L’evoluzione del ruolo delle banche di credito cooperativo nella complessità dell’attuale sistema

Questa mattina su mia iniziativa si è tenuta una conferenza stampa presso la sala Caduti di Nassyria al Senato dal titolo “L’evoluzione del ruolo delle banche di credito cooperativo nella complessità dell’attuale sistema” .

Ne abbiamo discussocon autorevoli relatori che ringrazio per aver accettato il mio invito a fornire il proprio contributo al tavolo del convegno di oggi: il senatore Alberto Bagnai, presidente della Commissione Finanze e Tesoro in Senato; la senatrice Donatella Conzatti (membro della Commissione Finanze e tesoro del Senato); il Dott. Sergio Gatti (Direttore generale Federclasse); il dott. Leonardo Toson (presidente della Banca Patavina) e il dott. Gianni Barison (direttore generale della Banca Patavina).

Si è parlato del tema delle cosiddette banche locali. Se c’è infatti una specificità delle banche di credito cooperativo è proprio la contiguità col territorio.

Come sappiamo a livello nazionale è stato avviato un complessivo processo di riforma del sistema bancario che ha riguardato in primis le banche di credito cooperativo.

Mi riferisco all’intervento di riforma previsto dal decreto legge n. 18/2016. I termini per l’attuazione della riforma sono stati rinviati con il decreto legge n. 34/2019 dal 31 dicembre 2019 al 31 dicembre 2020.

La riforma comportava l’aggregazione di tutte le banche di credito cooperativo. Se guardiamo ai numeri, stiamo parlando complessivamente di 280 banche – istituti di piccole dimensioni – che rappresentano – attenzione, questo è un dato importante! – il 10 per cento del credito italiano.

Parto da una premessa. Se parliamo di sofferenze bancarie, nonostante la crisi, le banche di credito cooperativo si caratterizzano per buona qualità del credito. Negli anni della crisi, infatti, le BCC sono state particolarmente esposte all’andamento dell’economia reale ma va dato atto alla BCC di avere conseguito un significativo recupero dei cosiddetti crediti deteriorati, un termine che un po’ tutti abbiamo imparato a conoscere con l’avvento della crisi.

Nonostante ciò, nonostante queste difficoltà, lo stato di salute delle banche di credito cooperativo oggi è buono, nel senso che sono istituti che hanno una buona dotazione patrimoniale.

In questo contesto cito uno studio realizzato dal Dipartimento di Management e diritto dell’Università di Roma Tor Vergata.

Tra il 2008 e il 2016 il numero degli sportelli BCC è aumentato del 5,1 % rispetto alla riduzione del 17,7% delle altre banche.

La quota di mercato delle BCC è cresciuta dal 12,4 al 14,9%.

Il numero dei soci è passato da 939.000 del 2008 a 1.251.000 del 2018. Nello stesso arco temporale le BCC hanno aumentato gli impieghi di oltre 15 mld. Parliamo di banche che hanno categorie particolari di clienti, ovvero famiglie e soprattutto piccole medie imprese.

Senza entrare nel tecnicismi, credo che sia fondamentale sottolineare due aspetti fondamentali.

Da un lato c’è la necessità di perseguire degli obiettivi di stabilità e competitività del settore bancario cooperativo e dall’altro lato bisogna tutelare il legame con il territorio delle BCC. Da un lato, dunque, bisogna tutelare il risparmio (principio che è riconosciuto dall’art. 47 Cost.) e dall’altro riconoscere il ruolo della cooperazione (art. 45 cost).

Il Governo, come sappiamo, ha più volte annunciato di voler procedere a una revisione della riforma.

E credo che sia importante che una riforma della riforma sia improntata a recuperare la tradizionale funzione del credito cooperativo in modo da supportare il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese del territorio.

Parliamo, infatti, di banche – banche locali appunto – che hanno sempre dato un contributo importante al territorio.

Quello delle BCC è un modello che ha sostenuto le economie locali negli anni della crisi.

Il legame fondamentale è quello con il territorio.

Le BCC sono presenti in maniera esclusiva in 585 Comuni italiani e quindi svolgono un ruolo chiave estremamente importante.

Questi numeri ci dimostrano che oggi c’è la necessità di tutelare il modello delle BCC che, negli anni, si è mostrato adeguato ad accompagnare fasi di crescita dell’economia e più recentemente ad affrontare un periodo di crisi senza precedenti per l’economia italiana.

Di questi aspetti bisogna tenere conto.

Mi limito a dire ciò in questo mio breve intervento introduttivo.

Una eventuale riforma della riforma non può non tenere conto del fatto di dover tutelare un sistema bancario come quello cooperativo che svolge un ruolo peculiare è insostituibile, lontano dai rischi della finanza speculativa e soprattutto vicino alla vita reale, e alle esigenze dell’economia reale, di famiglie e piccole imprese.

Ciò che, forse, sarebbe il caso di prevedere allora è ragionare sulla possibilità di un ulteriore adattamento della vigilanza nazionale alle particolari caratteristiche delle banche dei territori.

E’ fondamentale confrontarsi. Questo è  l’obiettivo di questa giornata che prevede di metter intorno a un tavolo da una parte il legislatore e dall’altra chi è direttamente coinvolto dalla riforma.

Ci sono margini per migliorare la legge sul credito cooperativo? Io credo di sì.

In un sistema del credito che oggi chiede solidità e efficienza, c’è spazio per il modello delle BCC?Io credo di sì.

Senza le banche locali i nostri territori muoiono. Di questo aspetto credo che come Parlamento sia doveroso tenere conto!

 

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