Antonio De Poli

Digital Meet 2020. La potenzialità del digitale per ricucire il nostro Paese!

Cari amici,

oggi in Senato, si è tenuta, su mia iniziativa, una giornata tutta dedicata al digitale e all’innovazione.

Questa mattina si è tenuta una conferenza stampa, alla presenza di Gianni Potti, Founder Digitalmeet, Paolo Gubitta, professore ordinario di Organizzazione Aziendale e Family Business all’Università di Padova, e Maurizio Beretta, per presentare l’edizione di quest’anno di Digital meet.

Mentre al pomeriggio si è tenuto il convegno “Il Digitale per andare oltre il Covid 19: tra istruzione e formazione per il rilancio del Paese” alla presenza di  Gianni Potti, presidente e founder DigitalMeet 2020, festival dedicato all’alfabetizzazione digitale che abbiamo presentato stamattina nel corso della conferenza stampa in Sala Nassirya; Filippo Ligresti, Vicepresidente e General Manager di Dell Technologies;  Paolo Ghezzi (Direttore generale Infocamere); Gianpaolo Araco (capo Ufficio organizzazione Strategie IT – Senato della Repubblica); Stefano D’Albora (Chief Executive Officer di CONInet) e, infine, ringrazio di cuore per avere accettato a partecipare il presidente della Commissione di Vigilanza RAI, Alberto Barachini.

L’Italia è ammirata e richiesta in tutto il mondo per un insieme unico di valori, tradizioni, culturale, competenze.

Oggi più che mai, tuttavia, e credo che l’esperienza del Covid, ce lo abbia insegnato, si rende necessario tornare a investire sulla formazione, ovvero tornare a investire sul ‘carburante’ del nostro sistema-Paese.

Questa mattina, proprio qui in Senato, abbiamo introdotto questa Giornata dedicata al digitale con la presentazione di Digitalmeet 2020 , festival nazionale sull’alfabetizzazione digitale. Ed è stata un’occasione per ribadire un concetto: oggi è essenziale e urgente spingere quello che a me piace definire “Risorgimento digitale italiano”.

Bisogna unire l’Italia!

Bisogna superare quelle differenze che, come è stato sottolineato stamane, ancora purtroppo permangono fra i territori, fra Nord e Sud, fra centro e periferia.

In questo convegno, come recita il titolo, parleremo di DIGITALE, ISTRUZIONE E FORMAZIONE, PER ANDARE OLTRE L’ESPERIENZA DEL COVID.

Il percorso di digitalizzazione della scuola italiana ha avuto un punto di avvio più di 10 anni fa, quando si cominciò a parlare di Piano Nazionale per la Scuola Digitale.

In questi anni, purtroppo, però, nonostante gli sforzi compiuti, è emerso con forza il problema ad esempio della connettività wireless nelle scuole e, soprattutto, della formazione dei docenti. E’ emersa la consapevolezza – e qui lancio uno spunto nel dibattito che seguirà oggi nella meravigliosa cornice di Sala Zuccari – che non si può puntare solo ed esclusivamente sull’acquisto di dispositivi a scuola.

Una scuola 4.0, così come è stata impostata, forse rischia di essere una scuola 4.0 “amputata”? E’ un interrogativo che giro ai Relatori che interverranno dopo di me.

Di certo, oggi, in Italia, nonostante gli sforzi compiuti, persiste una disomogeneità tra territorio e territorio, e ancor di più tra scuola e scuola, sia in termini di dotazione di dispositivi a livello tecnologico ma anche, come accennavo, in termini di competenze e formazione digitale.

Qualche mese fa, come sappiamo, tutti noi abbiamo vissuto l’esperienza del lockdown.

Per la scuola tutto questo si è tradotto e ancora oggi, almeno in parte, si traduce nella necessità di sviluppare la modalità della didattica a distanza.

Il divario digitale emerso durante la pandemia è solo la punta dell’iceberg.
Penso, ad esempio, agli alunni con disabilità  che, soltanto grazie alle famiglie e alle associazioni, hanno potuto fare le lezioni on line.

Di certo, di fronte alla necessità e all’emergenza, solo pochi istituti hanno dimostrato di essere ‘attrezzati’.

AVERE, INFATTI, UNA  SEPPUR RINNOVATA
“CASSETTA DEGLI ATTREZZI” NON È STATO ASSOLUTAMENTE SUFFICIENTE.

Se l’obiettivo è, come effettivamente lo è, migliorare la scuola, il compito principale della scuola è formare.

Secondo UN RAPPORTO DEL CENSIS, condotto pochi mesi fa: l‘82% dei dirigenti scolastici ritiene che le differenti dotazioni tecnologiche  e di connettività siano state un ostacolo al funzionamento della Dad (didattica a distanza).

Se una cosa, forse, abbiamo imparato dall’esperienza Covid a scuola, è il fatto che la scuola non è attrezzata per la didattica a distanza.

Involontariamente, in pochissimo tempo, la scuola italiana si è trovata a mettere in piedi una grande “sperimentazione” , una sorta di “tirocinio forzato” per docenti e dirigenti d’istituto – ai quali va il nostro grazie! E’ il momento di mettere a frutto questa esperienza, definendo obiettivi, priorità, progetti.

Allora, sintetizzando in uno slogan, usiamo questo choc per cambiare rotta!

Secondo il rapporto dell’Agcom “Educare digitale”, solo l’11,2% delle scuole, nel 2017, era connessa con una velocità superiore ai 30 Mbps.

Secondo questa ricerca, il 77% dei dirigenti scolastici considera la formazione inadeguata e insufficiente come uno dei principali ostacoli. E, ancora, il 71% ritiene – e questo credo che sia un dato molto interessante – che sia un rischio utilizzare le tecnologie a scuola ma con un approccio didattico ancora tradizionale, insomma in modalità ‘analogica’.

Apro una parentesi. Lunedì 5 Ottobre abbiamo celebrato la festa degli insegnanti.

SONO GLI INSEGNANTI I PROTAGONISTI
DELLA FORMAZIONE DEI NOSTRI FIGLI.

Non servono solo fondi per attrezzature e connessione!
Certamente servono, ma oggi, a mio avviso, c’è bisogno anche di risorse per promuovere la formazione e l’aggiornamento dei docenti.

Nel mondo della scuola, ad invecchiare, forse, non sono solo gli edifici scolastici.

Potremmo dire che il modello didattico è vecchio, almeno quanto l’edilizia degli istituti. Perché è chiaro, a mio avviso, che se penseremo di rivoluzionare digitalmente la scuola sostituendo un libro di testo sullo schermo anziché sulla carta, beh allora credo che avremo perso solo una grande occasione.

E’ l’intero modello didattico che, a mio avviso, va ripensato!

L’emergenza sanitaria ha fatto emergere problemi che, in realtà, esistevano già prima. In primis il problema della connettività e poi la CARENZA DI DISPOSITIVI INDIVIDUALI NELLE FAMIGLIE.

I più recenti dati Istat elativi al biennio 2018-2019 ci dicono che:

Insomma, non basta l’etichetta di ‘nativo digitale’.

A confermare la tesi secondo cui le competenze digitali si acquisiscono e non si fanno proprie, solamente acquistando un dispositivo (rinnovando quella che poco fa ho chiamato la ‘cassetta degli attrezzi’) è il fatto che solo il 30% dei teenagers (tra i 14-17 anni) possiede alte competenze digitali, mentre il 60% si colloca su livelli bassi, limitando la navigazione in Internet a uno scopo meramente ludico (videogames, etc).

Oggi il modello d’educazione è cambiato.

Ma è cambiato non solo per i nostri figli (nativi digitali) ma anche per  noi adulti (‘migranti digitali’).
Oggi prevale il concetto del lifelong learning (è il concetto di apprendimento continuo).

Ecco perché si parla sempre di più e sempre più spesso di economia della conoscenza. O di Umanesimo digitale, un’espressione cara a me e al founder Digital meet Gianni Potti.

In Parlamento, tra l’altro, proprio questa settimana, abbiamo avviato il dibattito sul RECOVERY FUND.

LE RISORSE EUROPEE SONO SÌ UN’OPPORTUNITÀ.
E lo sono, a maggior ragione, per la scuola e il mondo della formazione che necessitano, entrambi, di fondi per promuoverne l’innovazione.

LA SCUOLA 4.0. DEVE RIENTRARE, DALLA PORTA PRINCIPALE, NELLE PRIORITÀ DEL RECOVERY PLAN.

Quando parliamo di scuola, parliamo della formazione degli italiani futuri.
Ogni euro speso per l’educazione dei nuovi cittadini (per la loro “elevazione sociale”, come avrebbe detto Don Lorenzo Milani) è bene investito!

Io concordo totalmente con queste parole.
Oggi l’ascensore sociale è fermo.
Per rimetterlo in moto bisogna toccare i tasti giusti: SCUOLA, UNIVERSITÀ, FORMAZIONE.

Bisogna sì rafforzare la scuola ma senza incorrere in un errore.
Scriveva qualche giorno fa, Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale sul Corriere: nessuno si cura di specificare cosa voglia dire investire di più sulla scuola. Come ho sottolineato, in un passaggio precedente, è centrale il ruolo degli insegnanti. E’ centrale, a mio avviso, ridare prestigio a un ruolo che, troppo spesso, è stato reso marginale.

Utilizzare le risorse del Recovery Fund per una scuola e una formazione digitale, che è la base di partenza per il rilancio del Paese, non può e non deve tradursi in una distribuzione di soldi a pioggia, senza un criterio preciso.

Ciò che serve è avere visione.

La nuova scuola richiede un progetto. Serve una strategia!

Non è un’utopia.
E’ semmai il coraggio dell’utopia.
Necessario per porre in essere un nuovo Umanesimo europeo e digitale.
Dove è la scuola la vera protagonista!

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DIGITAL MEET

CONVEGNO IL DIGITALE PER ANDARE OLTRE IL COVID

SPECIALE SENATO TV: INTERVISTE AD ANTONIO DE POLI, GIANNI POTTI E GIULIO DEANGELI

SPECIALE SENATO TV: INTERVISTE AD ALBERTO BARACHINI, GIANPAOLO ARACO, ANTONIO DE POLI

RAI TGR VENETO

SPECIALE RAI TG PARLAMENTO

RAI TG PARLAMENTO

INTERVISTE

 

 

FOTOGALLERY CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE DIGITAL MEET

 

FOTOGALLERY CONVEGNO IL DIGITALE PER ANDARE OLTRE IL COVID