(AGI) – Roma, 4 dic. – Una tendenza al contenimento dei costi, che il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha definito “virtuosa”, e che appare ormai irreversibile. E’ quanto emerge, leggendo il Rendiconto 2017 e il Bilancio di previsione del Senato, entrambi approvati oggi dall’Aula di Palazzo Madama. Il primo dato che emerge, e che i Questori hanno voluto sottolineare, e’ che si e’ assistito a una riduzione dei costi per l’ottavo anno consecutivo. Se si prende in considerazione il periodo 2013-2018, la riduzione complessiva dei costi di funzionamento della ‘Camera alta’ e’ stata di 222 milioni di euro, derivanti da 130 milioni di minore dotazione da parte dello Stato e di 92 milioni di risparmi veri e propri dell’amministrazione di Palazzo Madama. Particolarmente rilevanti i risparmi sulle indennita’ ai senatori: sempre per il periodo 2013-2018, questi ammontano a 51 milioni di euro, con un risparmio annuale di circa nove milioni, mentre le spese previdenziali, solo rispetto al 2017, sono diminuite di 8,6 milioni di euro, mentre in un anno le spese per il funzionamento generale del Senato sono diminuite di sette milioni di euro. Per quanto riguarda il rendiconto 2017, la spesa e’ diminuita di 3,1 milioni di euro rispetto al 2016, e del 6% rispetto al 2012, con un’incidenza della spesa per il Senato sul bilancio dello Stato che e’ scesa allo 0,057 per cento, dal precedente 0,087 per cento. Quanto al personale il numero dei dipendenti di Palazzo Madama ammonta attualmente a 649 unita’, dai 1098 del 2006, il che equivale a -40 per cento in poco piu’ di dieci anni, con un conseguente decremento del 27 per cento della spesa per le retribuzioni dal 2012 a oggi. Importanti i risparmi derivanti dall’adozione di scelte attente alle questioni ambientali, energetiche e sociali, come ad esempio l’utilizzo di auto elettriche, di fonti rinnovabili, di lampade a basso consumo, del sempre minore utilizzo della plastica e dell’abbattimento delle barriere architettoniche. Da segnalare anche i sempre maggiori risparmi ottenuti con la dematerializzazione degli atti parlamentari, ottenuti con la firma digitale e con l’utilizzo del cloud.