Questa mattina presso la Sala Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” ho partecipato al convegno organizzato da Motore Sanità dal tema “Evoluzione e futuro della cura dei disturbi mentali”.
Parliamo di disturbi mentali a distanza di più di 40 anni dalla Legge Basaglia che come sappiamo ha rappresentato una svolta a livello legislativo.
In Italia i pazienti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici, secondo il Ministero della salute, sono:
851.189, per una spesa complessiva pari a 3,9 miliardi .
Come si compone questa spesa?
assistenza ambulatoriale –> 47%
assistenza residenziale —> 40%
semi residenziale –> 13%
Parliamo di una “rete” che garantisce assistenza a oltre 850.000 persone con disturbi mentali.
In questi 40 anni, dal 1978 ad oggi, è stata creata in Italia una rete di STRUTTURE PSICHIATRICHE articolate in 163 Dipartimenti di salute mentale, 1480 strutture territoriali, 2284 strutture residenziali che ospitano 30.000 persone
Con la riforma del 1978, Basaglia sicuramente ha dato una svolta a livello legislativo.
Il malato di mente è prima di tutto una persona, con la sua dignità.
Oggi il malato di mente non è più chiuso nel manicomio ma viene ospitato nella fase di acuzie nelle strutture psichiatriche.
A distanza però di 40 anni, è doveroso, però, fare un “bilancio”. E porsi delle domande con intelligenza: questa legge funziona? Cosa bisogna fare?
Quando parliamo di “evoluzione e futuro della cura della malattia mentale”, a mio avviso, dobbiamo focalizzare l’attenzione su 4 differenti aspetti.
La cura della malattia mentale, volendo utilizzare una metafora, è come un tavolo con 4 “gambe”. Un tavolo a 4 gambe su cui poggiano le aspettative dei pazienti. E si sa se una gamba manca o é più corta il tavolo traballa!
C’è una gamba legislativa, c’è una gamba amministrativa, una del sociale e una farmacologica.
Sono 4 aspetti che si intersecano e soprattutto si integrano tra di loro.
Sull’aspetto farmacologico non posso entrare nel merito perché è un campo che non mi compete.
C’è l’aspetto legislativo. La legge n.180 del 13 maggio 1978, la famosa legge Basaglia, ha rappresentato una svolta in ambito legislativo in tema di disturbi mentali. Il padre di quella riforma, Franco Basaglia, era uno psichiatra (si è formato nel Nordest). Basaglia fu promotore della riforma psichiatrica in Italia, con la riorganizzazione dell’assistenza psichiatrica e soprattutto con il superamento dei manicomi.
Con la legge Basaglia l’assistenza psichiatrica è stata riconosciuta come parte integrante della sanità pubblica. La 180 infatti ha mutato radicalmente la risposta dello Stato al problema della malattia mentale superando quindi i manicomi, rifiutando la logica del ghetto e soprattutto affidando al Servizio sanitario nazionale nascente (istituito in quell’anno) la tutela mentale e la psichiatria. I malati di mente sono prima di tutto persone, questa era e rimane la ratio di quella legge!
Inserire i SERVIZI PSICHIATRICI NEL SSN è stata una scelta giusta! Perchè ha posto fine all’isolamento in cui la psichiatria era confinata prima!
Io credo che la Basaglia, come qualsiasi legge ha sempre dei ‘buchi’ o dei difetti se vogliamo chiamarli così. Credo che sia perfettibile, migliorabile di certo, ma ciò che è importante dire è che quella legge ha rappresentato una svolta nel campo legislativo e che quella legge, ad oggi, attende di essere pienamente applicata. IL MODELLO DI ASSISTENZA PSICHIATRICA VARATO CON LA RIFORMA DEL 1978 DI BASAGLIA VIENE CONSIDERATO A PARTIRE DALL’OMS (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’) UN MODELLO ALL’AVANGUARDIA IN TUTTO IL MONDO. LA LEGGE E’ PERFETTIBILE SI’, MA BISOGNA RIPARTIRE DALLA LEGGE BASAGLIA, NON DEMOLIRLA.
Con il tempo molti Paesi hanno preso a modello la 180 per replicarla.
Oggi però certamente siamo di fronte a NUOVI BISOGNI E A NUOVE DOMANDE che investono anche l’ambito della salute mentale. Basti pensare al crescente abuso di sostanze, ai disturbi alimentari, al boom di malattie degenerative in età avanzata, solo per fare tre esempi.
Ciò che è essenziale è stabilire una CORRELAZIONE TRA INTERVENTI SANITARI INTERVENTI SOCIALI a cui i servizi psichiatrici per la salute mentale possono e debbono contribuire!
Tornando alla metafora di prima, il “tavolo” della cura dei disturbi mentali ha altre due ‘gambe’.
La gamba del sociale e la gamba amministrativa.
LA “GAMBA” DEL SOCIALE, A MIO AVVISO, È QUELLA PIÙ DEBOLE.
Oggi la cura dei pazienti con disturbi mentali non può ricadere solo nelle politiche sanitarie ma anche in quelle sociosanitarie. SERVE UNA PRESA IN CARICO A 360 GRADI DEL PAZIENTE, NELLA LORO QUOTIDIANITÀ, E NON SOLO NELLE FASI DI ACUZIE IN CUI QUESTI PAZIENTI VENGONO OSPITATI NELLE STRUTTURE PSICHIATRICHE “PROTETTE”. Il Legislatore ha un compito: deve garantire che i pazienti con disturbi mentali vengano assistiti sempre e non solo nell’acuzie. SI TRATTA DI UN’ASSISTENZA SOCIOSANITARIA, PER CUI SERVONO FONDI E RISORSE. Perché se riduciamo l’assistenza dei pazienti con disturbi mentali all’aspetto sanitario, medico e farmacologico, rischiamo di abbandonare le famiglie. Perché – dobbiamo ricordarlo – dietro un paziente con disturbo mentale, c’è una famiglia. Abbandonare un paziente con disturbo mentale vuol dire abbandonare una famiglia! BISOGNA RIVEDERE UN SISTEMA HA LASCIATO TUTTO SULLE SPALLE DELLE FAMIGLIE.
LA “GAMBA” AMMINISTRATIVA.
Gli amministratori – e qui penso alle regioni e ai Comuni – hanno il dovere di applicare la legge Basaglia. Attenzione però a scaricare le responsabilità! Io sono stato assessore al Sociale della regione veneto proprio negli anni successivi alla riforma Basaglia, in un momento “caldo” in cui i pazienti con disturbi mentali venivano lasciati fuori dai manicomi e si imponeva il nuovo regime. I COSTI DI QUESTA ASSISTENZA DEI PAZIENTI CON DISTURBI MENTALI VANNO IN AMBITO SOCIALE. SERVONO QUINDI FONDI, A LIVELLO CENTRALE, PER GARANTIRE L’ASSISTENZA SOCIOSANITARIA DEI PAZIENTI CON DISTURBI MENTALI.
MANCANO I FONDI. COSA DICONO I NUMERI?
I dati – ma certamente voi li conoscete meglio di me – ci dicono che LO STATO SPENDE UN MISERO 3,5% DEL BUDGET DELLA SANITÀ PER IL SETTORE DELLA SALUTE MENTALE CONTRO IL 10% DEL RESTO D’EUROPA.
SIAMO AL 20ESIMO POSTO IN EUROPA.
Torno a ripetere ciò che ho detto prima: LA LEGGE BASAGLIA C’È, SICURAMENTE PUÒ ESSERE SEMPRE MIGLIORATA, MA SOPRATTUTTO COME TUTTE LE LEGGI HA BISOGNO DELLE ‘GAMBE’ PER CAMMINARE. E LE GAMBE SONO LE RISORSE!
A dimostrazione di quanto l’Italia abbia investito poco o comunque risorse insufficienti e inadeguate sui disturbi mentali, c’è un altro dato: dei quasi 5 milioni di italiani affetti da disturbi mentali (dati della Società italiana di pschiatria SPI), solo il 20% viene intercettato dalle strutture pubbliche territoriali. NEL 70% DEI CASI L’ONERE DELL’ASSISTENZA È STATO LASCIATO ALLE FAMIGLIE.
SECONDO LA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICHIATRIA, ENTRO I PROSSIMI 20 ANNI, LE MALATTIE PSICHIATRICHE SALIRANNO AL SECONDO POSTO DOPO QUELLE CARDIACHE. Le maggiori criticità come è stato sottolineato più volte sono nelle regioni del SUD. Manca il personale, mancano medici e infermieri: in 14 regioni su 21 c’è una carenza di personale e quindi l’assistenza ai pazienti con disturbi mentali è insufficiente.
Concludo:
VA RIPENSATO UN MODELLO DI CURA DEI PAZIENTI CON DISTURBI MENTALI.
A distanza di 40 anni dalla Legge Basaglia, bisogna fare un bilancio. Quella legge è una svolta. Bisogna senza dubbio intervenire per coprire eventualmente i ‘buchi’ che ha lasciato quella Legge e soprattutto intervenire con UN PIANO NAZIONALE SULLA CURA DEI DISTURBI MENTALI che assicuri le RISORSE PER RAFFORZARE LA GAMBA DEL SOCIALE e garantisca una PRESA IN CARICO A 360 GRADI DEL PAZIENTE, nella quotidianità, in modo tale da NON SCARICARE IL PROBLEMA SULLE SPALLE DELLE FAMIGLIE.
Antonio
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