Volontariato: il volto più bello dell’Italia

Sabato scorso ho preso parte alla presentazione del Rapporto annuale sul volontariato in occasione della Giornata internazionale del volontariato, dove ho avuto l’onore di rappresentare il Presidente del Senato Pietro Grasso.

Ho osservato il lavoro di quanti, gratuitamente, in questi anni, hanno prestato il proprio tempo e le proprie energie per gli altri. Pensavo: e se tutto questo si fermasse tra 1 minuto? Cosa accadrebbe? Cosa accadrebbe se l’esercito dei volontari di tutta Italia, da Nord a Sud, da oggi, dovesse incrociare le braccia?

Il motore fantastico della solidarietà e dell’associazionismo improvvisamente si fermerebbe. Il motore improvvisamente si spegnerebbe. Si fermerebbe l’Italia.

Forse – consentitemi – il volto più bello dell’Italia.

Oggi siamo qui per parlare di Terzo Settore.

Parliamo di una realtà che è cresciuta in tutto il Paese ma non in modo particolare nelle aree del Centro e del Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto).

Per rendersene conto basta vedere alcune cifre: nel decennio 2001-2011 il settore registra una crescita del +28% degli organismi, +39% degli addetti, 680.000 dipendenti, 270.000 collaboratori esterni, 6.000 lavoratori temporanei.

L’esercito dei volontari che oggi prestano servizio gratuito sono 5 milioni.

5 milioni di persone che compongono insieme il puzzle della solidarietà.

Si tratta di un puzzle a cui il nostro Veneto dà un contributo importantissimo e fondamentale.

A dircelo sono i numeri.

Dei 5 milioni, a livello nazionale, di volontari, 466.000 – quindi praticamente 1/10  – sono veneti, nostri concittadini che fanno della nostra regione una regione con un alto tasso di solidarietà, civismo, attenzione alle esigenze del prossimo.

Ecco perché la tendenza positiva di crescita del Terzo Settore che si registra in Italia, segue lo stesso trend , anzi più marcatamente, in Veneto.

In un decennio, dal 2001 al 2011, gli enti non profit sono cresciute del +37% e diventano quasi 29.000 (28.898, il 9,6% del totale nazionale 301.000).  I volontari, come dicevamo, sono 466.000, mentre 64.000 gli addetti, 23.000 i lavoratori esterni e 263 i lavoratori temporanei.

Il Veneto, dunque, vanta numeri e storie da primato a livello nazionale. Per usare le parole del sociologo Daniele Marini (Università di Padova): “C’è una ricchezza che il PIL Non misura: sono le molteplici forme di partecipazione dei cittadini alla vita di comunità. Le attività di volontariato fanno parte di queste attività e tutte contribuiscono a generare il nostro capitale sociale“.

I cittadini che, da sempre, si impegnano in attività di volontariato. Sono le persone che noi della politica dovremmo tornare ad ascoltare. Queste persone, oggi, ci chiedono di tornare ad essere protagonisti.

Gli attori del Terzo settore sono diversi: Onlus,  Ong, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, imprese sociali.

E’ chiaro che all’eterogeneità nelle forme associative , finora, era corrisposta una disciplina normativa di riferimento che era rimasta frammentaria e disorganica.

In questa legislatura, come sapete, è stato tagliato un traguardo importante: la legge delega di RIFORMA DEL TERZO SETTORE (approvata in terza lettura alla Camera a maggio 2016) che, approvata in via definitiva dopo 2 anni, rappresenta un aspetto positivo perché pone fine a questa frammentarietà normativa. Tutti ricordiamo, infatti, la legge 11 agosto 1991 sul volontariato, approvata allora praticamente  all’unanimità dal Parlamento, che fu frutto di una grande riflessione in quegli anni.

La riforma del terzo settore, fin dall’inizio del suo iter, ha avuto come riferimento chiaro l’art. 118 della Costituzione che recita: “Le istituzioni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiaretà”.

Come sappiamo, ciò che mancava era una disciplina giuridica omogenea sul terzo settore.

Alla riforma hanno fatto seguito i decreti attuativi o delegati che hanno reso più chiare le proporzioni e il senso della riforma stessa.

La riforma del Terzo settore è una sfida da cogliere.

Una delle chiavi per il buon esito della riforma del terzo settore, da poco entrata in vigore, è nelle mani del Centri di Servizio per il Volontariato , chiamati a svolgere un ruolo chiave.

Questa legge porterà al cambiamento del profilo del CSV.

I CINQUE PASSI DELLA RIFORMA

La riforma del Terzo settore si articola in 5 passaggi:

1.    Il decreto legislativo n. 112/2017 sull’impresa sociale

2.    Il decreto legislativo n. 40/2017 sul servizio civile universale

3.    Il decreto legislativo n. 11/2017 sull’istituto del 5 per mille

4.    Il decreto legislativo n. 117/2017 sul Codice del terzo settore

5.    Il decreto del Presidente della repubblica del 28 luglio 2017 sulla Fondazione Italia sociale

Il nuovo Codice del terzo settore (decreto legislativo n. 117, emanato in attuazione della legge delega 106/2016) prevede diverse novità:

1.    Vengono abrogate diverse normative tra cui due leggi storiche: quella sul volontariato (266/1991) e quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000);

2.    Vengono raggruppati in un solo elenco chiamato enti del terzo settore tutte le associazioni con 7 nuove tipologie: organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale; imprese sociali comprese le cooperative sociali; enti filantropici; reti associative; società di mutuo soccorso, altri enti (es. fondazioni).

3.    Nasce il Registro unico degli Enti del terzo settore

4.    Vengono definite le attività di “interesse generale ” esercitate dagli enti di terzo settore (sanità assistenza istruzione ambiente, housing, agricoltura sociale, legalità). Sono previsti tetti alle retribuzioni e obbligo di rendicontazione, quindi viene chiesta maggiore trasparenza.

5.    Le novità per i CSV. I CSV saranno governati da un organismo nazionale di controllo  (ONC) e dalle sue articolazioni territoriali (OTC). Viene centralizzato e ripartito a livello nazionale il Fondo per il funzionamento dei CSV che sarà alimentato da una parte degli utili delle Fondazioni di origine bancaria e da un credito di imposta fino a 10 mln a regime.

La riforma del terzo settore è un cantiere aperto.
Attenzione però sono stati fissati dei paletti importanti.

Il Codice riconosce agli enti del terzo settore la facoltà di avvalersi di volontari nello svolgimento delle attività, iscrivendoli in un apposito registro dei volontari.

Il titolo III del Codice del terzo settore disciplina lo STATUS DI VOLONTARIO. Il testo dice chiaramente:è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in modo spontaneo e GRATUITO a favore della comunità,nell’ambito di un’associazione, per dare risposte ai bisogni delle persone, lo fa solo esclusivamente per fini di solidarietà.

Le spese del volontariato potranno essere rimborsate.
Il volontario, dunque, ha un ruolo chiaro e preciso.  Un ruolo che è chiaramente e nettamente distinto da quello dei dipendenti ai quali invece, come sappiamo, viene data una retribuzione.

Il risultato più importante è  essere riusciti a salvaguardare la SPECIFICITA’ DEL VOLONTARIATO, il valore di chi dona il proprio tempo gratuitamente agli altri,

Stiamo parlando di 28,7 milioni di ore che, ogni anno, secondo alcuni, gli italiani dedicano al volontariato.

E’ il valore del tempo di ciascuno dei 5 milioni di volontari di cui parlavamo all’inizio.

Il valore di chi, da Nord a Sud, dedica tempo ed energie per gli altri.

E’ questo valore quello a cui noi, oggi, siamo chiamati, più che mai, importanza perché senza questo valore – IL VALORE DELLA SOLIDARIETA’ – la macchina, oggi, si fermerebbe, tanto per rispondere alla domanda iniziale (“Cosa accadrebbe se il lavoro dei volontari si fermasse tra 1 minuto?!”).

Una parte importante della riforma del terzo settore è quella fiscale.

1)   UN FONDO DI 190 MILIONI PER FINANZIARE LE AGEVOLAZIONI FISCALI PER LE DONAZIONI

 

2)   LA RIFORMA DEL 5 PER MILLE: 500 MILIONI di risorse che verranno destinate agli enti di terzo settore con un importante appunto: gli enti beneficiari dovranno rendere conto del beneficio ricevuto. Dunque più fiducia, ma anche più trasparenza.

3)   UN FONDO DI 200 MILIONI PER I CREDITI AGEVOLATI ALLE IMPRESE SOCIALI
(attenzione la disciplina fiscale di favore per le “imprese sociali” attende il via libera dell’UE).

Con la crisi, purtroppo, sono diminuite le donazioni ma , al contrario, è cresciuto il tempo che le persone dedicano agli altri. I giovani sono sempre di più! Oggi c’è un’associazionismo che si muove anche grazie alla Rete, luogo che, come sappiamo, da sempre, è importante per “intercettare” i giovani.

Leggevo qualche tempo fa un’indagine dell’Istituto Toniolo che diceva: i giovani italiani sono sfiduciati ma il volontariato insieme alla ricerca scientifica sono due cose che i giovani italiani apprezzano. Per aiutare i poveri, i malati, i disabili.

Come sappiamo, l’obiettivo ultimo della riforma è sostenere il mondo del non-profit.

E quindi valorizzare il lavoro dei 5 milioni di volontari che dedicano tempo per gli altri.

Il 41,3% dei volontari opera in associazioni di promozione sociale

Il 24,3% in organizzazioni di tipo religiose

Il 15,8% in associazioni culturali e sportive.

In questo contesto il compito dei CSV è fondamentale.

Ecco perché sono stati stanziati dei 190 milioni totali, 10 milioni per potenziare il lavoro dei CSV.  D’altrondeviene ampliata la portata di azione dei CSV che dovranno occuparsi di tutti i volontari degli enti di terzo settore e non solo dei volontari delle organizzazioni di volontariato definite dalla vecchia legge del 1991 che, a questo punto , è andata “in pensione”.

Se è vero che chi abita in un piccolo paese ha il 15% di probabilità in più che faccia volontariato rispetto alle Città metropolitane, vuol dire che c’è ancora molto da fare.

Il lavoro dei CSV, dunque, è sotto questo aspetto di cruciale importanza. Perché le associazioni di volontariato sono come tanti “anelli” che legano la comunità. Fanno la comunità. Danno il senso di comunità.

La riforma del terzo settore chiede ai CSV un impegno maggiore perché il Legislatore ha individuato nei CSV due fattori molto utili: COMPETENZA E LEGAME CON IL TERRITORIO.

La competenza è un valore chiave che i CSV possiedono, perché hanno una conoscenza reale dei problemi del territorio.

L’esperienza dei CSV con questa riforma è stata legittimata e rafforzata.

Questi fattori fanno sì che da questo mondo possano arrivare risposte importanti per LEGGERE I BISOGNI DELLE COMUNITA’ E soprattutto per DARE LE RISPOSTE CHE SERVONO ALLE DOMANDE  che arrivano dalla comunità.

Gli scenari dunque cambieranno.

La nuova realtà del Terzo settore   – una realtà economica con 75 mld di euro di fatturato – dallo scorso luglio ha una nuova legge.
Dà forma e sostanza al principio costituzionale della SOLIDARIETA’ , sostiene LA COESIONE SOCIALE , combatte la DISGREGAZIONE SOCIALE.

Del Terzo settore – dice la legge – possono far parte tutte le associazioni che non hanno scopo di lucro e che promuovono o realizzano attività di interesse generale mediante le forme di volontariato.
E’ stato istituito un registro unico per tutte le associazioni.
E’ una sorta di ombrello che abbraccia tutte le realtà del terzo settore.

E’ stato introdotto un fattore importante di TRASPARENZA.
E’ stata estesa a tutte le associazioni del Terzo settore la possibilità di donare il 5 per mille.

Cari Amici, io credo che questa riforma non avrà solo un impatto “interno” al Terzo settore, nel senso che non avrà un impatto soltanto sulla vita di chi lavora quotidianamente in questo mondo, penso in primis ai volontari delle associazioni.
Questa riforma avrà – questo è il nostro auspicio – un impatto anche all'”esterno”.  Questa riforma aprirà un nuovo corso.

L’obiettivo più importante, penso anche per tutti che noi oggi siamo qui, è dare VALORE AL VOLONTARIATO, creare un senso di comunità che, probabilmente, oggi, abbiamo perduto, visto che viviamo in un contesto che ci spinge a un individualismo sfrenato, dove l’altro purtroppo non esiste, dove i bisogni del prossimo sono annullati dai nostri bisogni.

Forse non a caso – consentitemi una citazione forse un pò accademica – Jean Louis Laville , autorevole studioso del Terzo Settore e docente di Economia solidale dice: “Le strade della solidarietà , della reciprocità , del dono sono le migliori risorse per salvarci da totalitarismi e autoritarismi contemporanei”.  

C’è un grande potenziale sulla carta. Questa riforma è a mio avviso una grande scommessa.

Adesso dopo i decreti legislativi bisognerà attendere i 32 decreti attuativi di cui 20 soltanto per il Codice unico del terzo settore. Saranno questi 32 decreti attuativi le “gambe” di questa riforma, le gambe che faranno camminare questa riforma. 
Dunque la nostra attenzione dovrà essere ancora massima per difendere quel mondo che oggi voi tutti qui rappresentate. Un mondo che dà Risposte ai bisogni delle persone, nell’interesse generale della comunità.

E’ importante che si utilizzino lo strumento della riforma per fare in modo che le cose che le associazioni del terzo settore fanno possano diventare patrimonio della comunità.

Mi avvio alle conclusioni.

“L’essenziale è invisibile agli occhi”, è il titolo di questa Giornata.
“L’essenziale è invisibile agli occhi”, diceva la volpe rivolgendosi al Piccolo Principe.

E’ una frase  a cui – ne sono certo – era molto affezionato Luciano Tavazza, fondatore del Movimento Volontari italiano nel 1978.  Da cattolico impegnato, ci lasciò un grande insegnamento – lo dico in particolare ai giovani partecipanti che stamane riceveranno il Diploma dalla “Scuola di volontariato e Legame sociale” che è intestata proprio a a Tavazza. Dicevo: Tavazza ci lasciò un grande insegnamento sul primato etico della solidarietà.

“Il gratuito – diceva – è un atto generoso che gratifica chi lo compie solo perché appaga chi lo riceve”.

Tavazza – che è passato alla storia come colui che ha introdotto la dimensione politica del volontariato – in realtà prima di tutto e prima di tutti era un semplice volontario. Fu testimone del valore chiave della solidarietà che noi tutti oggi qui vogliamo difendere.

Un patrimonio di valori positivi che fanno parte della nostra storia.
E della nostra comunità.