Senatore Antonio De Poli, lei è uno dei promotori dei meeting: che obiettivi si propone?
«Si tratta di raccogliere una sfida che può migliorare l’Italia: non è vero che la rivoluzione digitale crea solo disoccupati. Anzi, è il contrario. Apre nuove sfide legate all’innovazione, alle professioni di qualità che piacciono ai giovani con la laurea. E’ questo il futuro, se vogliamo evitare l’esodo all’estero dei nostri talenti. Abbiamo poca familiarità con l’alfabetizzazione digitale ma non ci possiamo fermare. E oggi daremo risposte concrete per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, spesso accusata di inefficienza per eccesso di burocrazia».
Cosa verrà presentato?
«L’Istat ha progettato un modello chiamato Raf con cui mette a disposizione la sua banca dati alla pubblica amministrazione: con un sistema vocale si interroga il computer e si trovano le risposte senza intoppi. Il progetto piace, tanto che il neoministro dell’Innovazione Paola Pisano ha deciso di partecipare al meeting proprio per aprire il dialogo. Spero che il modello Raf-Istat dopo il periodo di prova al Senato venga adottato anche dalla Camera e poi dalle altre pubbliche amministrazioni perché dobbiamo fare sistema per ridurre il gap con gli altri paesi Ue e i colossi del web».
Cosa significa nel concreto il salto tecnologico?
«Secondo l’ultimo rapporto « Future of the Job », entro il 2022 con il Lavoro 4.0 verranno creati 133 milioni di nuovi posti mentre ne perderemo 75 milioni. Il saldo positivo è di 58 milioni, ma i lavoratori vanno formati e l’Italia non può restare nel vagone di coda. Pensiamo solo ai grandi vantaggi nella sanità: quanti errori si possono eliminare nelle diagnosi e quante vite si potranno salvare con l’intreccio digitale dei dati. Ci dobbiamo credere».
Venerdì poi sarà di scena il Ditigal Meet…
«Certo. Si tratta di proseguire sulla strada avviata da Gianni Potti con la speranza che il ministero dello Sviluppo sappia rispondere con misure adeguate alla sfida che arriva come sempre dal Veneto. Sarà un’occasione per passare dalle parole ai fatti».