Cari amici,
stamani al Senato della Repubblica si è tenuta su mia iniziativa una conferenza stampa di presentazione di un’iniziativa promossa dal Comune di Villafranca Padovana e finanziata con fondi del Ministero dell’interno: un cortometraggio come strumento di sensibilizzazione nella lotta alle droghe e all’alcol
Quando ho visto il titolo della pellicola , lo ammetto: è scattata in me una grande curiosità. “Pensaci tu”, infatti – che a breve verrà presentato da coloro che l’hanno realizzato – e’ un cortometraggio che – come vi renderete conto tra qualche istante – non ha un finale come in tutte le storie.
L’epilogo tocca a noi, spettatori, scriverlo.
Ed e’ questo il messaggio che mi ha più colpito.
Ho ringraziato per questo lavoro e per il loro impegno nel realizzarlo: Sandra Scarabottolo, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali del comune di Villafranca; Katia Martini (psicologa clinico-dinamica); Stefano Capovilla (regista); una rappresentanza dei ragazzi attori protagonisti del cortometraggio.
Parto da alcuni numeri: i Servizi sociali del Veneto hanno preso in carico lo scorso anno quasi 14.500 tossicodipendenti e 7.500 alcolisti.
Sono oltre 123.000 i tossicodipendenti in carico presso i Serd, a livello nazionale.
I numeri sulla diffusione delle dipendenze purtroppo non rendono giustizia.
Accanto a questi numeri, infatti, ce ne sono altri che purtroppo non sempre conosciamo e che riguardano la diffusione delle dipendenze tra i giovani, quando queste, fortunatamente, non raggiungono una gravità tale da richiedere un’assistenza da parte dei Servizi sociali.
Secondo il rapporto del SIND (sistema informatico nazionale per le dipendenze) pubblicato sul Ministero della Salute: cresce l’uso di cocaina (43%) e addirittura, se consideriamo quelli in cura, supera l’eroina.
I consumatori di droghe sono sempre più spesso giovani.
L’età si abbassa: circa 34 anni, mentre fino a qualche anno fa era di 43.
Il target di “Pensaci tu” è’ rappresentato principalmente dai giovani.
A loro dobbiamo rivolgerci con un messaggio accattivante ed efficace, come fanno gli autori di questo cortometraggio.
Dobbiamo, a mio avviso, puntare su un’informazione corretta, contrastando ad esempio i luoghi comuni secondo cui la cannabis non ha conseguenze.
Non potremo mai e poi mai sconfiggere la piaga della droga se non partiamo dal presupposto che la libertà non può essere mai fine a se stessa ma al contrario e’ uno strumento per affermare se stessi.
Mi ha colpito una frase di uno dei protagonisti del corto: “Lo faccio per sentirmi accettato”.
Questo ci fa capire quanto la droga e l’alcol e, piu in generale, le dipendenze – che noi in questa locandina abbiamo voluto rappresentare con le catene – siano l’antitesi del concetto di libertà.
Il vicesindaco Scarabattolo ha voluto fortemente questo incontro oggi per porre il tema all’attenzione del Parlamento.
Questo Governo e questo Parlamento intendono mettere al centro l’azione di contrasto alla diffusione delle droghe e dell’alcol.
Con 4 linee di azione:
– rafforzamento delle politiche di prevenzione
– Corretta informazione
– Recupero dei ragazzi che cadono nella trappola di dipendenza da droga e alcol
– Promuovendo il ruolo della scuola nelle relazioni affettive degli adolescenti
Noi sosteniamo il lavoro del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e del viceministro Maria Teresa Bellucci, che ha la delega su questi temi da novembre.
Questo Governo e’ già a lavoro su questo tema.
Quindi più che mai, un approccio concreto nei confronti di un problema che, come sapete meglio di me, non ammette ritardi o perdite di tempo.
Sulla correttezza dell’informazione condivido la posizione del Moige (Movimento Italiani genitori): non servono messaggi fuorvianti, le etichette come droghe leggere sono assolutamente sbagliate.
La stessa linea di severità, a mio avviso, bisogna perseguirla sul fronte del contrasto alle dipendenze da alcol.
Qualche giorno fa, a Putignano, in Puglia una ragazzina di undici anni e’ finita in coma etilico durante una festa con altri minorenni.
Al di là del caso specifico, emerge una fotografia preoccupante sull’abuso di alcolici oltre che droghe in tenera età.
La ricerca di emozioni, di adrenalina, di forti sensazioni emotive, la risposta alla paura della solitudine e di non essere accettati (come ci racconta uno dei protagonisti del corto stamane) spingono troppo spesso ragazzi e ragazze a rifugiarsi appunto nell’alcol.
Questa solitudine, troppo spesso, sembra essere affievolita dalla “compagnia” degli smartphone e dalle relazioni virtuali. In realtà come sostengono autorevoli psicologi, purtroppo, l’abuso dei social ci fa sentire drammaticamente più soli nel mondo cosiddetto virtuale.
Tutto ciò in un adulto e’ problematico.
In un adolescente – che sta crescendo – lo è ancora di più.
Bisogna puntare sulle relazioni.
La scuola in questo contesto, così come la famiglia, con l’importante ruolo delle istituzioni, a partire dalle amministrazioni locali, deve avere un ruolo di primo piano.
Impossibile non far riferimento al lockdown : le restrizioni e l’isolamento in casa non hanno aiutato i nostri teenagers.
Dobbiamo recuperare il terreno perduto e la socialità dei nostri ragazzi.
La scuola, tante volte, purtroppo, non lavora sulle relazioni affettive, quindi sui bisogni emotivi dei nostri ragazzi, ma al contrario lavora sulle prestazioni, cioè su quanto sono bravi in una materia piuttosto che in un’altra.
Ecco perché – mi avvio alle conclusioni – e’ essenziale, secondo noi, lavorare non sul “sintomo” (uso di droghe e alcol) con un approccio punitivo, ma al contrario sul disagio che è la causa profonda e farlo perseguendo la strada della prevenzione e della conoscenza.
C’è’ tanta strada da fare, è vero.
“Pensiamoci”, “pensiamoci noi”, se mi consentite di parafrasare il titolo del corto.
Antonio
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