Sussidiarietà attiva: creiamo insieme un valore aggiunto europeo

Questa mattina ho avuto il privilegio di intervenire in aula a Palazzo Madama alla conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome “Sussidiarietà attiva: creiamo insieme un valore aggiunto europeo”- 9a Assise della Sussidiarietà

Sono onorato che il Comitato delle Regioni e la Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle province autonome abbia scelto la sede di Palazzo Madama per organizzare questi lavori.

Stamane li abbiamo accolti nella meravigliosa cornice storico-artistica dell’Emiciclo.
Questa è la bellezza dell’Italia.

E’ la bellezza, ed è la storia di un Paese a parlare. Un Paese che, come sapete, è uno dei Paesi fondatori dell’Unione e che storicamente ha una forte vocazione europeista.

L’incontro di oggi si è svolto in un momento importante per l’Europa.

Un nuovo Parlamento europeo, una nuova Commissione europea, un nuovo presidente del Consiglio europeo, la Banca centrale europea ha da poco una nuova presidente.
Il nuovo mandato del Comitato delle regioni inizierà a febbraio prossimo.

Insomma, quello di oggi è un incontro con le istituzioni europee ai nastri di partenza.

La lotta contro il cambiamento climatico è una delle sfide che abbiamo di fronte: lo ha ribadito anche il futuro presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Secondo un sondaggio della Commissione Ue, il 93% dei cittadini europei considera il surriscaldamento globale un problema grave: la campagna di Greta Thunberg  che qui in Senato è stata ricevuta dal nostro Presidente rappresenta, sotto questo aspetto, uno stimolo importante per le nostre istituzioni.

Il Green New Deal annunciato dalla Commissione si regge su un forte rilancio degli investimenti in energia e infrastrutture.

Un altro grande obiettivo della nuova Commissione sarà la competitività europea su digitale ed innovazione. Oggi, in un contesto dove Cina, Stati Uniti e Russia sono forti a livello globale, per essere competitivi è fondamentale “viaggiare uniti” in Europa.

Servono grandi investimenti su educazione, formazione, ricerca.
E’ decisivo il ruolo svolto dalle Università
.

Fondamentali saranno le strategie adottate dall’UE su temi come il digitale, in uno scenario che, al momento, è dominato dai colossi hitech americani e asiatici.

Sono obiettivi ambiziosi.

Sono obiettivi che riguardano il futuro dei nostri Paesi e quindi della vita quotidiana di ciascuno di noi.

Sono obiettivi che dovremmo raggiungere tutti insieme, “facendo rete”, con gli attori regionali e locali, le parti sociali, la società civile.

Come raggiungerli?
Spesso si parla di un’Europa distante dai cittadini.

I cittadini non sono disinteressati dall’Unione, anzi.
Ne colgono tutte le potenzialità soprattutto quando l’Unione offre soluzioni a problemi concreti che toccano il loro vivere quotidiano
: ambiente, lo abbiamo visto prima, innovazione tecnologica, lotta contro il crimine internazionale.

A mio avviso, per formare una nuova “coscienza politica europea”, è FONDAMENTALE IL RACCORDO TRA PARLAMENTI NAZIONALI E PARLAMENTO EUROPEO.
I Parlamenti nazionali, infatti, più spesso e meglio comprendono le speranze e le paure dei cittadini e possono contribuire a una riconnessione democratica tra cittadini e Bruxelles.

Così come è fondamentale LA COOPERAZIONE TRA PARLAMENTI NAZIONALI E ASSEMBLEE LEGISLATIVE REGIONALI. Un raccordo che ha una sua dignità politica in quanto destinata a rappresentare gli interessi dei territori.

Il Senato italiano non crede che l’Europa possa avanzare nel suo cammino utilizzando la logica del “cartellino rosso”. Ma, al contrario, l’Europa avanza se valorizza la componente cooperativa, il dialogo, l’integrazione.

I Parlamenti nazionali possono aiutare le istituzioni dell’UE a migliorare la legislazione esistente, così come possono contribuire al programma politico dell’UE incoraggiando azioni in determinati settori e, anche, scoraggiando l’UE di intervenire in altri settori.

Cosa manca?

L’art. 10 del Trattato sull’Unione europea recita: Il funzionamento dell’Unione si fonda sulla democrazia rappresentativa.
Torno a chiedermi e a chiedervi: e allora cosa manca?

Provo a dare una risposta, senza pretese alcune.

Occorre RICONNETTERE I DIVERSI LIVELLI DI RAPPRESENTANZA politica, colmando il VUOTO tra la rappresentanza del Parlamento europeo e quella dei Parlamenti nazionali.

Bisogna farlo attraverso il linguaggio della COOPERAZIONE INTERPARLAMENTARE.

Per compiere questo passo però bisogna superare due opposti egoismi.

Da un lato il timore dei parlamentari europei che temono di perdere influenza sulle decisioni politiche che riguardano tutta l’Unione.

Dall’altro lato, il timore dei parlamentari nazionali di vedere sminuita la loro capacità di indirizzare e controllare le politiche con riflessi europei.

Se ci sarà un dare e avere reciproco, il bilancio – ne sono certo – sarà positivo per tutti.

I cittadini votano per il Parlamento nazionale e anche per il Parlamento europeo.

I cittadini hanno diritto a un dialogo e a una COOPERAZIONE INTERPARLAMENTARE.

 

“Sussidiarietà attiva: creiamo insieme un valore aggiunto europeo”: era il titolo della Conferenza di stamane.

In che modo è realizzabile che le politiche dell’UE abbiano un valore aggiunto rispetto alle singole politiche nazionali attraverso la sussidiarietà?

E’ pensabile che ciò possa raggiungersi tramite un ligio esame delle competenze e attraverso la logica del “cartellino rosso”?

O il cittadino europeo percepirà che l’Europa è il luogo di soddisfazione di questi bisogni, o l’Europa resterà solo un concetto intellettuale e freddo.

Non è una sfida semplice perché le aumentate competenze dell’Unione sono state gestite non con il metodo comunitario ma con il metodo intergovernativo.
E non è solo un fatto tecnico, perché se 28 governi decidono su politiche che sono europee siamo di fronte a una ri-nazionalizzazione delle politiche europee.

C’è un problema di competenze e di gestione delle competenze, da una parte.
Dall’altra, non può essere l’Unione europea a dirmi quanto deve essere la taglia minima delle vongole – solo per fare un esempio – con tanto di guerre tra Stati membri per ridurla o aumentarla.
LE COMPETENZE SONO AUMENTATE MA IL METODO INTERGOVERNATIVO NON PORTA A UNA REALE INTEGRAZIONE E QUINDI RISCHIA DI INDEBOLIRE IL PRINCIPIO DELLA SUSSIDIARIETÀ.

La sussidiarietà  – mi avvio alle conclusioni – è fondamentale all’interno dell’UE.
Se pensiamo che 500 milioni di abitanti come un “super-Stato” è finita.

La sussidiarietà deve essere un valore aggiunto.
La sussidiarietà dunque intesa come gestione delle competenze e dei rapporti con le nazioni, le regioni, le autonomie locali è decisiva per avere un’Europa che non sia un “super-Stato” che rischia solo di spaventarci, ma per avere, al contrario, un’Europa che si fonda sulla democrazia rappresentativa e che mira a quella formazione di una “coscienza politica europea” e di un’Europa percepita dai nostri cittadini come qualcosa di “vivo”, vicino ai bisogni dei nostri cittadini e dei territori.

Antonio

SPECIALE SENATO TV

 

 

INTERVISTA A SENATO TV

INTERVENTO IN AULA 

 

INTERVENTO DEL SENATORE DE POLI IN CONFERENZA STAMPA

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