Cari amici,
oggi su mia iniziativa, in Senato, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si svolto un convegno dal titolo “Polo strategico nazionale per la digitalizzazione. La strategia nazionale per i dati”, un tema che può apparire come qualcosa di distante e freddo, direi tecnico, solo per gli addetti ai lavori.
Al contrario, si tratta di un argomento che avrà un impatto straordinariamente importante sulla vita di cittadini e imprese.
Sono intervenuti Giancarlo BLANGIARDO, presidente Istat; Assuntela MESSINA, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l’Innovazione tecnologica e transizione digitale; Roberto BALDONI, Direttore dell’Agenzia Cybersicurezza nazionale; Mario CONTE (presidente Anci Veneto); Elena Patrizia GOITINI, amministratore delegato BNL; Mauro MINENNA (capo Dipartimento Trasformazione Digitale); Massimo FEDELI, direttore centrale IT-Istat e Gianpaolo ARACO, capo ufficio Organizzazione Strategie IT in Senato.
L’Information Technology sta rappresentando una leva di miglioramento nei processi organizzativi della Pubblica Amministrazione, in modo particolare, la “gestione del dato” è un tema centrale che vede l’Istat – Istituto nazionale di Statistica – come attore centrale nel tavolo sulla Data Strategy Nazionale e come punto di riferimento nella trasformazione digitale del Paese.
Secondo un recente rapporto del CENSIS, per il 70% degli italiani la digitalizzazione migliora la qualità della vita. Siamo sempre più connessi. Più della metà delle persone intervistate, in questa ricerca, utilizza almeno qualche volta i servizi Cloud per salvare documenti e informazioni.
Anche qui a Palazzo Madama abbiamo introdotto, ormai da qualche anno, la tecnologia Cloud con la virtualizzazione delle postazioni di lavoro.
Faccio di nuovo riferimento alla ricerca CENSIS, a cui accennavo poco fa: secondo tale studio, l’85% dei cittadini italiani ritiene che, in un prossimo futuro, si possano chiedere documenti e certificati pubblici on line. Ci sono delle attese, dunque: i cittadini si aspettano un impatto positivo del Digitale anche nella Pubblica Amministrazione. Come rispondere a queste attese? Questa è la domanda che tutti ci poniamo e a cui cercheremo oggi di dare una risposta con l’intervento del Sottosegretario Messina, che ringrazio nuovamente.
Parliamo di CLOUD nella Pubblica Amministrazione.
La tecnologia non è mai fine a sé stessa. Lo sanno bene i Sindaci che come il presidente dell’ANCI Veneto, Mario Conte, possono trarre benefici molto concreti dall’innovazione e dal digitale.
I Comuni sono protagonisti dell’Agenda digitale.
Penso ad esempio al censimento sui data center delle PA periferiche e centrali, promosso da Agid (Agenzia per l’Italia digitale). Secondo tale censimento, l’82% delle PA consultate ha dichiarato di possedere un data center di proprietà, mentre il restante 18% ha detto di affidarsi a data center di terzi.
Sappiamo bene, come ci spiegherà il presidente Conte, quanto sia importante anche per i Comuni, soprattutto per i piccoli Comuni, il tema della transizione al digitale.
Il Cloud è la tecnologia che ha consentito di limitare i danni dell’emergenza pandemica, garantendo l’accesso a servizi essenziali.
Il Cloud sta assumendo sempre più importanza ed è ormai considerato un fattore strategico per la sicurezza nazionale, come ci spiegherà meglio il Direttore dell’Agenzia Cyber sicurezza nazionale, Roberto Baldoni.
Basti pensare che oggi i maggiori rischi per la continuità operativa di aziende e istituzioni vengono dagli attacchi informatici. Ne abbiamo proprio parlato, qualche mese fa, in un altro Convegno che abbiamo promosso qui in Senato proprio sull’Agenzia per la cybersicurezza.
Il concetto di terrorismo è completamente mutato. Le principali minacce di attacchi al regolare svolgimento delle funzioni di una comunità democratica provengono dal Web. Il Cloud quindi rappresenta il “terreno” dove si gioca una silenziosa guerra geopolitica.
L’ITALIA OGGI, GRAZIE ALLA SAPIENZA E ALLA LUNGIMIRANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MARIO DRAGHI, SI È DOTATA DI UNA STRATEGIA CLOUD.
L’obiettivo strategico delle tecnologie Cloud deve essere quello di abbattere le “barriere” di accesso ai processi digitali da parte dei cittadini e delle imprese, in modo particolare delle piccole medie imprese. Ce ne parlerà anche, soprattutto nel contesto del sistema bancario, la dottoressa Goitini, A.d. BNL.
Lo scopo ultimo è l’INCLUSIONE DIGITALE.
Quando penso al Polo strategico Nazionale penso alla metafora della “casa”, una metafora che il ministro della Transizione digitale Colao ha utilizzato, fra l’altro, presentando questo progetto alla stampa pochi mesi fa.
Il PSN è una “casa” moderna dove “abiteranno” i dati degli italiani.
Ci saranno stanze diverse ma tutte con un livello adeguato di sicurezza.
Con il Polo strategico nazionale viene definita la “grammatica” con cui, da domani, verranno gestiti i dati degli italiani. E’ una sfida senza dubbio ambiziosa.
Ci sono 4 aspetti su cui vorrei focalizzare l’attenzione in questo mio intervento:
- INFRASTRUTTURA
- SICUREZZA
- DIALOGO
- FORMAZIONE
Al primo punto L’INFRASTRUTTURA.
Siamo da sempre abituati a parlare di infrastrutture pensando a ponti, strade, autostrade.
Nella società 5.0, al contrario, le infrastrutture sono principalmente quelle che viaggiano nell’ecosistema della Rete.
Il digitale può e deve migliorare la qualità del rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini-imprese. La Pubblica amministrazione, infatti, troppo spesso, viene percepita come un ostacolo o addirittura un nemico.
Il digitale e la tecnologia Cloud possono non solo migliorare la qualità dei servizi ma anche condurre a significativi risparmi nella spesa pubblica.
Al secondo punto c’è il fattore SICUREZZA.
Circa il 95% dei server della Pubblica amministrazione italiana non sono in condizione di sicurezza. I numeri sono quelli citati a giugno scorso dal Ministro Colao che guida, come sappiamo, un Dicastero centrale in questo Governo, anche in un’ottica di PNRR. Ecco perché diventa fondamentale che le “chiavi” per entrare nella “casa” dei dati degli italiani rimangano sotto il controllo pubblico.
Al terzo punto metterei la parola DIALOGO.
I dati pubblici sono un bene comune. Come tutti noi sappiamo, oggi, la maggior parte degli enti pubblici gestisce dati e informazioni in maniera poco aperta e interoperabile.
La tecnologia non è mai fine a se stessa.
Le banche dati della Pubblica amministrazione dovranno essere interconnesse fra di loro.
La tecnologia Cloud sarà come un “ponte” che collegherà diverse “isole”.
Le amministrazioni si “parleranno”. I cittadini non dovranno più fornire le stesse informazioni ad enti pubblici diversi. Basterà farlo solo una volta. Varrà il principio once-only.
Disporre, inoltre, di grandi quantità di informazioni, inoltre, apre la strada a un miglioramento nei processi decisionali, favorendo quindi politiche più efficienti, efficaci, capaci di rispondere realmente alle esigenze del sistema- Paese.
Al quarto punto inserirei la parola FORMAZIONE.
Non può esserci vero sviluppo senza competenze.
Potremmo avere l’infrastruttura digitale più efficiente e performante del mondo ma – a mio avviso – senza la formazione si rischia di costruire un “castello di sabbia”.
Education e skills, come ha sottolineato di recente il Direttore Baldoni, sono il tallone d’Achille dell’Italia.
Il fattore competenza è, dunque, cruciale.
La sfida digitale non deve riguardare solo le “macchine” ma soprattutto i piloti, le persone.
Non può esserci vera digitalizzazione se non torniamo ad investire sui “piloti”, sul capitale umano, su una nuova alfabetizzazione dei cittadini italiani.
E’ vitale investire sulla formazione e indirizzare con lungimiranza il grande sistema dell’education investendo di più su formazione professionale, lauree STEM (Scienze, tecnologia, Ingegneria e Matematica) e formazione continua.
Mi avvio alle conclusioni. Siamo all’alba di una nuova transizione digitale.
La pandemia ha accelerato questo processo. Il Recovery Plan deve essere un’occasione per investire a 360 gradi, su infrastrutture, PA, competenze. Consapevoli che le competenze 4.0 sono quelle che faranno la differenza.
Spesso parliamo di inclusione. Me ne sono occupato per anni occupandomi di politiche sociali e sulla disabilità. Oggi più che mai dobbiamo parlare di inclusione sociale digitale. Il Digitale è l’arma che dobbiamo e possiamo sfruttare per uno Stato “amico” dei cittadini. Questa è la prospettiva, per un futuro Digitale che metta al centro sempre e comunque la persona!
Antonio
VIDEO INTEGRALE CONVEGNO
INTERVISTA
FOTOGALLERY