazionale di screening nella popolazione pediatrica (nei bambini e ragazzi con età compresa tra 1 e 17 anni), a partire dal 2024.
Per l’attuazione di questo programma di screening questo disegno di legge oggi approvato prevede lo stanziamento di risorse.
Sono prime risorse, importanti, che certamente andranno implementate in futuro.
Sono 7,7 milioni per il biennio 2024-2025.
Un altro aspetto importante è quello dell’informazione.
La legge prevede la promozione di campagne periodiche di sensibilizzazione sociale proprio sull’importanza della diagnosi precoce in età pediatrica.
Informare, sensibilizzare, formare.
Occorre per questo che istituzioni, scienza e medicina di base lavorino insieme per dare risposte concrete, insieme alle famiglie a tutti i pazienti, in modo particolare ai piccoli pazienti.
E’ un provvedimento che ha tenuto conto, giustamente – come si fa e si deve fare sempre in questi casi – sia delle conoscenze scientifiche e accademiche sul diabete, sia delle esperienze maturate da parte di chi vive sulla propria pelle tutto questo, ovvero i pazienti e le loro famiglie.
Prendiamo atto con soddisfazione che su questi temi c’è stata un’attenzione trasversale dei partiti e delle istituzioni. E’ un fatto molto positivo. Ci sono battaglie che non hanno colori politici. Questa battaglia è certamente una di queste.
Ecco avere approvato una legge per la prevenzione del diabete di tipo 1 in età infantile è una vittoria che appartiene a tutti, a partire dai piccoli pazienti e dalle loro famiglie.
É un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia, prima Nazione a dotarsi di una legge che prevede programmi di screening di questo tipo.
Fare lo screening tra 0 e 17 anni consente non solo di prevenire e avere una diagnosi precoce, ma anche di gestire al meglio la malattia.
E’ benvenuta questa legge che, non a caso, è stata già oggetto di interesse da parte di altri 13 Paesi dell’Unione europea e da numerosi altri paesi dall’America all’Asia per poter essere copiata e messa in atto.
Si tratta di un primo passo nella giusta direzione.
Ora bisogna andare avanti, con forza, in questa direzione, ascoltando chi vive questa patologia sulla propria pelle, i pazienti, le loro famiglie, ma anche chi con questa patologia ci lavora, ovvero il personale medico e sanitario delle strutture nei nostri territori.
Antonio