Cari amici,
questa mattina in Senato, su mia iniziativa si è tenuta la conferenza dal titolo “L’impatto del Covid-19 sul sistema delle Pro Loco d’Italia in ambito sociale, economico, turistico e culturale” alla quale ho partecipato via zoom a causa di impegni sopraggiunti.
Sono intervenuti Antonino La Spina (presidente Pro Loco UNPLI ); Fernando Tomasello (dipartimento Cultura e Unesco UNPLI); Renato Mason (segretario CGIA Mestre); Gabriele Sepio (giurista, esperto di terzo settore); Alessandro Lombardi (dir. gen. Terzo Settore Ministero Lavoro e Politiche sociali); Luigi Bobba (presidente “Terzjus”); Giorgio Palmucci (presidente ENIT); Claudia Fiaschi (portavoce Forum Terzo settore); Isabel Novoa (presidente ISTO), mentre ha coordinato i lavoroi Maria Carla De Cesari.
Come sapete meglio di me, a gennaio dello scorso anno, la proclamazione dello stato d’emergenza prima e poi l’introduzione, a marzo, del lockdown hanno avuto un impatto molto forte sulla vita di ciascuno di noi e di tutti gli italiani.
Per quanto concerne il mondo delle Pro Loco, il blocco delle attività ha riguardato anche queste associazioni che, come tutti, sono stati costretti ad interrompere gli eventi culturali e ricreativi che, ogni anno, come abbiamo detto più volte in passato, animano i nostri territori e le nostre comunità, da Nord a Sud.
Ed è in questo contesto, sicuramente difficile ed emotivamente delicato, che la rete dei volontari delle Pro Loco – forte del suo radicamento capillare nei territori – si è messa a disposizione del Paese per fronteggiare un’emergenza sanitaria, economica e soprattutto sociale che non aveva precedenti.
Oggi abbiamo presentato uno studio realizzato da Unpli (Unione nazionale Pro Loco d’Italia) in collaborazione con la Cgia di Mestre Centro Studi Sintesi.
E’ emersa una fotografia inedita: le Pro Loco parte attiva e sempre in prima linea contro emergenza (consegne alimenti alle persone in difficoltà, distribuzione mascherine; acquisto pc e tablet per studenti bisognosi; raccolta fondi Protezione civile, etc.)
– 2 Pro Loco su 3 si sono attivate direttamente
– 70.000 volontari
– 700.000 ore di tempo dedicate al contrasto dell’emergenza Covid
C’è stata, dunque, ed è stata forte e importante una reazione all’emergenza.
Un anno fa, in pieno lockdown, c’era un’Italia nella morsa della paura: perdita di riferimenti di luoghi, persone e rituali (es. funerali). In questo “silenzio” di socialità abbiamo capito quanto è stata importante la rete del volontariato – come quella delle Pro Loco – in grado di mantenere le relazioni anche in un tempo sospeso.
I volontari hanno rimodulato le attività operative, hanno preso iniziative per contrastare i disagi più disparati legati all’emergenza e hanno dimostrato capacità di resilienza.
Abbiamo toccato con mano la capacità del volontariato di attivarsi immediatamente e di reinventarsi con grande dinamismo
Come sapete la scorsa settimana, proprio qui, in questa Senato, insieme al presidente La Spina e al presidente Tomasello, abbiamo presentato la candidatura del Volontariato come Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.
Come ho detto in quella circostanza, senza il volontariato non avremmo potuto far fronte all’emergenza Covid. Ecco perché abbiamo voluto promuovere qui, a Palazzo Madama, la candidatura del volontariato Patrimonio Unesco.
E’ un riconoscimento a quel mondo che ha svolto un ruolo chiave indispensabile in questa crisi pandemica. Non può esistere un vero e proprio piano di Resilienza senza un forte investimento sul volontariato. Quindi il mio auspicio è che questa esperienza del Covid, come spiegherete a breve, ci insegni a capire la necessità di investire su questo mondo e sulla cultura della solidarietà.
Come in tutto il mondo del volontariato, anche nelle Pro Loco c’è tanta voglia di ripartire.
Come sappiamo, infatti, il 96% delle sagre fiere e altri eventi Pro Loco sono stati annullati a causa dell’emergenza. Dobbiamo ricominciare a rianimare le nostre piazze, i nostri territori, la nostra gente, ovviamente rispettando sempre e comunque tutte le disposizioni di sicurezza.
Il volontariato è generativo
L’homo economicus è superato. Il rapporto mondiale della felicità del 2016 dell’Onu illustra come siano cinque i fattori che incidono sulla felicità nel mondo: il reddito, la salute, l’assenza di corruzione, la qualità della vita di relazione, la gratuità. Questi due ultimi fattori – qualità di vita nella relazione e gratuità – sono importanti. Li immagino come un terreno che va alimentato. Ad alimentare questo “terreno” – la qualità di vita nella relazione e la gratuità – è proprio il mondo che crede nella bellezza di questi valori, ovvero il mondo del volontariato.
Chiudo e vi lascio con una frase che a me piace molto e un po’ mi emoziona. A pronunciarla è stato Leonardo Becchetti, docente di economia politica, Università Tor Vergata di Roma:
“La gratuità è il motore dell’economia” (Leonardo Becchetti)
Io aggiungo. Come ci insegna il volontariato, la felicità è generatività, se si è generativi – se si genera gratuità e attenzione per l’altro – si è anche felici.
Antonio
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