Cari amici,
oggi pomeriggio al Senato si è tenuta una conferenza stampa in cui è stato presentato il libro Accordi che curano, a cura di Gabriella Facchinetti per la Fondazione Alberto Sordi e prodotto con il contributo della Regione Lazio.
Erano presenti il senatore collega Francesco Zaffini (presidente della X Commissione); Paola Binetti (senatrice, psicoterapeuta e psichiatra); Paolo Matteucci (Presidente della Fondazione Alberto Sordi), Chiara Mastroianni (Centro cure palliative ‘Insieme nella cura’); Massimiliano Maselli (assessore Politiche sociali Regione Lazio); Gabriella Facchinetti (autrice del libro) e Giulia Dapero (direttore editoriale ed. Dapero).
Il libro prende spunto dai lavori di un workshop che si è svolto qualche mese, a febbraio, all’Università Campus Biomedico di Roma, lavori ai quali si sono aggiunti riflessioni e approfondimenti di esperti sul tema.
Di cosa parliamo? Parliamo di servizi integrati, una brutta parola che però è stata – a mio avviso – ben esemplificata dal titolo del libro.
Come nella musica, anche nella vita di tutti i giorni, nella vita relazionale e, in modo particolare, quando parliamo di bisogni di soggetti fragili, anziani, disabili, malati cronici, ci sono “accordi” che fanno bene alla vita delle persone.
Sapete perché?
Perché questi accordi – in cui si crea una rete di servizi integrati per rispondere appunto ai bisogni degli individui – mettono al centro di tutto una cosa: la cura della persona.
Dall’istituzione vuole arrivare un messaggio forte: abbiamo il dovere di contribuire a diffondere la cultura della cura, che vuol dire, prima di tutto, consapevolezza che sanità e sociale sono un binomio inscindibile.
Penso – ma è solo un esempio – all’approccio con cui abbiamo e dobbiamo affrontare il tema della disabilità.
Fra gli autorevoli relatori c’era il viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, Teresa Bellucci.
Sappiamo quanto sia importante l’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità. E’ un tassello di un puzzle, certamente più grande.
E’ solo un esempio ma ben ci fa capire un concetto: l’approccio di cura nei confronti della persona non può avvenire solo in ambito sanitario (medico) ma deve includere un raggio di azione più ampio, che sia in grado di assicurare quegli interventi necessari e quei servizi indispensabili per una presa in carico della persona a 360 gradi.
La sfida più importante del futuro, da vincere, è l’integrazione sociosanitaria.
Dobbiamo rafforzare sempre di più questo vincolo, tra sanità e sociale.
Che io penso/concepisco sempre più spesso come due facce della stessa medaglia. Due anime che vogliono (non devono, ma vogliono) dialogare!
Servono, è vero, risorse.
Nella prossima Manovra, ne siamo certi, nel quadro concreto e reale dei conti pubblici, verrà data la giusta attenzione su questi due asset strategici per la vita del nostro Paese: sanità e sociale appunto.
Ma, da sole, le risorse non bastano.
Va cambiato il paradigma con cui abbiamo ragionato nei decenni precedenti. Va rivisto il modello o schema di gioco, se volessimo utilizzare una metafora.
Questo libro affronta proprio questo importante tema. La cura della persona passa attraverso il valore della rete, che è fatta di dialogo.
Perché solo grazie a questa rete possiamo effettivamente migliorare i servizi offerti e migliorare l’efficacia delle nostre risposte nei confronti delle persone più deboli delle nostre Comunità.
Antonio
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