Cari amici,
oggi pomeriggio in Senato, su mia iniziativa, si è tenuto il convegno “L’etica dell’Intelligenza Artificiale” alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Alberto Barachini; Gianni Potti, Presidente della Fondazione Comunica e Founder Digitalmeet; Riccardo Schvarcz, Presidente dell’Ordine Ingegneri di Padova; Gianni Dal Pozzo, Presidente Alumni; Marco Soffientini, esperto di diritto delle nuove tecnologie ed Alessandro Sperduti, Professore dell’Università degli studi di Padova.
Come rappresentante della politica e delle istituzioni, non posso che sentire tutta l’importanza e, consentitemi, anche il peso nell’approcciarmi a questo argomento da legislatore. L’intelligenza artificiale apre nuove opportunità su moltissimi fronti, ma ci pone anche di fronte a quesiti e problematiche che accompagnano questo processo straordinario che sta diventando la cifra più importante di questi anni.
Grandi opportunità dicevamo, insieme a grandi responsabilità:
abbiamo infatti, più che mai, il compito di guidare i processi, di capire il cambiamento e interpretarlo senza subirlo passivamente.
Una sfida enorme quella di comprendere e definire la nuova rivoluzione tecnologica che prelude a una radicale trasformazione della vita di tutti noi.
Stiamo vivendo all’interno di processi che stanno cambiando drasticamente il modo in cui lavoriamo, ci informiamo e ci relazioniamo con gli altri. Una rivoluzione paragonabile solo a quella industriale per la portata dell’impatto sociale, culturale ed economico che sta avendo in tutto il mondo. Un cambiamento che come dicevo all’inizio, comporta l’enorme responsabilità di interrogarci su cosa significhi e quali conseguenze abbia l’uso dell’intelligenza artificiale sulle persone e quindi sul come dovremo affrontarlo ed eventualmente anche limitarlo.
Soprattutto dal punto di vista etico: questa nuova tecnologia sta cambiando i rapporti di forza e sta annullando le distanze in molti ambiti, da quello tecnologico a quello biologico, culturale ed economico. Per questo è sempre più urgente che imprese, istituzioni e organizzazioni aumentino il grado di consapevolezza in merito al rapporto tra Intelligenza Artificiale ed Etica. Comprensione e gestione del cambiamento hanno come naturale conseguenza quella di mettere in conto che potrebbero esserci anche dei rischi che dobbiamo valutare, gestire e quindi prevenire quando possibile.
L’etica è costituita da principi, valori e norme che sono alla base del vivere civile e orientano i nostri comportamenti anche nel mondo del lavoro e nelle istituzioni, oltre che nella società. Che impatto avrà l’intelligenza artificiale su questo insieme di valori che regola e ha regolato fin qui il nostro vivere civile? E soprattutto, che ricadute ci saranno sul mondo del lavoro a 360 gradi?
L’intelligenza artificiale sta già modificando la nostra vita, ma è compito di tutti fare in modo che i benefici siano maggiori dei rischi e che per questo si mettano in campo azioni e linee guida in grado di orientare questa straordinaria opportunità di crescita che ci è data dall’utilizzo di questa tecnologia.
Dobbiamo creare i presupposti affinché questo processo sia sostenibile ed equilibrato, senza ripercussioni negative, soprattutto per le generazioni che verranno dopo di noi e che non avranno termini di paragone con un mondo che la tecnologia sta progressivamente cambiando, modificandone per sempre i principi cardine.
Una sfida, uno sforzo collettivo che chiama in causa tutti: oggi non a caso ci confrontiamo sull’etica applicata alla tecnologia, sul rapporto nuovo tra macchina e uomo. Le macchine stanno occupando gran parte della nostra vita, ma è l’uomo a dover regolamentare questo nuovo spazio e l’impatto che avrà.
Ci sono tante incognite rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e sui suoi effetti, ma proprio per questo è urgente e opportuno moltiplicare gli sforzi e gli spazi per analizzarne la complessità tutti insieme, come facciamo oggi per accogliere l’innovazione positivamente limitando le distorsioni che pure potrebbero presentarsi a causa della forza dirompente di questa nuova rivoluzione che investe la nostra storia.
E dunque quali sono i limiti? Come difenderci? E qui l’etica, intesa appunto come insieme di norme e principi, può venirci in soccorso.
Molti processi sono potenziati grazie all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale: penso alla sua applicazione nel mondo dell’informazione, alla cybersecurity, alla digitalizzazione dei dati, ai software o alla robotica e alle nuove frontiere che si stanno aprendo soprattutto in campo medico, dove i dati vengono processati dall’Ia per arrivare a cure sempre più targhettizzate e performanti.
Ma proprio a questo proposito i temi che possiamo definire appunto “etici” sono molteplici. L’enorme responsabilità che riguarda i dati e la privacy dei cittadini, l’impatto sull’informazione che sempre più, soprattutto negli ultimi tempi e con gli scenari internazionali complessi che ci troviamo ad affrontare, presuppongono consapevolezza e attenzione. Penso al peso della robotica nell’industria e al nuovo rapporto uomo-macchina e all’impatto che avrà sui posti di lavoro l’automatizzazione e penso alla disinformazione che sta inquinando il dibattito pubblico con enormi conseguenze sulla tenuta democratica di moltissimi Paesi.
I cittadini europei, secondo uno studio pubblicato dalla Commissione Europea, per il 61% guardano con favore all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Ma l’88% pensa anche che ci voglia una gestione attenta di questa tecnologia.
Per questo dobbiamo avere la capacità etica di rispettare o di far evolvere consapevolmente i nostri principi di riferimento dalla gestione della privacy dei dati personali, alla cyber-sicurezza, all’affidabilità e qualità delle informazioni, alla loro integrità, alla responsabilità nel considerare la gestione del dato in relazione ai diritti fondamentali dell’uomo.
La strada per farlo è sicuramente quella della conoscenza: più padronanza avremo, tutti, dell’impiego dell’intelligenza artificiale, più potremo utilizzarla come strumento consapevole, senza pregiudizi e senza farci travolgere. Più sarà alto il nostro grado di conoscenza, più aumenterà il senso di responsabilità nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e la trasparenza e la giustizia dei meccanismi che sono alla base del suo utilizzo.
Per questo le istituzioni devono lavorare su due fronti: quello di tracciare delle linee guida precise e invalicabili, etiche appunto, e quello di promuovere una vasta alfabetizzazione su questa tecnologia che dovrà diventare nostra alleata e non nemica.
Voglio chiudere questi saluti che preludono a un dibattito sicuramente interessante e denso, con le parole di una personalità che tutti conoscete e che sta facendo moltissimo per il dibattito che stiamo per affrontare.
Parlo di padre Paolo Benanti, presidente della Commissione algoritmi del governo e unico italiano nel comitato internazionale di esperti dell’Onu:
“Nonostante quello che alcuni film di fantascienza possano farci pensare, la coscienza non è qualcosa che appartiene alla macchina. Quindi la vera posta in gioco che riguarda l’AI, cioè la scelta dei fini adeguati, deve e può essere solo in mano all’uomo”.
Antonio
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