Antonio De Poli, di Carmignano di Brenta, è questore anziano in Senato «Se il premier salisse al Quirinale, sarebbe una follia andare al voto»
Oltre 31 anni di politica, da sindaco di Carmignano di Brenta a questore anziano del Senato. Antonio De Poli, 61 anni, è un politico di professione con tutto ciò che implica la locuzione. Scuola politica vera con la Democrazia cristiana, rapporto stretto con il territorio, presenzialismo come undicesimo comandamento. In provincia di Padova non esiste taglio del nastro che non abbia visto almeno un affaccio di Toni De Poli. Ma anche in Veneto la statistica delle presenze lo colloca a livelli altissimi. Faccia pulita e physique du rôle di un centro che strizza l’occhio alla destra, senza però perdere di vista i valori cristiani. Ccd prima, Udc poi. La sostanza cambia poco: è un ex democristiano. L’ex capo tecnico delle Ferrovie in aspettativa che diventa delfino di Pier Ferdinando Casini. Ma ormai il delfino ha preso il largo e ora è in procinto di eleggere il suo terzo presidente della Repubblica. Non più da semplice gregario ma da importante ingranaggio di un centrodestra che aspira a fare la parte del leone.
Antonio De Poli, chi candida al ruolo di presidente della Repubblica?
«Oggi il nostro candidato è Silvio Berlusconi. Sarebbe il giusto riconoscimento all’uomo che ha rifondato il centrodestra in questi ultimi 20 anni. Dobbiamo capire se abbiamo i numeri. Ci troveremo tra il 10 e il 12 gennaio. Siamo aperti a tutti i dialoghi ma questa è sicuramente l’ indicazione iniziale».
Quale potrebbe essere per voi un’alternativa a Berlusconi?
«Nomi ce ne sono tanti: dalla seconda carica dello Stato, Elisabetta Casellati, a Pera, Amato, Casini, la Severino. Dalla quarta votazione in poi si apre la possibilità di avere un ampio spettro di figure papabili».
Qual è, secondo lei, l’identikit del nuovo presidente della Repubblica?
«Ogni presidente della Repubblica ha dato la sua impronta, la sua versione, la sua esperienza. Ognuno per la propria parte ha lavorato per bene il degli italiani. Dovrà essere sicuramente autorevole ma come prima cosa deve volere il bene dell’Italia e degli italiani».
E se dovesse essere Mario Draghi?
«La sua statura è talmente alta che non avrebbe problemi a ricoprire questo ruolo. Però se dobbiamo ragionare sul posto migliore in cui collocarlo, non posso non pensare al Pnrr, all’emergenza Covid, al piano vaccini. Draghi è un leader in Europa, ha preso il posto della Merkel. Se proprio devo esprimere un parere, penso sarebbe meglio se restasse a fare il premier».
Se Draghi salisse effettivamente al Quirinale, quali soluzioni adotterebbe?
«Servirebbe un patto di continuità con l’attuale maggioranza di Governo, rispetto a quello che è stato portato avanti fino ad ora. Omicron viene avanti, c’è il Covid, dobbiamo pensare alla salva-guardia sanitaria, economica e sociale delle nostre aziende. Non è il momento delle beghe di un nuovo Governo o, ancor peggio, delle difficoltà derivanti dal fatto di non riuscire a formare un Governo. Se Draghi va al Quirinale serve continuità, penso a una figura come il ministro Daniele Franco. Sarebbe una follia andare a elezioni ora. Possiamo tranquillamente attendere il 2023».
Lei auspica una soluzione di equilibrio ma non le sembra che l’elettorato sia ancora polarizzato tra destra e sinistra?
«Il Covid ha invertito questa tendenza. Siamo tornati con i piedi per terra, siamo torna-ti al concetto del “fare”. Credo che la gente avverta il bisogno di una grande area di centro, moderata, concreta. Serve solo il giusto contenitore e chi lo sappia interpretare».
A questo proposito: come vede il tentativo di ricostruire una forza di centro da parte di Luigi Brugnaro?
«Oggi, dopo tanto tempo, al di là dei populismi, la gente dice: domani mattina a chi mi rivolgo se ho un problema? Il centro è attenzione al ceto medio e ai soggetti deboli della società. Bisogna solo trovare un progetto per coinvolgere le persone con una leadership che lo sappia tra-durre. Ed è quello che oggi manca. Ogni tentativo di fare questo, è una buona notizia, che sia l’Udc, Brugnaro o Toti».
Tornando in Veneto, chi vede nel dopo-Zaia?
«La forza di maggioranza rimane la Lega ma bisognerà ragionare nell’ottica di un centrodestra pragmatico e attento al territorio».
Lei crede nell’autonomia del Veneto?
«Certo, l’ho votata».
Le potrebbe piacere essere il futuro governatore del Veneto?
«A chi non potrebbe piacerebbe?».
Enrico Ferro – Mattino di Padova del 31 Dicembre 2021