Ospedaletto Euganeo, dall’età moderna alla contemporaneità

Cari amici,

stamani in Senato, su mia iniziativa, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del libro “Ospedaletto Euganeo, dall’età moderna alla contemporaneità” alla presenza degli autori Silvia Veronese e Mauro Vigato, del professor Francesco Cerea, storico e docente dell’Università Europea di Roma e di Giacomo Scapin, che ha curato la prefazione del libro, architetto e amministratore, oltre che un mio carissimo amico.

Abbiamo presentato l’ultimo volume di una trilogia che gli autori con grande amore e da grandi conoscitori della storia e del territorio, hanno voluto dedicare al comune di Ospedaletto Euganeo.

Dall’età moderna alla contemporaneità, mentre con gli altri due volumi avevano analizzato l’antichità e il medioevo, accompagnandoci in uno straordinario viaggio tra nomi, date, arte, aneddoti.

Scopriamo così che Ospedaletto è diventato “Euganeo” solo (si fa per dire) dal 1867. Dopo l’Unità d’Italia quindi, con un regio decreto. Mentre prima per tutti (e almeno a partire dal dodicesimo secolo) era solo “Ospedaletto”. Un ospizio per pellegrini voluto dalla curia vescovile di Padova.

Voglio fare un plauso a un’opera divulgativa – così come hanno voluto gli autori – che si rivolge a tutte le persone curiose e appassionate di territorio e storia. E che ha l’ambizione, soprattutto, di rivolgersi ai giovani, alle scuole, che sono i luoghi dove il sapere va conservato e tramandato alle future generazioni.

Questo libro parla delle piccole storie, all’interno della grande cornice che ha riguardato l’Italia e l’Europa. Le piccole storie che sono le più significative per i territori come il nostro, dove è più facile leggere il presente grazie ai segni, ai racconti e alle leggende che ci arrivano dal passato.

Gli elementi più importanti per capire da dove veniamo, quali sono le nostre caratteristiche e a cosa sono dovute.

Ma soprattutto per capire dove andare, portando sempre con noi la storia e i nomi di chi ci ha preceduto e che ha costruito i sentieri che oggi percorriamo.

Antonio

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