Una revisione della legge di riordino del settore termale (la n. 323/2000) e un rapporto sempre più stretto tra le imprese termali e il Sistema sanitario nazionale con un consolidamento delle terapie termali nei LEA (Livelli essenziali di assistenza): sono le due “strade” attraverso le quali passa il rilancio del termalismo.
Nei giorni scorsi, in Aula a Palazzo Madama, ho posto la questione sul tavolo del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin con un’interrogazione parlamentare in cui si chiede di valutare le azioni da intraprendere per valorizzare le potenzialità del comparto e rispondere così alla competizione sempre più agguerrita di Austria, Croazia, Slovenia e Ungheria.
E’ una partita importante che non riguarda solo il Veneto è una questione importante perché stiamo parlando di un settore che conta 378 stabilimenti, distribuiti in 20 regioni e 170 comuni, con 60 mila addetti e un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro.
Bisogna guardare con attenzione al bacino termale euganeo: 90 stabilimenti termali tra Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme, Galzignano Terme e Teolo che potrebbero offrire terapie come la riabilitazione sia nel campo ortopedico (la lombalgia colpisce ad oggi l’80% della popolazione e i tempi di attesa per pratica una terapia riabilitativa in un centro convenzionato variano da 5 mesi ad 1 anno), la riabilitazione respiratoria e quella vascolare.
Al Ministro Lorenzin ho chiesto di rivedere e aggiornare la legge sul termalismo che risale a quasi 20 anni fa: è una norma che necessita di alcuni aggiustamenti. Occorre che Parlamento e Governo tornino ad occuparsi della questione, in modo da coglierne le potenzialità sanitarie, turistiche e sociali