Consiglio europeo del 27 e 28 giugno: l’Italia torni centrale in Europa

Cari amici,

oggi pomeriggio sono intervenuto in Aula a Palazzo Madama in dichirazione di voto sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Ecco il testo integrale del mio intervento:

Signor Presidente del Senato, Signora Presidente del Consiglio, membri del governo e onorevoli senatori e senatrici, quello che sta per riunirsi è un consiglio europeo cruciale, lo ha chiarito il presidente Meloni nella sua relazione e lo hanno determinato gli elettori con il voto della scorsa tornata di giugno.  un voto che dimostra la nostra forza, il nostro radicamento in Italia e l’efficacia della nostra azione riformatrice.

Il governo italiano di centrodestra si presenterà al vertice europeo con un fortissimo mandato popolare e un ritrovato orgoglio nazionale.

Siamo tornati autorevoli e per questo dobbiamo rivendicare un portafoglio di rilievo nell’unione.

Dobbiamo esigere un ruolo da protagonisti nelle prossime trattative per i vertici europei senza tentennamenti.

È un diritto-dovere che ci spetta.  Solo due giorni fa, i dati arrivati dalla commissione, hanno certificato che siamo il primo paese ad aver rispettato gli impegni presi con il pnrr e ad aver potuto chiedere la quinta trance del finanziamento con largo anticipo sugli altri.

Una conferma importante arrivata grazie al lavoro del presidente meloni, coordinato dal ministro fitto insieme alla proficua collaborazione degli enti locali.

Siamo testa di serie in un cambiamento importante in atto nella nostra grande comunità europea, giunto a seguito di un forte impulso di questo governo che ha imposto la revisione e l’approvazione del nuovo pnrr comprensivo anche del repowereu.

 

Fatti importanti che non si possono assolutamente trascurare sullo scacchiere dell’Europa che verrà. e non possiamo trascurare un altro elemento determinante: le elezioni hanno visto in tutta Europa la riconferma delle forze della famiglia popolare accanto all’avanzata degli schieramenti conservatori.

Nessuno può immaginare uno schema europeo che non tenga conto di questi fattori: ruolo centrale dell’Italia e peso dei moderati, dei popolari e dei conservatori riformisti.

Sul tavolo, ancora una volta, il tema della guerra in Ucraina, la sicurezza e la difesa comune, la pace, la crisi a gaza, i nomi che guideranno le istituzioni europee, la crescita economica, la gestione dei flussi migratori con il prosieguo della politica dei patti con i paesi africani: le questioni da affrontare sono molteplici e per ognuno il contributo del nostro paese è risultato fin qui centrale.

L’Italia si è ritagliata un ruolo chiave e non si possono ignorare i segnali arrivati.  dobbiamo preparare il terreno per garantire l’unità dell’unione europea e la sua stabilità attraverso una leadership che ascolti tutte le forze che sono uscite vincenti e rafforzate dalle urne.

Un’indicazione che è lo specchio di politiche ben precise sull’immigrazione, come sulla crescita e su come si dovranno declinare le questioni della transizione energetica e digitale.

Partendo dal primo punto, se l’Europa vuole continuare ad essere ago della bilancia, per la sua storia e la sua posizione nel mondo, è inevitabile che il sostegno all’ucraina, insieme alla firma degli impegni di sicurezza dell’UE, debba continuare con forza.

Come questo governo ha sempre garantito insieme a tutte le forze moderate e di centrodestra.

Continuiamo a perseguire la pace, ma una pace giusta per la quale è imprescindibile che l’ucraina continui nella sua autodifesa grazie al sostegno dell’Europa e della Nato.

E naturalmente un piano di pace senza l’indirizzo di un’unione europea forte non è minimamente pensabile.

L’esito delle elezioni europee contribuisce a delineare i rapporti di forza fra i vari gruppi politici, ma nella scelta dobbiamo tenere in considerazione anche gli impegni presi e la salda collocazione atlantica del nostro continente.

L’accordo politico su cui i leader hanno lavorato è stato pensato da tutti i paesi fondatori per continuare a dare stabilità, coesione e forza alle future scelte delle istituzioni europee e per garantire quella libertà e quei principi democratici che sono alla base della nascita stessa dell’Unione.

Per quanto riguarda il nuovo assetto dei vertici delle istituzioni europee, è chiaro che l’asse sulle priorità programmatiche del semestre, dall’immigrazione alla sfida demografica e alla determinazione della sovranità Ue dovranno orientare le scelte che saranno prese dai leader a Bruxelles.

Solo ragionando su basi programmatiche si potrà dare all’Europa la giusta guida.  sull’immigrazione si apre un altro capitolo fondamentale: l’Italia ha indicato la strada per politiche di gestione dei flussi realmente comunitarie, orientate a un coinvolgimento stabile dei paesi africani e mediterranei tutti.

Un elemento che consentirà di capire anche come i confini dell’unione potranno ampliarsi a seguito della condivisione di politiche di gestione dei flussi che non pesino più solo ed esclusivamente sulle spalle dei paesi che affacciano sul mediterraneo.

Il superamento di questi schemi è arrivato grazie alle politiche portate avanti dai governi di centrodestra, determinando cambi negli equilibri politici degli altri paesi che sono emblematici.

Penso alla Francia che presto andrà al voto, ma penso anche alla Germania e alla spagna, dove le forze socialdemocratiche hanno subito un ridimensionamento chiaro.

Ridimensionamento che è inevitabilmente collegato alle politiche economiche che non mettono al centro protezione e competitività.

L’Italia ha dimostrato che serve maggior flessibilità nelle politiche finanziarie e che i conti devono essere in ordine solo per consentire ancora più investimenti e sviluppo.

L’austerity fine a sé stessa ha fallito! le imprese ci chiedono un cambio di passo anche in questo senso per affrontare alla pari le sfide che arrivano dai nuovi paesi del blocco asiatico.

Dobbiamo proteggere i nostri asset e promuovere investimenti facendo pesare sempre meno una burocrazia elefantiaca e non in linea con i tempi che viviamo.

E anche in questo il nostro governo ha dato la sveglia agli altri paesi e anche per questo, ribadisco, è necessario che venga riconosciuto all’Italia un ruolo centrale, di peso negli organismi europei che vanno definendosi.

Identica questione si pone sul fronte energetico: la partita per l’Europa è fondamentale, se non vogliamo continuare ad essere un gigante con i piedi di cristallo.

Il nostro Paese potrebbe assumere una nuova centralità in qualità di garante della sicurezza energetica europea.

L’asse est-ovest, basato sull’interdipendenza energetica tra gli stati membri dell’unione europea e la Russia, si è infatti disgregato, lasciando uno spazio immenso all’eventuale sviluppo di un nuovo asse sud-nord.

In questo scenario, l’Italia può diventare una cintura energetica con un nuovo ruolo strategico.

Ruolo rivendicato attraverso il piano Mattei: un progetto ambizioso della nuova gestione dei flussi migratori attraverso il sostegno diretto alle popolazioni africane.

Dobbiamo guardare all’importanze del gas naturale, che in questa crisi energetica, ha dimostrato, ancora una volta, quanto potenziale ci sia nel continente africano e nel mediterraneo allargato come alternative strategiche al blocco che sta a est.

In ultimo la questione della transizione energetica e le politiche green che in questo momento stiamo mettendo a terra attraverso la realizzazione del Pnrr.

Nessuno nega i cambiamenti climatici e l’urgenza di politiche di difesa del suolo e di contrasto ai fenomeni estremi sempre più frequenti.

Lo abbiamo visto con le ultime alluvioni di veneto e Lombardia quanto sia necessario invertire la rotta. ma possiamo farlo coniugandolo allo sviluppo economico che non deve essere penalizzato.  dobbiamo accompagnare il cambiamento culturalmente senza prevaricazioni e con attenzione alla sostenibilità di tutte le scelte che faremo.

In quest’aula è palpabile il peso storico delle scelte che andremo a compiere e che porteremo in europa, perché come hanno detto in tanti, queste sono state le elezioni più importanti della storia dell’unione e siamo a un bivio fondamentale.  per tenere saldo il nostro progetto europeo dobbiamo cambiare ora oppure non avremo molto altro tempo.

Lo si evince anche dalla disaffezione che i cittadini hanno dimostrato per questo voto praticamente in tutti i paesi membri.  per farlo l’italia – come Paese fondatore dell’Unione – dovrà avere un ruolo di massimo rilievo nel nuovo assetto istituzionale europeo perché riteniamo che solo così avremo capacità e forza per promuovere quel cambiamento che i cittadini, con il voto europeo, hanno sollecitato.

Il popolo – come ha detto lei presidente Meloni – ha dato un’indicazione chiara.  giochiamo una partita che vale il bene non di questo o di quel partito, ma dell’italia e degli italiani.

Questo è lo spirito con cui dobbiamo muoverci, alla vigilia di questo importante appuntamento nell’agenda europea e che lei presidente, saprà certamente interpretare.

Per tutte queste ragioni dal gruppo Civici d’italia, Udc – Coraggio Italia – Maie arriverà un voto convintamente favorevole alla risoluzione della maggioranza che abbiamo condiviso e sottoscritto.

Senatore Antonio De Poli

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INTERVENTO IN AULA