Separazione delle carriere. Una riforma giusta – MARCHE

Antonio De Poli

5 mesi ago

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Care amiche e cari amici,

in Senato abbiamo approvato una riforma fondamentale per il nostro ordinamento: la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. È una misura che l’UDC sostiene da sempre, con coerenza e senso istituzionale. Non lo facciamo per ideologia né per alimentare uno scontro con la magistratura, ma per una ragione molto più profonda: garantire l’equilibrio tra poteri e rafforzare le garanzie per ogni cittadino.

La nostra posizione è chiara: chi giudica deve essere distinto da chi accusa. È una questione di principio, non di schieramento. Crediamo che ogni persona, davanti a un processo, debba avere la certezza di essere valutata da un giudice imparziale, indipendente non solo dalle parti in causa, ma anche dal pubblico ministero. La riforma che oggi portiamo a termine va proprio in questa direzione.

Si tratta di una riforma che interviene su aspetti strutturali della giustizia italiana. La separazione dei percorsi professionali – fin dal concorso in magistratura – introduce un sistema più ordinato e coerente, che evita le cosiddette “porte girevoli” tra le funzioni requirenti e giudicanti. Questo non è un attacco alla magistratura, che resta e deve restare autonoma e indipendente. È una scelta di chiarezza, trasparenza e correttezza istituzionale. Il giusto processo non è un principio astratto: è il fondamento di una democrazia matura. E ogni riforma che lo rafforza è, a nostro avviso, una conquista per tutti, non una concessione a qualcuno. Noi dell’UDC ci siamo sempre battuti per una giustizia più giusta, più vicina alle esigenze delle persone, più rispettosa della dignità dei cittadini. Rifiutiamo ogni logica propagandistica o punitiva. Non servono vendette contro i magistrati, ma regole certe per tutti. Non serve dividere, ma ricostruire un rapporto di fiducia tra giustizia e società.

Per questo abbiamo votato sì. Perché crediamo in una giustizia che sia al servizio della verità, della legalità e della libertà. Una giustizia che non si piega alle convenienze politiche, ma che sa riformarsi per essere più credibile, più efficace e più rispettata.

Con questo spirito di responsabilità, e senza mai cedere alle semplificazioni, l’UDC continua il suo impegno per un’Italia più giusta e più civile.

COMMERCIO SU AREE PUBBLICHE: SERVONO REGOLE CHIARE

In questi mesi, molte amministrazioni locali e tantissimi operatori del commercio su aree pubbliche mi hanno scritto per segnalare un clima di incertezza e preoccupazione. Stiamo parlando di un settore che, tra mercati, fiere e posteggi, coinvolge decine di migliaia di imprese in tutta Italia e che rappresenta un presidio importante di lavoro, socialità e vivacità economica, soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie.

La questione è nota: la disciplina delle concessioni è stata al centro, da oltre dieci anni, di continui interventi normativi e contraddizioni interpretative. L’ultima legge annuale per il mercato e la concorrenza ha provato a mettere ordine. Ha previsto che tutte le concessioni per il commercio su aree pubbliche rientrino nell’ambito della direttiva Bolkestein, stabilendo che debbano essere assegnate con procedure selettive, trasparenti e non discriminatorie.

E ha disposto che tali concessioni durino dieci anni. Ma, soprattutto, ha previsto un passaggio decisivo: l’adozione, entro tre mesi, di linee guida nazionali da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy, previa intesa in Conferenza unificata con Regioni ed Enti locali. Oggi, però mancano ancora le linee guida. E l’incertezza torna a crescere. Per questo ho presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro competente.

È urgente che il Governo faccia chiarezza e dia seguito agli impegni assunti. Le linee guida non sono un atto formale, ma il presupposto necessario per garantire uniformità, legalità e certezza del diritto su tutto il territorio nazionale. E anche per prevenire il contenzioso, che rischia di paralizzare le amministrazioni e danneggiare gli operatori. Non solo. Ritengo che sia arrivato il momento di avviare un confronto stabile e strutturato tra i livelli istituzionali e le rappresentanze delle categorie del commercio ambulante.

Come UDC, siamo da sempre vicini al mondo delle piccole imprese e dell’economia diffusa. Siamo dalla parte di chi chiede regole certe, rispetto reciproco e attenzione per chi crea lavoro e presidio sociale. Continueremo a dare voce a queste istanze in Parlamento e nelle sedi istituzionali, con serietà e spirito costruttivo.