Cari amici,
oggi in Senato, su mia iniziativa, abbiamo presentato in conferenza stampa il Manifesto SMART MEAT 2030, che è un manifesto per la sostenibilità digitale del settore zootecnico italiano. Erano presenti Giuseppe PULINA, ordinario di Etica e Sostenibilità degli allevamenti all’Università di Sassari; a Stefano EPIFANI, presidente della Fondazione per la sostenibilità digitale, ad Angelo FIENGA, direttore Soluzioni sostenibili di CISCO EMEA; a Francesco FRINCHILLUCCI, Sales Director di SAS e a Omar SCHILLACI, vicedirettore di Skytg24.
Lo studio presentato oggi è stato realizzato dalla Fondazione per la sostenibilità digitale con il contributo del Centro studi di Carni Sostenibili, associazione che riunisce i principali produttori di carni e salumi in Italia.
Nel contesto attuale l’agroalimentare sta affrontando importanti sfide.
Il futuro delle nostre comunità e del tessuto sociale, prima ancora che economico e produttivo, è legato fortemente allo sviluppo del digitale.
Oggi si parla di transizione digitale o transizione 5.0.
La tecnologia ci può aiutare? Certamente sì. La tecnologia, se utilizzata in maniera intelligente, può senza dubbio essere uno strumento non tanto e non solo per ridurre i costi ma, soprattutto, per rivoluzionare i processi organizzativi delle aziende e anche persino delle nostre istituzioni.
Come alcuni di Voi sanno, in Senato rivolgo il ruolo di Senatore Questore, una sorta di amministratore delegato di Palazzo Madama.
In questo ruolo, assieme agli altri colleghi Senatori Questori, in questi anni, siamo stati chiamati ad affrontare il tema della transizione digitale che ha coinvolto a 360 gradi tutti i processi organizzativi interni di questa Istituzione.
Oggi il nostro Parlamento è sempre più 5.0: grazie alle nuove infrastrutture informatiche, infatti, noi abbiamo realizzato in questi anni un risparmio di 20 milioni di euro dal 2016 ad oggi.
Il tema che affrontiamo oggi è di grande interesse.
La digitalizzazione delle aziende è cruciale.
Lo vedremo tra poco: il 15% delle aziende zootecniche è digitalizzata, con un gap importante tra le piccole e le grandi.
Eppure, oggi, grazie alla trasformazione digitale e all’impatto dell’Intelligenza artificiale, possiamo – anzi potete – fare cose che, fino a qualche anno fa, erano impensabili, come monitorare in tempo reale le condizioni degli animali e dell’ambiente in cui vivono. Tutto questo, grazie a sensori e software che sono strumenti di lavoro utili ed efficaci quando parliamo di sostenibilità.
Le nostre aziende nel settore zootecnico producono dati. Nel 2050 – come sottolineerà chi interverrà dopo di me – queste imprese produrranno milioni e milioni di dati.
Dobbiamo lavorare oggi pensando a questo orizzonte.
Eppure, la rivoluzione 5.0 non è fatta solo di luci, purtroppo.
Ci sono ancora diversi ostacoli all’orizzonte. Dobbiamo conoscerli prima di tutto per poter consentire all’onda dell’innovazione di generare un cambiamento culturale a 360 gradi.
Di cosa c’è bisogno?
Le nuove tecnologie, da sole non bastano.
L’hardware da solo non basta, in altre parole.
C’’è bisogno in primis del software! E quando parliamo di rivoluzione digitale il software più importante – se mi consentite – è la nostra mente, la mente dell’uomo.
I processi nella vita reale, a lavoro così come a casa, cambiano realmente e radicalmente se riusciamo ad imprimere un cambiamento nei processi mentali.
Ecco perché è a mio avviso essenziale investire di più sulla formazione degli attori della filiera zootecnica delle carni e dei salumi, valutando anche l’inserimento di programmi specifici sulla digitalizzazione e l’aggiornamento dei percorsi formativi negli Istituti Agrari e negli ITS Istituti tecnologici superiori.
Dobbiamo dare centralità alle competenze.
Ecco perché ho voluto promuovere l’iniziativa di stamane. Perché la sostenibilità e la transizione digitale sono sfide possibili e alla portata se investiamo sulla cultura e sulla formazione.
Antonio
INTERVISTA DIRE
INTERVISTA ASKANEWS
INTERVISTA ADNKRONOS
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CONFERENZA STAMPA