II presidente dell’Udc cerca la riconferma in Senato: «II centrodestra è l’unica garanzia per un governo. Chiudiamo il centro di accoglienza profughi di Bagnoli»
di Filippo Tosatto
È il volto democristiano e rassicurante del centrodestra, gradito a centristi e cattolici, un po’ meno agli “alleati” del Carroccio che non scordano lo slogan («Slega il Veneto») che lanciò in occasione delle elezioni regionali. È Antonio De Poli, il presidente nazionale dell’Udc, in corsa al Senato nel collegio che include Padova e la Bassa.
La sua candidatura muove su un doppio binario, scenario nazionale e territorio. Dove vuole andare a parare?
«L’obiettivo politico di fondo è costruire un soggetto unitario moderato del centrodestra che abbia nel Partito popolare europeo il suo punto di riferimento. Ma m Parlamento vorrei essere anche l’ambasciatore di Padova per dare voce a sensibilità e culture troppe volte contrapposte, e restituire alla nostra città il ruolo che le spetta: capitale del Nordest».
Più facile a dirsi che a farsi. Servono idee, risorse, competenze, alleanze trasversali.
«Certo, ma non partiamo da zero. Abbiamo asset e opportunità di prim’ordine. A cominciare dalla scienza e dalla ricerca con il nuovo polo ospedaliero e universitario al quale, tutti insieme, dobbiamo garantire finanziamenti pubblici certi e in tempi rapidi. E poi il nostro patrimonio di arte, di natura e di città murate che meritano un salto di qualità negli investimenti e nella promozione».
Cosa distingue il “cespuglio” centrista della coalizione da Berlusconiani, leghisti e Fratelli d’Italia?
«Più che rimarcare le differenze, provo a indicare le nostre priorità. A cominciare dalla questione immigrazione: il trattato di Dublino va denunciato perché è assurdo ancorare al nostro Paese chiunque vi transiti. E i clandestini vanno rimpatriati, nel rispetto della legge. Detto ciò, noi siamo favorevoli ad un intervento umanitario in favore dei profughi e dei migranti, sia qui che nei Paesi d’origine. I centri di raccolta a Bagnoli e Cona non rispettano la dignità delle persone, meglio chiuderli. E, da cre dente, ho molte riserve su ciò che sta accadendo in Libia. La sicurezza? Non si raggiunge con le urla e le minacce ma garantendo la certezza della pena nei confronti di chi delinque, che prescinde dalle etnie e dal colore della pelle».
Tutti promettono la cuccagna. Qual è la vostra proposta sul versante fiscale?
«Realisticamente, un aiuto concreto alle famiglie può arrivare da un taglio del 6% del cuneo fiscale; per il ceto medio compreso tra i 15 e i 75 mila euro di reddito, proponiamo una flat tax con aliquota al 27%. Sono obiettivi sostenibili, costerebbero quanto gli 80 euro a famiglia erogati dal Governo Renzi. Niente promesse da marinaio: ho fatto il sindaco, l’assessore regionale e poi il questore del Senato – dove ho tagliato 188 milioni di spese su un totale di 540, garantendo i pagamenti a 30 giorni ai fornitori – so che occorre realismo nell’indicare i traguardi, anche durante la campagna elettorale».
I sondaggi danno nettamente in testa il centrodestra, non abbastanza, però, da assicurarvi la maggioranza assoluta in Parlamento e la chance di governare…
«Io confido nella saggezza degli elettori, il centrodestra è oggettivamente l’unico schieramento in grado di assicurare il Governo del Paese. L’alternativa sarebbe una drammatica stagione di crisi, instabilità e convulsioni politiche».
Oppure di “inciucione” tra moderati e Pd, come profetizzano la sinistra e i 5 Stelle…
«No, senza una maggioranza chiara l’unica soluzione è tornare alle urne. Ma spero che ciò non avvenga perché l’Italia ha bisogno di stabilità»