Antonio De Poli

Regionali Veneto 2025 |Mettere la persona al centro: il Veneto che vogliamo. Ospite a 7 in punto

Siamo negli ultimi giorni di campagna elettorale e questa intervista è stata l’occasione per raccontare, in modo chiaro, qual è la visione che come UDC portiamo dentro la coalizione di centrodestra a sostegno di Alberto Stefani presidente.

Il filo conduttore è semplice ma impegnativo: mettere la persona al centro.
Non è uno slogan: significa ripensare sanità, sociale, lavoro, casa, politiche per i giovani e per gli anziani partendo dalla vita concreta delle persone, non dai numeri dei bilanci.


Sanità e sociale: un nuovo equilibrio per una società che è cambiata

Il primo punto è il welfare. La società veneta – e italiana – non è più quella di 20 o 30 anni fa. Viviamo più a lungo, ci sono nuove fragilità, cambia il modo di lavorare e di vivere.

Per questo parlo di un percorso di vita che tenga insieme:

Separare in modo chiaro sanità e sociale, senza contrapporli, aiuta a programmare meglio: medici di medicina generale, distretti, assistenza domiciliare, caregiver, strutture per non autosufficienti, volontariato.

Il Veneto ha una grande tradizione di solidarietà, ma non possiamo scaricare tutto sui volontari o sulle famiglie: servono servizi organizzati, professionali, vicini alle persone.


Giovani, famiglia e denatalità: casa e servizi, non solo parole

C’è un dato che non possiamo più ignorare: i giovani fanno sempre meno figli.
Non perché non vogliano una famiglia, ma perché spesso non ne hanno le condizioni.

Per questo insisto su due parole chiave:

Su questo si innestano anche le politiche per il lavoro: impresa, artigianato, industria, commercio, agricoltura. Le aziende chiedono prospettiva, innovazione, strumenti per affrontare l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, ma anche regole chiare e tempi certi.

A tutto questo si collega un tema che mi sta molto a cuore: ricostruire la classe media.
Senza stipendi dignitosi e senza un ceto medio stabile, una società si impoverisce non solo economicamente, ma anche dal punto di vista sociale e democratico.


Fermare la fuga dei giovani all’estero

Un altro fenomeno che vedo ogni giorno è quello dei giovani che studiano qui e poi se ne vanno all’estero.

Per trattenerli non bastano gli appelli: servono:

In poche parole: non possiamo chiedere ai nostri ragazzi di “accontentarsi” quando altrove vengono valorizzati di più.


Una popolazione che invecchia: nuove esigenze, nuove risposte

Se una volta a 65 anni si era “anziani”, oggi spesso si è ancora in piena forma.
Oggi parliamo di:

Tutto questo cambia radicalmente le esigenze:

Molte soluzioni esistono già in altri Paesi del Nord Europa: non abbiamo paura di dirlo, copiare ciò che funziona e adattarlo alla realtà veneta è segno di buon senso, non di debolezza.


Riprogrammare il Veneto: un cambio di paradigma

Lo dico con chiarezza: non possiamo più vivere di rendita su quanto è stato fatto 15 o 20 anni fa.

Serve una riprogrammazione complessiva:

Non si tratta solo di “spendere meglio”, ma di cambiare il paradigma mentale con cui decidiamo dove e come investire le risorse, definendo priorità chiare e progetti concreti.


Il ruolo dell’UDC nella coalizione di centrodestra

Dentro una coalizione dove inevitabilmente ci sono equilibri da trovare – con Lega e Fratelli d’Italia che si misureranno sul piano del consenso – l’UDC, Unione di Centro, ha una funzione molto precisa:

🔹 essere forza di equilibrio,
🔹 rappresentare il centro popolare e moderato,
🔹 garantire ascolto, concretezza e radicamento nei territori.

I nostri candidati non sono “personaggioni” calati dall’alto, ma:

Persone che conoscono il territorio e possono fare da ponte tra istituzioni e cittadini.


Una politica che torna in mezzo alla gente

C’è un dato che uso spesso nelle assemblee: in provincia di Padova, cinque anni e mezzo fa, sono stati eletti nove consiglieri regionali. Eppure quasi nessuno, tra i cittadini, sa elencarli tutti.

Questo è il segno di una politica che si è allontanata dalla vita quotidiana delle persone.

La strada che vogliamo percorrere è l’opposto:

Il mio invito è semplice: diffidate di chi si vede solo all’ultimo momento. Guardate chi c’è stato davvero in questi anni, chi ha lavorato, chi ha ascoltato.


Astensionismo: il vero grande rischio

Uno dei rischi più seri che vedo è quello dell’astensionismo: c’è la possibilità concreta che il 50% delle persone scelga di non andare a votare.

Al di là delle appartenenze politiche, questo è un problema enorme per la democrazia.
Il voto è libertà, è la possibilità concreta che ciascuno di noi ha per incidere sul futuro della propria comunità.

Per questo, al termine dell’intervista e anche qui, il messaggio che voglio lasciare è questo:

👉 Andare a votare è un diritto, ma anche una responsabilità verso il nostro domani.

Il Veneto che immaginiamo – più giusto, più attento alle persone, capace di guardare al futuro senza lasciare indietro nessuno – si costruisce anche e soprattutto così: partecipando.