Lo studio dell’Istituto superiore di Sanità è un allarme che non si può ignorare. Chiedo al Governo di sapere come intenda intervenire alla luce dei rischi messi in evidenza dal monitoraggio sulla contaminazione delle falde inquinate da Pfas in 80 Comuni nelle province di Verona, Vicenza e Padova.
Tracce di sostanze tossiche nel sangue di 250 mila veneti: le notizie diffuse destano preoccupazione tra i cittadini. Di riflesso, vogliamo sapere esattamente quali sono i rischi per la salute? E soprattutto quali azioni il Governo intenda mettere in atto, da un lato, per porre dei limiti di legge agli scarichi di acque inquinanti nell’ambiente e, dall’altro, per tutelare la salute della popolazione interessata.
Ho posto i due quesiti in un’interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, all’indomani della presentazione dello studio ISS sull’inquinamento da Pfas, ieri a Venezia nella sede della Regione Veneto. Gli abitanti delle zone coinvolte presentano valori tre volte superiori alla norma”. “Allo stato attuale nell’area non si evidenzia una maggior incidenza di cancro al rene e al testicolo correlati a queste sostanze chimiche, secondo quanto ha affermato il responsabile del Registro Tumori Veneto Massimo Rugge ma la situazione, tuttavia, resta di allarme: i rischi sono potenziali, ovvero non c’è effetto certo tra le sostanze e lo sviluppo del tumore. Ma questo non esime le istituzioni competenti dalle proprie responsabilità: vogliamo che si faccia chiarezza fino in fondo su questa vicenda.
Chiedo, infine, che le analisi effettuate nelle falde della zona del Vicentino siano allargate con urgenza anche all’area del Bacino Brenta in quanto l’area è interessata dai lavori dei pozzi per l’attingimento di acqua per uso potabile in relazione al modello acquedottistico strutturale del Veneto.