Oggi pomeriggio in sede Coldiretti a Padova ho firmato l’impegno per la difesa del Made in Italy e per l’etichettatura della tipicità dei prodotti locali a livello europeo
Noi vogliamo un mercato globale ma con regole ben precise.
L’agricoltura è locale per definizione. Noi difendiamo la differenziazione dei prodotti.
DIFENDIAMO IL Made in Italy. Cosa fare:
- Contrastare l’Italian sounding che fa muovere un business a livello internazionale pari a 60 mld
- Etichettatura obbligatoria dell’origine dei prodotti con l’indicazione della materia prima. E’ uno strumento utile non solo per tutelare le aziende agricole ma anche a beneficio dei consumatori che conoscono la filiera del prodotto. Serve che l’Europa faccia una norma comunitaria sull’etichettatura in parallelo a quella italiana che già esiste (in Italia abbiamo decreti su etichettatura pasta, grano, riso, derivati pomodoro). Serve che l’Italia estende l’etichettatura anche ad altri prodotti come (ortofrutta e carni trasformati).
- Contrastare e rivedere il trattato CETA (trattato commerciale di libero scambio tra Ue e Canada che riconosce una parte di IGP e DOP (41 su 291 a livello nazionale, 11 soltanto per il Veneto).
- NO agli OGM che rischiano di appiattire la qualità dell’agricoltura. Potremmo paragonare gli OGM a dei prodotti di fabbrica che vengono prodotti appunto in modo “seriale”.
- Istituire il reato di agropirateria. A dicembre 2017 è stato approvato dal Governo un ddl sul reato agroalimentare. Se tuteliamo il made in Italy con norme su etichettatura dell’origine dei prodotti, bisogna dall’altro, in Italia – ma andrebbe fatto anche in un contesto europeo – dotarsi di una legge che, in parallelo, sanzioni chi viola queste regole. Il made in Italy perde 50 miliardi di euro per colpa dell’agropirateria
LE BATTAGLIE IN EUROPA.
E’ allo studio da parte della Commissione UE un regolamento sull’etichettatura dei prodotti. L’Italia ha già adottato dei decreti – introdotti nel 2017 – che prevedono l’etichettatura per alcuni prodotti ma c’è una clausola: nel momenti in cui viene approvato il regolamento UE, questi decreti decadranno. Il regolamento UE cosa prevede? Prevede di indicare anche l’origine dell’ingrediente primario: esempi se un pacco di pasta è lavorato in Italia e il grano arriva dal Canada, si deve indicare. Questo obbligo però non vale per le Dop e Igp e per i marchi industriali registrati. In altre parole basterà avere un marchio industriale regolarmente registrato in Italia per ingannare il consumatore e non ci sarà l’obbligo di indicare da dove arrivano le materie prime. Così si spalancano le porte all’Italian sounding (es. Parmesan).
Tagli alla PAC (Politica agricola comune).
C’è il problema dei tagli alla PAC (Politica agricola comune) a causa della Brexit. L’Italia rischia di subire un taglio dei fondi agricoli UE tra il 15 e il 30% di budget. Questi tagli post-Brexit verranno discussi nei primi mesi di quest’anno. Sono tagli che riguardano direttamente il mondo agricolo. E quindi è importante che ci sia un raccordo tra Europa (riferimento a On. Lorenzo Cesa), Governo e Regione affinché si possa risolvere il problema dei tagli al mondo agricolo.
IL CETA.
Siamo favorevoli al libero mercato ma bisogna fare attenzione! Libero mercato non vuol dire deregulation! Devono esserci regole chiare e precise. Il trattato Ue-Canada (CETA) elimina il 98% dei dazi ma il trattato non offre sufficienti garanzie al comparto agroalimentare italiano.
All’Italia sono stati riconosciuti 41 Igp e Dop su 291 totali (quindi praticamente 1/7. Solo 11 tra Igp e Dop per il Veneto.
SI SCONTRANO DUE MODELLI PRODUTTIVI: quello dell’Italia -piccole aziende agricole che puntano su qualità (Parmigiano reggiano Dop); quello del Canada con grandi aziende e produzione a larga scala – puntano su marchi industriali (es. Parmesan).
Il secondo punto molto contestato del CETA. Questo trattato legittima la pirateria alimentare.
Cosa vuol dire? Il Parmigiano reggiano che viene riconosciuto come indicazione geografica tipica convivrà con altri marchi precedentemente registrati come Parmesan. Quindi ci sarà il nostro Parmigiano reggiano e ci sarà anche il Parmesan che copia il nostro! NOI CHIEDIAMO ETICHETTATURA A livello europeo e internazionale a GARANZIA DELL’ORIGINE DEL PRODOTTO!
NON SOLO IL CETA.
La situazione è ancora più grave nel negoziato in corso con i paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur). Sulle 291 denominazioni italiane dop/igp riconosciute dall’UE, questo secondo trattato commerciale prevede una lista di appena 57 tipicità da tutelare. E’ una nuova minaccia per i nostri formaggi di qualità, a Padova prodotti soprattutto nell’Alta, dove è concentrata gran parte degli allevamenti zootecnici da latte.
In provincia di Padova le aziende zootecniche da latte sono poco meno di 600, per un fatturato 87 milioni di euro e una produzione di 2 milioni 150 mila quintali di latte l’anno, 1/5 del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini.
Il Grana Padano la principale produzione del settore lattiero caseario dell’Alta Padovana.
LE BATTAGLIE IN ITALIA
Il carico della burocrazia.
Il carico burocratico per le imprese agricole è un costo per le nostre aziende. Serve una Pubblica amministrazione in formato 4.0. Non possiamo escludere il comparto della PA dalla rivoluzione digitale.
Serve l’integrazione reale dei sistemi informativi delle Pubbliche amministrazioni (citare esempio positivo infrastrutture informatiche e dematerializzazione Senato). C’è un problema di frammentazione delle informazioni, spesso gestite da uffici diversi, anche nell’ambito della stessa Amministrazione, con software diversi e con procedure diverse che faticano, dunque, a dialogare tra di loro (es. Avepa-Inps per i pagamenti in agricoltura o, ancora, come chiede Coldiretti, semplificare la piattaforma informatica INPS per la gestione dei nuovi voucher le cui procedure di fatto lo rendono inutilizzabile).
Contrastare le speculazioni.
Oggi nonostante il forte calo dei prezzi alla produzione agricola, quelli al consumo rimangono alti a causa delle speculazioni. Cosa bisogna fare? Aprire in ogni città un mercato per la vendita diretta (a km 0) da parte degli agricoltori di prodotti locali senza intermediazioni: tutto ciò aiuta a combattere la moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola e il rischio speculazione. Coldiretti propone di istituire il Garante per la sorveglianza dei prezzi nel settore agroalimentare per garantire sicurezza alimentare e contrasto alle speculazioni.
Stop al consumo di suolo e Sicurezza idrogeologica.
Noi siamo contrari al consumo di suolo e siamo favorevoli alla riqualificazione dei quartieri attraverso un piano di rigenerazione urbana. Il problema del consumo di suolo è importante per il Veneto. Il Veneto è la seconda regione d’Italia per suolo consumato. A Padova c’è stato un aumento, nell’ultimo anno, di 160 ettari di consumo di suolo: praticamente come 160 campi da calcio. L’obiettivo dell’UE è azzerare il consumo di suolo entro il 2050.
Il problema esiste. Basti pensare al problema nella Bassa padovana, come il nuovo ipermercato di Due Carrare. C’è una legge regionale contro il consumo di suolo. La Coldiretti: il provvedimento ha maglie troppo larghe. Insomma i sindaci possono ricorrere a deroghe e permessi per costruire.
Fermare la cementificazione significa tutelare il paesaggio e assicurare la tenuta idrogeologica del terreno e, di riflesso, permettere all’agricoltura di crescere e di garantire una sana alimentazione per tutti noi.
Caporalato.
Si stima che siano coltivati o allevati all’estero oltre il 30% dei prodotti agroalimentari consumati in Italia dove non ci sono gli stessi diritti dell’Unione Europea e dell’Italia. Questi prodotti, spesso, sono il frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani.
Voucher.
Le imprese agricole non vivono di voucher ma di manodopera qualificata e specializzata. In agricoltura, tra l’altro, sono stati in pochi ad averlo utilizzato e lo hanno utilizzato per lo più giovani studenti o pensionati per lavori occasionali. L’agricoltura si è vista portare via questi strumenti che comunque rappresentavano uno strumento di flessibilità.
Emergenza siccità.
La questione non può più essere trattata come emergenza ma attraverso misure strutturali che necessitano di progetti a lungo termine e nuove risorse e rispetto per ambiente e stop al consumo di suolo.
Emergenza aviaria.
Aviaria, danni per 15 milioni di euro in Veneto. Occorre intervenire al più presto per sostenere gli allevamenti colpiti dai danni e fermare la malattia. Gli interventi finora effettuati hanno imposto l’abbattimento degli animali con pesanti danni per tutti gli allevamenti.
PFas.
L’inquinamento Pfas è un allarme sociale importante. Bisogna fare chiarezza- Non si conosce bene, ad esempio, quali siano i rischi reali per la salute dell’uomo. L’azienda Miteni inquina, mentre agricoltori e cittadini “pagano” perché ovviamente sia a livello ambientale che sanitario fare i controlli ha un costo per l’intera collettività. Prima il monitoraggio sugli acquedotti a uso idrico, poi è partito il monitoraggio su pozzi privati utilizzati in agricoltura e allevamenti nei 21 comuni dell’area contaminata (Padova-Vicenza-Verona). Dal Governo stanziati daL CIPE 80 mln per nuovi acquedotti. Le responsabilità vanno individuate e chi ha sbagliato deve pagare.