“Il problema della carenza dei medici è nazionale e non riguarda solo il Veneto. La Regione assumendo i pensionati dà una prima risposta ma, purtroppo, come sottolinea il Sindacato dei medici, si tratta di una soluzione ‘tampone’. Il nodo va risolto dal Governo attraverso una seria programmazione e investendo più risorse per le scuole di specializzazione”. Lo afferma in una nota il senatore e presidente nazionale dell’UDC Antonio De Poli che, commentando l’iniziativa della Giunta regionale del Veneto di richiamare in servizio i medici pensionati, sottolinea: “Secondo l’Anaao Assomed, stando ai recenti dati Eurostat negli ospedali italiani nel 2016 operavano circa 213 medici ogni 100.000 abitanti, cifra che sale a 264 in Francia, in Germania 237 e in Spagna 227. La situazione nazionale rischia di passare a 181 medici ogni 100.000 abitanti entro il 2025. Un problema c’è, dunque. In Veneto i numeri seguono, purtroppo, il trend nazionale. Il 2022 sarà l’anno peggiore per la sanità regionale: oggi mancano 1300 medici nella nostra regione ma nei prossimi anni altri 3800 se ne andranno in pensione”. Secondo De Poli “è assurdo l’imbuto formativo che si è creato. CI sono tra 2-3 mila laureati che non riescono a iscriversi alle Scuole di specializzazione. Un laureato in Medicina costa 150.000 euro al sistema-Paese. E noi cosa facciamo? Li facciamo fuggire all’estero? Serve un nuovo modello organizzativo del SSN: serve più personale parasanitario, oggi i medici passano troppo tempo a occuparsi di burocrazia. C’è un problema di risorse, di investimenti ma ancor di più di programmazione”, conclude.