Il senatore Udc ha promosso convegno con Motore Sanità: Italia investe 20% in meno rispetto a Paesi OCSE
“Sostengo con forza le richieste del rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, in merito alla necessità di aumentare del 20% dei posti nelle facoltà di Medicina. E’ un primo passo necessario per contrastare la carenza di medici che va accompagnato da un contestuale maggiore investimento in termini di risorse per le scuole di specializzazione. La facoltà di Medicina del Bo è una delle più ambite e bisogna investire sulla formazione universitaria. L’Italia rimane indietro: lo stanziamento medio dello Stato per ogni studente universitario è di 100 euro contro i 300 euro di Francia e Germania . Il nostro Paese investe il 20% in meno della media dei Paesi OCSE. Questi numeri parlano da soli”. Lo afferma il senatore Udc Antonio De Poli commentando l’audizione alla Camera, in Commissione Cultura, del rettore del Bo di Padova, Rosario Rizzuto, sulla necessità di riforma della legge di accesso ai corsi universitari, in particolare per la Scuola di Medicina. “I laureati ci sono ma non bastano: c’è il tappo della specializzazione. – sottolinea ancora De Poli che, la scorsa settimana, in Senato, ha promosso un convegno organizzato da Motore Sanità sui 40 anni del Servizio Sanitario nazionale – .Come governare il cambiamento? Serve un Piano Marshall per una nuova ‘primavera’ del SSN. Una società che crede nel futuro deve investire sui giovani e sulle università. Serve programmare la formazione in base alle reali esigenze sul campo. Il problema, dunque, è la cattiva programmazione della formazione e della selezione rispetto al reale fabbisogno. Una questione che, l’altro, non riguarda solo Medicina ma anche altre facoltà. Basti pensare al fatto che in Italia resta vacante un posto su tre per informatici, chimici, fisici. Investire sulle scuole di specializzazione medica – chiarisce De Poli – vuol dire affrontare il problema della carenza dei medici: 45.000 nei prossimi 10 anni; 14.000 medici di famiglia da ora fino al 2022. In 10 anni dal 2005 al 2015 oltre 10.000 medici hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero, secondo i dati della Commissione Ue e di Consulcesi group. In Italia, ogni anno, ci sono 10.000 laureati in Medicina. Per 7.000 di loro si aprono le scuole di specializzazione ma gli altri rischiano di rimanere fuori e, non a caso, 1.500 laureati in Medicina, ogni anno, vanno all’estero. Le mete preferite sono Germania, Svizzera, Germania e Francia” conclude.