Giornata della Memoria

Cari amici,

oggi l’Italia e tutto il mondo celebrano il Giorno della Memoria, una ricorrenza che celebriamo ricordandone il suo valore storico, civico ed educativo.

In Senato  – credo vada ricordato – solo una settimana fa, all’unanimità – un segnale politico questo molto importante – abbiamo approvato un disegno di legge sui cosiddetti “VIAGGI DELLA MEMORIA”, un provvedimento che istituisce un Fondo che intende promuovere l’organizzazione, da parte delle scuole secondarie di secondo grado, nei campi di concentramento e nei luoghi della tragedia dello sterminio di milioni di ebrei.

Sempre la scorsa settimana, abbiamo ricostituito, come nella precedente Legislatura, la Commissione straordinaria per combattere razzismo, antisemitismo e ogni forma di istigazione all’odio.

Come ha detto giustamente la SENATRICE LILIANA SEGRE – e vorrei rendergliene atto oggi davanti a tutti – “questo è e sarà il modo migliore per onorare il Giorno della Memoria”.

La nostra Costituzione, cari colleghi, è nata all’indomani di una delle pagine più buie del Novecento europeo.

Quelle pagine, nessuno di noi, può e vuole cancellarle.

Quelle pagine, però, ci lasciano in eredità una grande lezione.

Conoscere la tragedia dello sterminio e far conoscere l’orrore della Shoah alle giovani e nuove generazioni è un compito non solo simbolico, ma altamente educativo, civico e, aggiungerei, storico.

L’altro giorno ho letto una frase che mi è entrata nel cuore.

Voglio condividerla qui stamane.

“Ho molta fiducia nei giovani e sono sempre favorevole all’incontro con loro perché rappresentano il futuro. Quando vado nelle scuole, racconto loro quello che ho vissuto e lascio loro lo spazio per farmi domande. Li invito a studiare: perché SE NON CI CONOSCE IL PASSATO NON SI PUÒ COSTRUIRE IL FUTURO”.

Queste sono le parole di Ugo Foà, uno dei testimoni sopravvissuti alla Shoah.

Le sue parole sono pesanti come pietre.

E possono servire oggi, a noi che siamo in quest’Aula, così come ai nostri giovani, a costruire l’edificio della nostra società su basi solide.
Queste basi si chiamano rispetto reciproco, contrasto all’odio e al razzismo, ma io direi anche e principalmente all’indifferenza.

Perché è vero, è doveroso ma se mi consentite può essere “facile”  – se mi consentite la provocazione – alzare la voce contro il linguaggio dell’odio e dell’intolleranza.

Ma è più difficile, al contrario, ALZARE FORTE LA VOCE delle istituzioni e della nostra società civile, nella vita di tutti i giorni, contro un altro virus: quello dell’INDIFFERENZA.

QUESTO È OGGI IL VIRUS PIÙ POTENTE.

Nonostante ciò, cari colleghi, sono fiducioso.

I nostri giovani, i nostri ragazzi e le nostre ragazze, i nostri figli e i nostri nipoti, grazie agli straordinari agenti educativi, a partire dalla FAMIGLIA e dalla SCUOLA, HANNO OGGI I MEZZI PER ESSERE IMMUNI RISPETTO A QUESTO VIRUS. IL VIRUS DELL’INDIFFERENZA.

Vi confesso che stamane temevo di “andare fuori tema”.

E forse ci sono riuscito.

Sono convinto, tuttavia, che LA SHOAH È UNA FERITA TROPPO GRANDE PER ARCHIVIARLA COME UN EPISODIO STORICO DEL PASSATO.

Non possiamo cadere nella “trappola” della banalizzazione.

QUELLA FERITA VA RIPORTATA OGGI NELLE VITE E NEI CONTESTI ATTUALI QUOTIDIANI.

E i giovani, le scuole, le famiglie in questo possono e debbono aiutarci.

SOLO COSÌ, a mio avviso, DAREMO SENSO PIENO A QUESTA GIORNATA DELLA MEMORIA.

Combattendo ogni forma di antisemitismo senza se e senza ma

Ogni forma di espressione di odio nei confronti di qualsiasi minoranza.

Antonio