Il senatore: “In Italia l’area di centro ha i numeri per riconquistare il centrodestra. Con il presidente del Partito popolare Europeo non rifaremo la Dc ma saremo suoi eredi”
Tra il moderato Fabrizio Micari, sostenuto da Pd e Ap, e Nello Musumeci, storico esponente della destra, i centristi dell’Udc hanno scelto di sostenere quest’ultimo alle regionali in Sicilia. Antonio De Poli, senatore vicentino, braccio destro ( e sinistro) di Lorenzo Cesa, inviato dal segretario nell’isola con il compito di rimettere in sesto la compagine dello Scudo Crociato, non ha dubbi: “Attraverso il candidato Musumeci e la nostra lista possiamo recuperare quei lavori, quei principi che la società siciliana da sempre ama: cristianità, difesa della famiglia tradizionale e, soprattutto, il lavoro”.
La decisione compiuta in Sicilia fa da preludio a un’intesa su scala nazionale con il centrodestra?
“La nostra è stata una scelta di campo, finalizzata a costruire un’area di centro all’interno del centrodestra, in grado di rappresentare i valori del Partito popolare europeo. E quale migliore regione c’era, se non la Sicilia, la terra dove è nato don Luigi Sturzo, per ripartire?”
Lei crede che dopo il flop montiano del 2013 ci sia ancora spazio per costruire un centro equidistante da destra e sinistra?
“Oggi i cittadini italiani chiedono chiarezza e trasparenza rispetto ai percorsi e alle persone che ci rappresentano”.
Elude la domanda, però…
“Non mi sottraggo. Nel nostro Paese c’è spazio non per un centro fine a se stesso, bensì per un’area che può conquistare il centrodestra. Qui da noi c’è una maggioranza culturale valoriale che crede in questo percorso. Alle ultime europee Matteo Renzi aveva dato la prospettiva di costruire un’area moderata, conquistando notevoli consensi, poi è tornato nel centrosinistra e ha scelto di chiudersi in un recinto preciso”.
Ritiene che con Pier Ferdinando Casini non ci siano più margini per ricucire lo strappo?
“Con Casini rimane un rapporto personale di amicizia, anche se lui ha compiuto una scelta diversa rispetto alla nostra. Tutto legittimo, per carità, ma non credo sia una decisione di lungo respiro”.
All’orizzonte c’è il ritorno della Dc? Magari in collaborazione con quei pezzi di Forza Italia, come il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che non fanno mistero di avere nostalgia della Balena Bianca?
“Io non credo che si possa rifare la Dc, lo dice uno che è stato un sindaco di quel partito. Certo, i valori e principi democratici cristiani rimangono infatti, ma con modalità diverse. Con Tajani vogliamo costruire un nuovo partito e dare linfa ad un progetto politico che fa riferimento al Ppe”.
Che risultato vi aspettate in Sicilia?
“In quella regione il nostro partito era stato svuotato, tutti i nostri rappresentanti, in accordo con Casini e con l’ex ministro Giampiero D’Alia, avevano scelto di sostenere il governatore Rosario Crocetta. Nelle ultime settimane abbiamo registrato ritorni e nuovi arrivi. Ci aspettiamo un risultato a doppia cifra, ma soprattutto di ridare centralità e sicurezza alla Sicilia. E’ ciò che è mancato in questi anni e credo che oggi come non mai servano competenza e trasparenza”