Rischio desertificazione commerciale, quali proposte per la riqualificazione dei centri storici e dei quartieri?

Cari amici,

stamani a Palazzo Madama, su mia iniziativa, si è tenuta una conferenza stampa dal titolo “Rischio desertificazione commerciale, quali proposte per la riqualificazione dei centri storici e dei quartieri?”, alla presenza di Patrizio Bertin, Presidente Ascom Confcommercio Padova; Federico Barbierato Sindaco del Comune di Abano Terme; Otello Vendramin, Direttore Generale Ascom Confcommercio Padova.

Sono particolarmente contento di essere qui con voi oggi a introdurre un argomento che mi sta molto a cuore e che reputo di vitale importanza per il futuro del nostro Paese.

Un tema che riguarda l’Italia fatta di piccoli borghi, di comunità, di centri storici fino a qualche anno fa specchio di un tessuto sociale ricco, vitale e coeso. Tessuto sociale che resta inevitabilmente legato al commercio, alle piccole botteghe, ai nostri artigiani e alle nostre centinaia di eccellenze.

Un mondo complesso e bellissimo che sta cambiando e in alcuni casi, sparendo. Lo dico con enorme preoccupazione e con la consapevolezza che in questo momento è più che mai necessario ascoltare le richieste dei commercianti per capire come intervenire per invertire questa tendenza drammatica.

Molti fattori stanno cambiando il volto delle nostre città dicevamo, e penso all’esplosione del commercio online così come a quella che alcuni esperti chiamano “turisticizzazione” dei centri storici, che ora sta colpendo gravemente anche le periferie.

E per avere l’esatta percezione del problema non possiamo che partire dai numeri, drammatici, che sono lo specchio di un cambio veramente epocale: 111000 mila esercizi hanno tirato giù le saracinesche negli ultimi 10 anni nei 120 comuni più grandi d’Italia.

In molti casi questo fenomeno si lega in maniera strettissima allo spopolamento e alla denatalità, penso soprattutto ai centri piccoli.

Così come è evidente il nesso tra chiusura delle attività fisiche di vendita e sviluppo dell’e-commerce nelle grandi città, come dicevo prima: gli acquisti su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023.

Un fenomeno che a sua volta rende più grave la desertificazione dei centri urbani, che si stanno trasformando in moltissime città in luoghi privi di anima, appannaggio esclusivo di bed and breakfast e della ristorazione “mordi e fuggi”. Ancora i numeri possono spiegarci meglio questo fenomeno: parallelamente alla perdita di botteghe e piccoli esercizi commerciali si registrano infatti 9.800 attività di alloggio e ristorazione in più sempre negli ultimi 10 anni (la fonte arriva dall’indagine “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio).

Un’emergenza che impoverisce il tessuto urbano e che determina una perdita a livello culturale addirittura inquantificabile. Spesso al posto di botteghe artigiane che hanno accompagnato tutta la nostra vita, vediamo improvvisamente cartelli con scritto “fittasi” oppure negozi di catene anche estere che durano il tempo di un’estate. Le sole attività in controtendenza sono le farmacie e parafarmacie (+12,4%), i negozi di telefonia e computer (+11,8%), la ristorazione (+2,3%) e l’ospitalità (+42%) sull’onda del successo di B&B e degli affitti brevi.

Oggi qui i miei interlocutori, dati alla mano, faranno un punto approfondito su Padova, che come le altre città italiane, non è assolutamente immune da questo fenomeno, così come tutto il Veneto, terra di manifattura, botteghe storiche e artigianato.

Cosa fare quindi per invertire la tendenza? Credo fermamente che sia compito del legislatore mettere in campo misure che intervengano su più fronti: penso a regole certe per quanto riguarda il rilascio delle licenze, a una forte azione di valorizzazione dei centri urbani, penso all’utilizzo anche per il commercio di prossimità dell’e-commerce. Innovazione e ampliamento dell’offerta.

Ma accanto a questo servono politiche sugli affitti (nei centri storici ormai proibitivi), una fiscalità premiante nei confronti dei commercianti che oltre a far vivere la propria attività, forniscono un servizio e un presidio a tutti i cittadini. È il momento di interrogarsi seriamente sul tipo di società che vogliamo costruire in futuro e su cosa bisogna fare per proteggere con tutti i mezzi pezzi importanti della nostra storia e oserei dire del nostro Dna nazionale.

Antonio

COLLEGAMENTO TELENUOVO

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