Questa mattina ho partecipato presso l’Aula Magna del Bo a Padova alla cerimonia di premiazione della XIII Edizione del Premio Galileo per la divulgazione scientifica.
Il premio quest’anno è stato assegnato a Cristina Cattaneo, per il volume “Naufraghi senza volto. Dare un nome alle vittime del Mediterraneo” (Raffaello Cortina Editore, 2018).
Cristina Cattaneo ha ottenuto 31 voti dalla giuria popolare, composta da 100 studenti universitari provenienti da tutta Italia e dagli studenti di 10 classi delle scuole secondarie di secondo grado, cinque della provincia di Padova e altre cinque di altre province d’Italia.
Cristina Cattaneo è professore ordinario di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense); è coinvolta nell’identificazione dei migranti morti nei naufragi di Lampedusa del 3 ottobre 2013 e del 18 aprile 2015.
Il lavoro raccontato da Cristina Cattaneo è un lavoro duro, stancante ma fondamentale. Dare un nome alle vittime spesso è un’azione che lascia segni nella memoria ma è proprio per la memoria, quella collettiva, che diventa di fondamentale importanza.
Proprio in questi giorni alla memoria, questa volta anche visiva, è ritornata l’imbarcazione che il 18 aprile 2015 segnò una delle più grandi tragedie della storia del Mar Mediterraneo. Memoria visiva perché l’artista svizzero Christoph Büchel ha deciso di esporre proprio l’imbarcazione nel bacino dell’Arsenale, chiamandola ‘Barca Nostra’.
Ecco alcuni scatti della cerimonia