Siamo negli ultimi giorni di campagna elettorale e questa intervista è stata l’occasione per raccontare, in modo chiaro, qual è la visione che come UDC portiamo dentro la coalizione di centrodestra a sostegno di Alberto Stefani presidente.
Il filo conduttore è semplice ma impegnativo: mettere la persona al centro.
Non è uno slogan: significa ripensare sanità, sociale, lavoro, casa, politiche per i giovani e per gli anziani partendo dalla vita concreta delle persone, non dai numeri dei bilanci.
Sanità e sociale: un nuovo equilibrio per una società che è cambiata
Il primo punto è il welfare. La società veneta – e italiana – non è più quella di 20 o 30 anni fa. Viviamo più a lungo, ci sono nuove fragilità, cambia il modo di lavorare e di vivere.
Per questo parlo di un percorso di vita che tenga insieme:
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salute,
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sociale e sociosanitario,
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prevenzione e assistenza sul territorio.
Separare in modo chiaro sanità e sociale, senza contrapporli, aiuta a programmare meglio: medici di medicina generale, distretti, assistenza domiciliare, caregiver, strutture per non autosufficienti, volontariato.
Il Veneto ha una grande tradizione di solidarietà, ma non possiamo scaricare tutto sui volontari o sulle famiglie: servono servizi organizzati, professionali, vicini alle persone.
Giovani, famiglia e denatalità: casa e servizi, non solo parole
C’è un dato che non possiamo più ignorare: i giovani fanno sempre meno figli.
Non perché non vogliano una famiglia, ma perché spesso non ne hanno le condizioni.
Per questo insisto su due parole chiave:
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Servizi per l’infanzia e per le famiglie: asili nido, supporti concreti, contributi, tempi di vita e di lavoro compatibili con la scelta di avere dei figli.
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Casa: per formare una famiglia serve una “piccola casetta”, non un sogno irraggiungibile. L’idea di affitti intorno ai 10 euro al giorno è una sfida ambiziosa, ma la direzione è chiara: riportare la casa al centro delle politiche abitative, rendendo accessibile il diritto a un alloggio dignitoso.
Su questo si innestano anche le politiche per il lavoro: impresa, artigianato, industria, commercio, agricoltura. Le aziende chiedono prospettiva, innovazione, strumenti per affrontare l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, ma anche regole chiare e tempi certi.
A tutto questo si collega un tema che mi sta molto a cuore: ricostruire la classe media.
Senza stipendi dignitosi e senza un ceto medio stabile, una società si impoverisce non solo economicamente, ma anche dal punto di vista sociale e democratico.
Fermare la fuga dei giovani all’estero
Un altro fenomeno che vedo ogni giorno è quello dei giovani che studiano qui e poi se ne vanno all’estero.
Per trattenerli non bastano gli appelli: servono:
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lavori qualificati,
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stipendi adeguati,
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contesti di innovazione,
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un territorio che offra qualità della vita, servizi, trasporti, cultura.
In poche parole: non possiamo chiedere ai nostri ragazzi di “accontentarsi” quando altrove vengono valorizzati di più.
Una popolazione che invecchia: nuove esigenze, nuove risposte
Se una volta a 65 anni si era “anziani”, oggi spesso si è ancora in piena forma.
Oggi parliamo di:
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persone di 70–75 anni in età matura e attiva,
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80–85enni con bisogni diversi ma ancora inseriti nella comunità,
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migliaia di ultracentenari in Italia e molti anche in Veneto.
Tutto questo cambia radicalmente le esigenze:
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abitazioni diverse, più piccole e funzionali,
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nuove forme di coabitazione e social housing, sia per i giovani che per gli anziani,
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servizi di assistenza flessibili e di prossimità,
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supporto strutturato ai caregiver familiari, perché assistere un genitore o un coniuge non può significare rinunciare alla propria vita.
Molte soluzioni esistono già in altri Paesi del Nord Europa: non abbiamo paura di dirlo, copiare ciò che funziona e adattarlo alla realtà veneta è segno di buon senso, non di debolezza.
Riprogrammare il Veneto: un cambio di paradigma
Lo dico con chiarezza: non possiamo più vivere di rendita su quanto è stato fatto 15 o 20 anni fa.
Serve una riprogrammazione complessiva:
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delle politiche sanitarie e sociali,
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della rete ospedaliera, con schede più flessibili e meno “congelate”,
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dei servizi territoriali,
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delle politiche per casa, lavoro, famiglia, imprese.
Non si tratta solo di “spendere meglio”, ma di cambiare il paradigma mentale con cui decidiamo dove e come investire le risorse, definendo priorità chiare e progetti concreti.
Il ruolo dell’UDC nella coalizione di centrodestra
Dentro una coalizione dove inevitabilmente ci sono equilibri da trovare – con Lega e Fratelli d’Italia che si misureranno sul piano del consenso – l’UDC, Unione di Centro, ha una funzione molto precisa:
🔹 essere forza di equilibrio,
🔹 rappresentare il centro popolare e moderato,
🔹 garantire ascolto, concretezza e radicamento nei territori.
I nostri candidati non sono “personaggioni” calati dall’alto, ma:
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sindaci e amministratori locali,
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persone impegnate nel volontariato,
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rappresentanti del mondo produttivo,
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operatori della scuola, dell’agricoltura, delle forze dell’ordine.
Persone che conoscono il territorio e possono fare da ponte tra istituzioni e cittadini.
Una politica che torna in mezzo alla gente
C’è un dato che uso spesso nelle assemblee: in provincia di Padova, cinque anni e mezzo fa, sono stati eletti nove consiglieri regionali. Eppure quasi nessuno, tra i cittadini, sa elencarli tutti.
Questo è il segno di una politica che si è allontanata dalla vita quotidiana delle persone.
La strada che vogliamo percorrere è l’opposto:
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politica dell’ascolto,
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presenza costante, non solo negli ultimi due mesi prima del voto,
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candidati che ci sono per cinque anni, non solo per la campagna elettorale.
Il mio invito è semplice: diffidate di chi si vede solo all’ultimo momento. Guardate chi c’è stato davvero in questi anni, chi ha lavorato, chi ha ascoltato.
Astensionismo: il vero grande rischio
Uno dei rischi più seri che vedo è quello dell’astensionismo: c’è la possibilità concreta che il 50% delle persone scelga di non andare a votare.
Al di là delle appartenenze politiche, questo è un problema enorme per la democrazia.
Il voto è libertà, è la possibilità concreta che ciascuno di noi ha per incidere sul futuro della propria comunità.
Per questo, al termine dell’intervista e anche qui, il messaggio che voglio lasciare è questo:
👉 Andare a votare è un diritto, ma anche una responsabilità verso il nostro domani.
Il Veneto che immaginiamo – più giusto, più attento alle persone, capace di guardare al futuro senza lasciare indietro nessuno – si costruisce anche e soprattutto così: partecipando.